Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani e Membro del Consiglio generale del Partito Radicale: Ministro Di Maio, Presidente Conte, meno realpolitik e un pizzico di sana realutopia. Si chieda conto al regime di Pechino che fine ha fatto il giornalista Lì Zehua.
Signor Presidente del Consiglio, signor Ministro degli Esteri,
in troppi cedono alla fascinazione esercitata dal modello cinese, dimenticando che quello di Pechino è un regime totalitario in cui la tanto decantata “efficienza” viaggia a braccetto con l’assenza di libertà e democrazia e con la violazione di elementari diritti umani.
Nella Cina del Presidente Xi Jinping può accadere, ed è accaduto, che le informazioni taroccate diffuse dal Partito del Popolo contro il popolo abbiano messo a repentaglio la salute di milioni di persone e contribuito alla diffusione dell’epidemia in corso.
Nella Cina sopravvissuta alla rivoluzione culturale maoista e alla Banda dei quattro, nella Cina del proiettile addebitato ai familiari del condannato a morte, nella Cina post Piazza Tienanmen, in cui ogni anelito di libertà viene stroncato e la massima libertà concessa è l’acquisto dell’ultimo modello di Huawei, può accadere, ed è accaduto, che un giornalista, Lì Zehua, venga arrestato dai servizi di sicurezza del Partito Stato del comandante in capo Xi Jinping.
La colpa di Zehua? Il blogger ed ex giornalista della CCTV ha provato a raccontare quel che accadeva nella Cina epicentro della diffusione del Covid-19. Colpevole agli occhi di Pechino di voler onorare il diritto alla conoscenza. Colpevole di aver voluto far luce sull’assenza di trasparenza, sulle bugie e sulla propaganda.
Sulla vicenda Zehua registriamo, con rammarico, il plumbeo, complice e colpevole silenzio delle massime cariche della Repubblica. Non un monito o una mera richiesta di chiarimenti partita alla volta di Pechino.
Analogo mutismo, ahimé, registriamo da parte di un’Europa malata di realpolitik.
Marco Pannella affermava che la strage di diritto, democrazia, diritti umani ha sempre per corollario nella storia la strage di popoli. Credo che mai come in questo momento risulti evidente quanto avesse ragione.
A chi elegge la Cina a modello per la sua efficienza verrebbe da ricordare che, a modo loro, furono efficienti anche i nazisti, per non dire del regime stalinista e di Pol Pot con i suoi famigerati campi di rieducazione.
Mai come ora credo sia necessario far luce dove altri vorrebbero far calare le tenebre, consapevoli come siamo che “mentre la verità si allaccia ai calzari, la menzogna fa dieci volte il giro del mondo”.
Signor Presidente del Consiglio, signor Ministro degli Esteri, per dirla con Aurelio Peccei, la realpolitik è superata e occorrerebbe con urgenza alimentare una nuova realutopia.
Di certo occorre alimentare ogni giorno la pianta della democrazia per evitare che essa si inaridisca. No, noi non ci teniamo a rinunciare a libertà e diritti umani per avere in cambio di più efficienza.
Le nostre stanche e imbolsite democrazie avrebbero davvero bisogno di ritrovare un po’ di smalto.
Mi auguro, signor Presidente Conte, signor Ministro Di Maio, che saprete e vorrete rompere un silenzio che non vi onora e non ci onora.
Per parte mia proverò ad aiutarvi proseguendo ad oltranza lo sciopero della fame che ho iniziato alle 23.59 del 10 marzo, onorando in tal modo quello Statuto del Partito Radicale che tra l’altro recita: “Richiama se stesso, ed ogni persona che voglia sperare nella vita e nella pace, nella giustizia e nella libertà, allo stretto rispetto, all’attiva difesa di due leggi fondamentali quali: La Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo nonché delle Costituzioni degli Stati che rispettino i principi contenuti nelle due carte”.
Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani e Membro del Consiglio generale del Partito Radicale