Maurizio Bolognetti, segretario di Radicali Lucani (in sciopero della fame da venerdì 8 novembre): “No ai Ricatti di Stato! Sì al rispetto dell’art.17 della Costituzione! Immediata moratoria vaccinazioni anti-Covid ai minori. Presidente Mattarella, lei sta tradendo il suo ruolo di garante del dettato costituzionale”. Di seguito la nota integrale di Bolognetti che ricorda il sit-in e il walk around in programma domenica 14 novembre 2021, a partire dalle ore 10.00, in Piazza Mario Pagano (altezza Prefettura) e nel centro storico a Potenza.
Non intendo accettare divieti eversivi, che hanno quale unica finalità l’inaccettabile, preventiva e pretestuosa limitazione dei diritti sanciti dall’art. 17 della Costituzione.
Non intendo avallare, tacendo, l’operato di uno Stato che ricatta i suoi cittadini attraverso l’assunzione di provvedimenti discriminatori e antiscientifici, quali il “Green Pass”.
Intendo, una volta di più, rivolgermi al Presidente della Repubblica per chiedergli ragione del ruolo di garante all’incontrario che ha assunto nel corso di questa emergenza sanitaria che, come previsto, ha aggravato la pregressa emergenza democratica.
Gioverà ricordare una volta di più che i presunti vaccini anti-covid sono stati autorizzati a condizioni, ai sensi del regolamento della Commissione Europea 507/2006.
Secondo l’Aifa “i vaccini simulano il primo contatto con l’agente infettivo evocando una risposta immunologica simile a quella causata dall’infezione naturale, senza però causare la malattia e le sue complicanze”.
Quelli che alcuni continuano a definire vaccini e altri definiscono non vaccini o vaccini non sterilizzanti, vaccini imperfetti, come è del tutto evidente non solo non impediscono la trasmissione del virus, ma non prevengono nemmeno l’infezione. Per accertarsi della veridicità di quanto affermo basterebbe analizzare i report diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità.
I sieri autorizzati quindi non sono vaccini, ma strumenti terapeutici; una cura preventiva non priva di incognite e dall’efficacia che tende a calare rapidamente con il trascorrere delle settimane. Basterebbe pensare che, in base a uno studio finanziato dalla Pfizer, il vaccino originariamente denominato Comirnaty dopo 5 mesi ha una efficacia nel prevenire la malattia del 47%. Le cose andrebbero anche peggio se considerassimo uno studio israeliano, nel quale si afferma che nello stesso lasso di tempo l’efficacia del vaccino Pfizer scende al 39%.
Questo per non dire dei dubbi espressi a più riprese, dalle pagine del British Medical Journal, dal dr. Peter Doshi e delle posizioni di scienziati, medici e premi Nobel per niente convinti della sensatezza dell’attuale campagna di vaccinazione di massa.
In Italia, in 22 mesi, i decessi attribuiti al Sarscov2 nella classe d’età 0-49 anni sono stati 1.645; un dato – lo dico con il dovuto rispetto per coloro che ci hanno lasciato e per i loro famigliari – statisticamente vicino allo zero. Su un totale di 2.769.299 casi censiti di Sarscov2, abbiamo registrato in 22 mesi 1.645 decessi, il che significa lo 0,06% in rapporto ai casi.
Detto che non ho mai sostenuto che il virus non esiste, affermo che queste cifre dovrebbero far riflettere. Si badi bene, la sopra citata percentuale ci accompagna dall’inizio della pandemia. Tra l’altro, nella maggior parte dei decessi registrati nella classe d’età 0-39 anni erano presenti gravi patologie pregresse.
Entrando ancor più nel dettaglio, gioverà sottolineare che nella classe d’età 0-19 anni abbiamo registrato 36 decessi su un totale di 793.993 casi censiti. Questo significa, tradotto in percentuale, che i decessi in rapporto ai casi sono stati lo 0,005%.
Sulla base degli elementi disponibili, delle conoscenze scientifiche disponibili verrebbe da chiedersi che senso abbia il tentativo di imporre o il solo proporre l’inoculazione di questi vaccini non sterilizzanti anche agli under 12 e più in generale ai minori.
I rischi di tutta evidenza sarebbero di gran lunga superiori ai presunti benefici.
Nei giorni scorsi il direttore dello Spallanzani, Francesco Vaia, ha testualmente dichiarato: “Se un bambino è sano non vedo la necessità di vaccinarlo. La solidarietà sociale da chi ha meno di dodici anni rasenta l’ideologia e il fanatismo”.
Di certo non concordano con Vaia la Sip (Società Italiana di Pediatria), i cui congressi hanno goduto in questi anni della “sponsorizzazione non condizionante” delle industrie farmaceutiche, e pediatri come Franco Locatelli, che nel 2020 dichiarava di aver offerto consulenze alla Pfizer, alla Novartis e ad altre aziende farmaceutiche. Anche il prof. Alberto Mantovani, che ha ricevuto onorari per conferenze da Pfizer, Astrazeneca e Jansenn, è sulla stessa linea di Locatelli.
Ma il pensiero dei pediatri e della totalità del mondo scientifico italiano è sulla stessa linea della Sip? Direi proprio di no. La Rete Sostenibilità e Salute, per dirne una, nel maggio scorso ha lanciato un appello nel quale a chiare lettere si chiede una moratoria delle vaccinazioni Covid-19 ai bambini e nel quale è dato leggere quanto segue: “La vaccinazione dei bambini non comporta sostanziali benefici diretti ai riceventi, data la bassa incidenza e le manifestazioni cliniche moderate della malattia nelle fasce pediatriche, né benefici di rilievo per la collettività, poiché i bambini non hanno un ruolo rilevante nella trasmissione del SARS-CoV-2”.
L’appello, di fatto clandestino, ad oggi è stato sottoscritto da oltre 1300 sanitari e tra questi tanti pediatri, tra i quali il prof. Sergio Bernasconi, professore ordinario di Pediatria.
Per quanto mi riguarda, affermo che proporre l’inoculazione di questi sieri ai minori è un atto scellerato.
Buona parte delle certezze che ci hanno venduto in questi mesi si sono letteralmente liquefatte, ad iniziare dall’immunità di gregge. Oggi si limitano a dire che questi vaccini imperfetti servono a mantenere sotto controllo l’epidemia in atto.
A una scienza, che si è fatta scienza di regime e dogmatica, voglio ricordare le parole pronunciate il 23 ottobre di quest’anno dal virologo Geert Vanden Bossche: “Poiché l’uso sperimentale degli attuali vaccini Covid-19 solleva serie preoccupazioni riguardo alla loro efficacia e al loro potenziale di causare gravi danni sia agli individui che al pubblico in generale, si può solo concludere che i mandati di vaccinazione sono completamente immorali”.
Sulla base di ciò che è dato conoscere affermo che nessun obbligo può essere introdotto e che il tentativo di introdurlo surrettiziamente, attraverso ignobili ricatti di Stato avallati dalla Presidenza della Repubblica, è inaccettabile. La vaccinazione non può che avvenire su base volontaria: non c’erano e non ci sono margini che giustifichino obblighi per chiunque.
Mentre prosegue ininterrotto l’attentato contro i diritti politici del cittadino, voglio ricordare a me stesso le parole pronunciate dal dr. Guido Rasi nel maggio scorso, parole immediatamente inghiottite dal silenzio: “In Italia, dove le strutture sanitarie ci sono, i medici ci sono e ci sono degli ottimi clinici, mi si deve spiegare perché la mortalità per Covid-19 è così alta. Qualcosa non deve aver funzionato in termini di standardizzazione delle cure perché non è possibile che si muoia così tanto”. E già, qualcosa non ha funzionato, dr. Rasi. Di certo non ha funzionato l’approccio vigile attesa-paracetamolo da lei stesso definito “minimalista” e che io, invece, definisco criminale.
Divertito ho seguito nelle scorse ore il siparietto che ha avuto per protagonisti Ursula Von der Leyen e il Ceo della Pfizer Albert Bourla. Ursula e Alberto; Ursula che premia un Albert, che ricorda vagamente Alberto Sordi, in occasione dei “Distinguished Leadership Awards”, con tanto di video che celebra il potente Ceo ritratto con alle spalle il Presidente Biden o nell’atto di abbracciare bambini. NOTHING IS IMPOSSIBLE, per dirla con la Presidente della Commissione Europea. Già, nulla è impossibile come dimostra l’assenza di una vaccino-vigilanza attiva e l’occultamento di quella che definisco una pandemia di eventi avversi.
Per raccontarla tutta questa brutta storia avrei bisogno non di qualche migliaio di battute, ma di centinaia di pagine. Parlare mi è costato caro, molto caro. Mi è costato il non tacere, il provare a capire, il tentativo di inoculare dubbi, il maledetto vizio di fare domande, il tentativo di far emergere ciò che viene occultato, secretato, reso clandestino. No, non posso tacere e non intendo farlo. Non posso non evidenziare gli innumerevoli conflitti d’interesse che coinvolgono larga parte degli scienziati, medici e ricercatori che si sono occupati della vicenda Covid-19.