Bolognetti (Radicali Lucani): “Dico sì alla proposta di Conte di una manifestazione per la pace”. Di seguito la nota inviata da Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani.
Sono un nonviolento gandhiano e non un pacifista, ma dico sì alla proposta di Giuseppe Conte di una manifestazione per la pace.
C’è troppo compiacimento, anche in numerosi articoli che da mesi leggiamo sulla nostra stampa. L’orrore della guerra va in scena come se fosse un’appendice dell’Isola dei famosi o del Grande fratello.
Si parla di atomiche e carri armati, di tattiche e strategie, di obici e droni come se stessimo giocando una partita a Risiko.
É necessario e urgente provare ad immaginare una via d’uscita che fermi questo bagno di sangue e pericolose escalation.
Occorre lavorare o provare a lavorare anche per la pace e non solo per alimentare la guerra.
In quanti si sono accorti che il topo de “La peste” passeggia indisturbato nelle nostre strade? Se guardo questo inizio di XXI secolo non posso non manifestare il timore che i mostri che hanno appestato il XX secolo stiano tornando a bussare alle nostre porte, con volti e sembianze diversi, ma in buona sostanza sempre gli stessi, sempre uguali.
Mentre le nostre democrazie sfioriscono e perdono sempre più forza, sostanza e contenuto, mentre governi e parlamenti vengono svuotati e non riescono a fare da contraltare a poteri transnazionali e più o meno occulti che decidono i destini di popoli e comunità, cresce il rischio che si affermino ovunque nel mondo nuove forme di totalitarismo.
Da antitotalitario vorrei ricordare a me stesso le parole di quel Gandhi che nel 1921 scriveva: “Il mio dovere è di astenermi da ogni violenza e di indurre con la persuasione e il servizio quante più creature di Dio a seguire il mio esempio nel pensiero e nelle azioni. Ma sarei insincero nella mia fede se rifiutassi di sostenere in una giusta causa degli uomini o dei provvedimenti la cui azione non coincide perfettamente con i principi della nonviolenza. Avrei favorito la violenza se, essendo convinto della ragione dei musulmani, non li avessi aiutati con mezzi rigorosamente nonviolenti contro coloro che avevano proditoriamente tramato per la distruzione della dignità dell’Islam. Anche quando entrambe le parti credono nella violenza, spesso la giustizia si trova da una delle parti. Un uomo derubato ha la giustizia dalla sua parte, anche se si dispone a riottenere i propri averi con la forza. E sarebbe un trionfo della nonviolenza se la parte offesa potesse essere convinta a tentare di riottenere i suoi averi con i metodi del satyagraha, ossia con l’amore e la forza dell’anima piuttosto che con la violenza”.