Biblioteca di Atella, interrogazione senatrice Corrado (M5s). Di seguito la nota integrale.
Che in Italia si legga pochissimo (al Sud in particolare) e che alcuni individui siano totalmente insensibili al fascino dei i libri, tant’è che di tanto in tanto anche questi finiscono tra i rifiuti al pari di qualsiasi altro oggetto creduto privo di utilità, può far storcere il naso a molti ma è un dato fatto. Ciò nonostante, capita di rado che un’intera biblioteca, tempio laico del sapere, letteralmente ceda il passo alla monnezza. Eppure è accaduto e per sapere come, ma soprattutto perché, ho presentato una interrogazione, pubblicata dal Senato l’8 ottobre, che mira ad accertare com’è stato possibile che, nel silenzio generale, i circa 3000 volumi della biblioteca civica di Atella (PZ), istituita nel 1982 (con assunzione di un bibliotecario), da qualche anno abbiano lasciato la sede dell’Istituto, allocato in Corso papa Giovanni XXIII, per raggiungere un immobile comunale non aperto al pubblico, e al loro posto sia stato fatto spazio, da dicembre 2015, alla municipalizzata che gestisce la discarica comunale. Com’è stato possibile soprattutto in assenza di “atti specifici che abbiano disposto la sospensione o cessazione del servizio”, come recentemente appurato mediante accesso civico dal sig. Angelo Carriero, oggi studente della facoltà di Giurisprudenza in un ateneo romano ma originario del piccolo centro del Potentino. La TGR Basilicata, dedicando un servizio alla vicenda, ha alluso al restauro e successiva digitalizzazione del patrimonio librario di Atella, senza tuttavia citare la fonte dell’informazione né offrire alcuna giustificazione della gravissima situazione attuale. La scomparsa di una biblioteca, soprattutto quando è immotivata, rappresenta un segnale drammatico in un Paese che registra un livello di scolarizzazione inferiore alla media degli altri stati dell’Unione Europea e che ha un alto tasso di abbandono scolastico precoce. Poiché il diritto all’istruzione è garantito, in Italia, dall’art. 34 della Costituzione, e quelli alla lettura e alla cultura sono stati sanciti dalla Convenzione sui diritti del fanciullo (1989), ho chiesto all’on. Franceschini se non intenda “attivarsi a favore delle biblioteche non statali con incentivazioni al funzionamento e all’incremento del patrimonio librario, compreso quello fruibile in modalità digitale, per contrastare la tendenza alla sospensione dei servizi, ove esistenti, e la totale assenza, tuttora, in tanti piccoli Comuni italiani, di analoghi presidî educativi e formativi”.