Nicola Benedetto, capogruppo Centro Democratico in Consiglio Regionale: quando a replicare si ricorre all’ultimo portaborse vuol dire che non si ha alcuna argomentazione da contraporre. Di seguito la nota integrale.
Quando per replicare a valutazioni politiche si ricorre all’ultimo dei portaborse, come fa Roberto Speranza, vuol dire che non si ha alcuna argomentazione da contrapporre. Le parole velenose usate da tale Giovanni Petruzzi che, a parte l’esperienza di sindaco di Anzi e la parentesi di funzionario degli ex Ds, al pari del suo capocorrente, è senza arte e né parte, trovano nella mia trasparente attività lavorativa l’antidoto più efficace. Io ho da sempre lavorato per fare impresa e per realizzare qualche centinaio di posti di lavoro in diversi settori produttivi con l’obiettivo di contribuire direttamente (investendo sul mio lavoro) alla crescita economica, sociale e civile delle nostre comunità. Altrettanto non si può dire per Petruzzi e per Speranza, speciequest’ultimo che, non mi risulta abbia fatto un solo giorno di lavoro vero, a parte quelli trascorsi alla Camera e a Roma.
Non mi interessa, personalmente, come si intende procedere con il rimpasto, rimpastino o rimpastone in Giunta Regionale. A me interessa che i lucani conoscano i comportamenti dei propri eletti di quella coalizione di centrosinistra che gli elettori di Cd hanno contribuito a far vincere e specie di chi, da quando ha lasciato la presidenza del gruppo Pd alla Camera, gioca con Renzi come il gatto con il topo, attaccando un giorno si e uno no il Premier, ma nascondendo la mano al momento giusto, vale a dire quando si tratta di votare i provvedimenti del Governo Renzi che a parole si contestano, sicuramente preoccupato che, in caso di nuove elezioni, il posto in Parlamento non è più “riservato”. Meno male che nel Pd c’è almeno uno (il consigliere Giuzio) che ricorda proprio oggi a Speranza che la sua proposta (due assessori per altrettanti “trombati”) non è praticabile perché “il mondo è cambiato”. Proprio così il mondo è cambiato: sarebbe ora che Speranza e i suoi portaborse se ne rendano conto perché la politica non è più la teoria dei numeri di voti da contrapporre ai partiti della stessa coalizione come se si trattasse di una competizione di mercato ed è al capolineala teoria dei muscoli nei rapporti interni al proprio partito per pesare di più nelle istituzioni.
Speranza esca alla luce del sole ed accetti un pubblico confronto sui temi politici che ho sollevato per spiegare ai lucani, che hanno a che fare con problemi di sopravvivenza quotidiana, di accentuato disagio sociale, di presente e futuro per i figli, quello che c’è da spiegare.
Riportiamo di seguito la nota inviata dal dirigente del Pd di Basilicata, Giovanni Petruzzi dopo la seconda nota del consigliere regionale Nicola Benedetto.
“Sorprende la caduta di stile e l’acrimonia con cui il consigliere regionale Nicola Benedetto scompostamente replica ad un mio tweet domenicale, con il quale avevo ironizzato sulla sua definizione di “ragazzo capriccioso” rivolta a Roberto Speranza facendo il verso alla nota canzone di Mina “Grande, grande, grande”, da me trasformata in “Piccolo, piccolo, piccolo” per commentare l’inqualificabile affermazione di Benedetto di definire “trombati” autorevoli candidati del Partito Democratico, che ricoprono l’incarico di segretario provinciale, i quali, pur ottenendo ciascuno di essi un numero di preferenze elettorali nettamente superiore a quelle ricevute da Benedetto, sono risultati i primi dei non eletti al Consiglio Regionale sia nella circoscrizione di Potenza che di Matera.
Vorrei sommessamente ricordare a Nicola Benedetto, al materiale estensore della sua dichiarazione ed ad eventuali loro “ispiratori”, che non sono il portaborse di nessuno né ho capicorrente da cui prendere ordini. Sono un uomo libero da sempre impegnato in politica con coerenza e passione, che esprime opinioni e valutazioni politiche esclusivamente farina del suo sacco e frutto delle sue convinzioni politiche. Nel mio disinteressato percorso di militanza politica ho avuto l’onore e l’onere di rappresentare per 10 anni la laboriosa comunità di Anzi e di collaborare, con orgoglio e lealtà, con il compianto Antonio Luongo, l’unica persona a cui, da sempre, ho riconosciuto autorevolezza ed intelligenza politica che hanno rappresentato un costante punto di riferimento per me. Mi dispiace per Benedetto, abituato ad una concezione padronale della militanza politica, ma non mi sento suddito di alcuno. Ho, invece, l’ambizione di rappresentare io stesso un punto di riferimento importante per tanti compagni ed amici che, come me, credono convintamente nell’insostituibile funzione del Partito Democratico in Basilicata.