Il Consigliere regionale Aurelio Pace (Alternativa Popolare) ha inviato alcune riflessioni sul calo demografico e sugli ultimi provvedimenti a favore della famiglia del Governo Gentiloni-Alfano. Di seguito la nota integrale.
Al centro del dibattito istituzionale, per fortuna, tornano le politiche a sostegno della famiglia e dei più deboli. Un passo in avanti, non certo decisivo, che il governo Gentiloni-Alfano sta provando a rendere strutturale pur con vincoli finanziari sempre più stringenti. La legge di Bilancio, in queste ore in discussione del Senato, segna un punto di svolta per provvedimenti che hanno come scopo quello di rendere strutturali i benefici per le giovani coppie, il bonus bebè, l’assistenza alle famiglie che si occupano di anziani e gravemente malati e stabilizzazioni di giovani ricercatori precari. Alternativa Popolare e gli altri partiti della maggioranza sono riusciti nel miracolo di far quadrare un cerchio che tiene assieme la ripresa economica, nuova occupazione e necessità di rispettare gli impegni finanziari con l’Europa sulla tenuta dei conti pubblici. Proprio sul bonus bebè, fortemente voluto da Alternativa Popolare, constatiamo come non sia più il tempo delle mezze decisioni: il Paese continua in un regresso demografico certificato da oltre centomila nati in meno in appena otto anni. Garantire, in modo strutturato, a famiglie con un reddito inferiore ai 25mila euro, 960 euro annui deve essere un primo passo verso politiche sempre più inclusive ed espansive. Averlo ridotto, a partire dal 2019, a soli 480 euro deve essere intesa come una parentesi contingente dovuta a questioni di bilancio. Con una crescita economica più robusta, il prossimo governo dovrà oltremodo espandere e migliorare la misura che tende a dare qualche certezza in più alle coppie che decidono di procreare e, di conseguenza, di garantire il futuro della nostra nazione. Non sfugga, infatti, che il costante calo demografico rischia di consegnarci un Paese sempre più anziano e con poco slancio verso il futuro. Discorso ancora più drammatico per la Basilicata, con tassi di natalità tra i più bassi, che nei prossimi decenni vedrà ridursi trasferimenti e conseguenti servizi pubblici, oltre al drammatico e inesorabile spopolamento dei suoi Comuni. I circa ottanta paesi che già non superano i tremila abitanti, in assenza di politiche adeguate a sostenere la famiglia, tra non molto saranno dei popolosi ostelli per anziani. Come Alternativa Popolare –ma siamo certi di trovare convergenze in tutti gli altri schieramenti- continueremo a chiedere che, anche in Basilicata, le questioni legate a geografia e demografia seguano gli stessi binari. I nostri livelli di progresso non possono prescindere, oltre che dalla qualità, anche e soprattutto dalla quantità di abitanti che popoleranno la grande (solo territorialmente) Basilicata. A questo si coniugano anche le politiche sull’integrazione dei popoli che da tempo ci vedono impegnati in una politica dell’accoglienza che non deve essere limitata alla sola azione caritatevole per alcuni e affaristica per altri. Pensare che le nuove nascite possano riguardare solo il continente africano e i territori cinesi e indiani non é certo da amministratori lungimiranti. Una certa redistribuzione anche a breve periodo si renderà necessaria, onde evitare questioni ben più drammatiche. Un nuovo Piano Marshall per l’Africa sarà uno degli obiettivi, ma non il solo, che il mondo occidentale dovrà mettere in atto per evitare la sua autodistruzione. Su questo argomento, il Cardinale Martini –in uno dei suoi celebri interventi- fu un tragico profeta, ma illuminato e lungimirante, quando intuii e ammonì il mondo benestante che senza un cambio di strategia, saremmo stati noi Europei ad andare sulle coste africane per prenderci quella gioventù che a noi presto mancherà. Per questo il bonus bebè, così come il conseguente sostegno alle madri e alle famiglie, rappresenta un tentativo per evitare un disastro annunciato. Il popolarismo da sempre sostiene chi considera un valore la genitorialità e la nascita di un bambino. Tocca alle istituzioni favorirne il desiderio e rimuovere le cause ostative, attraverso politiche mirate al riconoscimento dei diritti per le madri lavoratrici. Quando in Consiglio regionale mi permisi diproporre un aiuto per quelle madri che per cause economiche erano costrette ad abortire, nonintendevo schierarmi in modo ideologico contro una legge in vigore dal ’75, ma intesi rimarcare laconvinta contrarietà ad agganciare il diritto alla vita alle sole questioni economiche. La vera sfida per il futuro resta quella di creare le condizioni economiche che favoriscano la natalità e ritornare a pensare che fare un figlio sia un valore. Ne va del futuro del nostro Paese e dei nostri tanti borghi lucani. Su questi argomenti spero che la politica, in un sussulto di orgoglio, trovi maggiore unita e abbandoni inutili polemiche di parte.