Basilio Gavazzeni: “Salutare calcio di un piede con il chiodo”. Di seguito la nota integrale.
Qualche sera fa ho letto un saggio di Giancarlo Pani sull’opera del più geniale vignettista palestinese, Naji al-Ali, assassinato a Londra il 22 luglio 1987 per spezzarne la matita micidiale. Il saggista, gesuita, segnala nelle strisce di Naji anche la presenza del crocifisso e di Gesù morente in croce. Un esempio: nella descrizione dell’Intifada della Cisgiordania e di Gaza, disegna un Cristo che svelle dalla croce il piede sinistro con il chiodo e allunga un calcio a un israeliano sgomento con il fucile e l’elmetto. Poiché a causa di alcuni problemi in Fondazione, mi sento un “arco slentato” – attingo il paragone dai “Salmi” – nella notte ho sognato la mia spossatezza e il desiderio di rinunciare a un compito fattosi gravoso, ma che il Cristo, contorto e molto nordico, del crocifisso antistante al mio letto, strappava dal legno il piede sinistro con il chiodo e mi allungava un calcio. Come a dirmi di non fare il piagnone, non avendo ancora versato il sangue per i miei peccati. Tanto avevo introiettato la vignetta di Naji! Cofondatore e Presidente della Fondazione Lucana Antiusura Mons. Vincenzo Cavalla, ho il compito di prevenire l’usura, divulgando la “cultura antidebito” come insegnava il Maestro delle Fondazioni antiusura padre Massimo Rastrelli, e garantendo prestiti con un Fondo statale ex art. 15 della L.108/96. Mi sembra di non poterne più. Il deterioramento dell’economia, l’incrementata burocrazia dello Stato e gli ostacoli che frappongono le Banche inceppano troppo il soccorso ai richiedenti esclusi dal credito legale, “ipso facto” esponendoli alle mene degli usurai. Mi spiego. Fra i criteri fissati alla Fondazione per discernere il merito dei richiedenti vi è la capacità di rimborso. La Fondazione non è la Caritas. Fa da garante al 100% a prestiti meritati presso Banche in convenzione che ai nostri assistiti applicano tassi più bassi della media. Ma il prestito garantito deve essere rimborsato. Se ciò non si verificasse regolarmente, la Fondazione verrebbe meno. Ora, purtroppo, molti richiedenti non sono in grado di assicurare il rimborso. Il familismo, che ancora permane in alcuni segmenti della lucanità, non vige nei rapporti economici. A molti casi uscire dalle debitorie sarebbe possibile se fossero capaci di cordate familiari, ma il padre ha debiti personali, egualmente la madre, parimenti i figli spesso dissociati dalla solidarietà familiare. Non poche famiglie sono grovigli di debiti e incapienze. La Fondazione conta su un Fondo statale di circa 6 milioni di euro da investire nelle garanzie, ma dove sono i richiedenti garantibili? Venerdì, 23 febbraio, ore 20.30, RAI NEWS 24, nella trasmissione “Spotlight”, ha mandato in onda l’inchiesta «Strozzini in guanti bianchi L’usura che non si vede» che si è aperta con un’intervista al sottoscritto, accompagnandola con immagini dello scempio inferto a Sant’Agnese dall’attentato dinamitardo del 6 maggio 1994, e panoramiche di Piazza Sant’Agnese, del Centro e dei Sassi materani raccolte da un drone. Un bel segno di attenzione all’avvenimento che, trent’anni fa, scosse l’Italia, costringendo i negatori ad ammettere che l’usura non era fantasia. Ma il quarto d’ora di gloriuzza mediatica che oggi non è negato a nessuno, a detta di Andy Warhol, non mi consola. Me ne sono occorsi fin troppi: fumo di fumo li definirebbe il libro del “Qohelet”. Solo l’aiuto che ribalta le vite miserabili e le solleva alla dignità dell’uguaglianza mi sta a cuore. La Regione Basilicata è stata fra le prime a legiferare contro l’usura e il racket. Ingiusto sarebbe sottovalutare la sua Legge 21/2015 «Nuove norme in materia di interventi regionali per la prevenzione e la lotta al fenomeno di usura e di estorsione». I suoi benefici non possono essere ignorati. Se le Fondazioni e le Associazioni antiusura e antiracket sussistono è grazie ai contributi regionali alla loro gestione e al soccorso annualizzati dalla legge. Da qualche tempo, tuttavia, con chi è preposto al controllo mi scontro sull’interpretazione dell’articolo 6 c)4 riguardante i contributi «ai soggetti a rischio di usura, per il sostegno delle spese quali: mutui prima casa, bollette per le utenze (luce, acqua, gas), acquisto di libri scolastici, rette e mense scolastiche per i figli». I referenti regionali e, al loro seguito, il Commissario regionale del Coordinamento antiusura e antiracket, da un paio d’anni, ne impongono un’interpretazione letterale e restrittiva diversamente da quella estensiva e inclusiva del passato. Nel Piano d’azione è stata introdotta la locuzione «a titolo esemplificativo» per forzare la disposizione di un articolo senza dubbio da riscrivere, ma tant’è, in Fondazione non sappiamo più a quali soggetti a rischio d’usura possiamo erogare il contributo “ad hoc” assegnatoci. C’è un grido silenzioso degli scartati dal credito legale che diviene sempre più fievole. Fossimo tutti antiusura in Basilicata! A quelli che davanti all’usura si rinserrano nella burocrazia, fanno accademia senza conoscere l’infestazione delle debitorie, non estraggono un centesimo per il soccorso, auguro di sognare il calcio da parte di quel piede chiodato divelto dalla croce che mi ha richiamato alla paziente responsabilità.