Basilio Gavazzeni: “In attesa di riprendere”. Di seguito la nota integrale.
Signor Direttore, chiedo venia per essermi assentato tre settimane senza avvisarla. Analfabeta digitale qual sono, non ho potuto contare sul sevizio della Segretaria. Ho trascorso questo periodo circumnavigando ora l’appartamento ora la sede della Fondazione Lucana Antiusura. Alcuni amici sono riusciti a impormi il più moderno dei condizionatori arguendo, poi, che per questo è scoppiata tanta calura. Lietamente non sono andato in vacanza. In verità non ci vado dall’epoca del Seminario e non ne soffro. Confesso: non me le posso permettere come del resto altri italiani, né ammetto di scroccarle parassitariamente a qualcuno. Il poco di cui dispongo lo divido in tre parti – così mia madre con oculata chirurgia operava sullo stipendio anni Cinquanta di mio padre. A me una parte serve per vivere in sobrietà; un’altra – più di un terzo – la metto a disposizione di persone nel bisogno; la restante finanzia l’aggiornamento intellettuale. Povertà, cui ho fatto voto, verifichi.
Vacanze per me sono state il silenzio, la meditazione, la preghiera, il servizio richiesto in chiesa, poche ma buone relazioni, quando necessari i servizi domestici, e poi i libri e, in televisione, i documentari di Eden – Un pianeta da salvare, qualche film eletto (come lucano non potevo perdere, in morte di Alain Delon, Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti) e, trasmessi dall’Arena di Verona, la Turandot di Puccini con la riesumazione della scenografia di Zeffirelli, e il Nabucco di Verdi anche se disturbato dall’insopportabile innesto del Risorgimento nella storia biblica. Ho posto mano anche alla penna per non lasciarne arrugginire le movenze. Te ne metterò a disposizione gli esiti nelle settimane a venire. Tante per la scrittura le agostane sollecitazioni a vendemmiare.
Non certo sui campi delle guerre per le quali sono inchiodato al 24 febbraio 2022, all’invasione russa dell’Ucraina, madre di tutti i conflitti. Ahinoi, ‘a nuttata non passa. Non ci resta, come al morente Adelchi di Manzoni, che pregare per quelli che soffrono, per quelli che fanno soffrire. Le Olimpiadi hanno offerto ghiotte occasioni alla scrittura, riflessioni non sfiorate da nessuno. Per esempio, alla conclusione, la discesa dal cielo dell’attore-acrobata tutto rivestito d’oro per far ascendere i cerchi olimpici, mi è parsa una laboriosa e ridevole imitazione kitsch delle salite e delle discese degli esseri preternaturali delle Sacre Scritture , anzi della catabasi del Verbo e dell’anabasi del Risorto. Che fantasia religiosa quella della laïcité! Che piacere sbocconcellare in tranquillità gli articoli delle più prestigiose riviste cattoliche che preferisco a quelle laiche di cui mal sopporto l’ideologia lo spirito di parte e le frivolezze balneari, quanti spunti per scrivere mi sono trovato a tesaurizzare!
Una mattina, con un personaggio materano di riconosciuta autorevolezza, ho discusso a lungo sulla cultura di Matera. Se, come sosteneva Pio XI, i popoli li ha fatti Dio attraverso la geografia e la storia, ritengo che il nostro l’ha fatto più attraverso una singolare geografia che l’umile storia. La cultura, di cui i più non hanno nemmeno la nozione e di cui tuttavia sono inzuppati, potrà essere main stream quanto si vuole, sarà sempre segnata da una geografia che solo un ordigno nucleare potrebbe sovvertire.
Ho seguito sui giornali la 45^ edizione del Meeting di Rimini sul tema mutuato da Cornac McCarthy: Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora che cosa cerchiamo? In giorni complessi e senza speranza alla cui violenza nessuno è in grado di porre limiti, nel messaggio che Papa Francesco ha rivolto ai convegnisti, ha raccomandato di non disperare, di non sottrarsi alle responsabilità possibili e di non smemorarsi nel divertissement. Un relatore ha rimarcato con acutezza che essenziale è già la stessa ricerca dell’essenziale. A pensarci su, Qualcuno ha detto: Chi cerca trova (Lc 11.10). Kafka, che l’aveva capito, scrisse: Chi cerca non trova, ma viene trovato.
Signor Direttore, auguro a te e a Sassilive di spiccare sempre più fra le realtà della comunicazione nostrana per la freschezza, il pluralismo e lo spirito positivo che divulgate. Anche un retto comunicare è ricerca dell’essenziale ed essere trovati.