A seguito della dichiarazione rilasciata dal vice sindaco e assessore all’urbanistica del Comune di Matera, Rosa Nicoletti il Consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Mario Morelli, in una nota, fa chiarezza sulla vicenda che riguarda il cambio di destinazione d’uso dell’immobile che ospita l’Archivio di Stato. Di seguito la nota integrale.
In riferimento alle dichiarazioni riportate dalla stampa dell’assessore all’urbanistica del Comune di Matera Rosa Nicoletti, attinente la sede dell’Archivio di Stato, ubicato nell’immobile ex Cinema Quinto, in via Tommaso Stigliani, è giusto fare chiarezza sulla questione in modo che ognuno si assuma le proprie responsabilità sulle scelte consumate.
La stessa assessora ha dichiarato: “Rispetto al regolamento urbanistico, tante volte tirato in ballo, quello che si è fatto è stato solo prendere atto di una classificazione che definirei distorta, poiché il vecchio piano regolatore definiva l’immobile destinato a standard dal 2007 e mai acquisito al patrimonio pubblico”.
“Che la chiusura dell’Archivio di Stato sia imputabile all’approvazione del regolamento urbanistico è mendace oltre che fuorviante”.
“La proprietà dell’immobile, dove ha sede l’Archivio di Stato, non ha inteso rinnovare il contratto oltre ad aver avviato una procedura di sfratto, non ancora esecutivo, perché trattasi evidentemente di un ufficio pubblico “essenziale” con un indiscusso interesse pubblico”.
E’ giusto ricordare che l’edificio ex cinema quinto fu costruito nel 1954 destinato a cinema, dal 1985 fu locato all’Archivio di Stato (canone di locazione a carico dell’Archivio di Stato e non del comune di Matera), sin dal Piano Regolatore 1975 redatto Arch. Piccinato l’area venne vincolata ad attrezzature collettive con specifica destinazione d’uso Istituzioni pubbliche destinando l’area a standard di cui al D.L. 1444/1968.
Successivamente, nel 2007 la Variante Generale al Piano regolatore redatto Arch. Nigro Padre, confermava la destinazione a pubbliche attrezzature denominando l’area “Cp 3” ed utilizzando la superficie relativa per la verifica degli standard, stessa destinazione “ATTREZZATURE E SPAZI PUBBLICI SERVIZI DI INTERESSE COMUNE”, veniva confermata dal Regolamento Urbanistico redatto dall’Arch. Nigro Figlio e adottato con D.C.C. n.23 del 13/04/2018, includendo anche in questa circostanza la superficie a standard di cui al D.L. 1444/1968.
Questa Amministrazione, questa maggioranza ha cambiato la destinazione d’uso del sito all’or quando ha approvato la proposta di controdeduzione del pianificatore all’osservazione dei proprietari, tra l’altro emendandola ed eliminando anche la realizzazione di parcheggio interrato di uso pubblico, atto che di fatto ha modificato la destinazione d’uso dell’immobile da PUBBLICI SERVIZI DI INTERESSE COMUNE a civili abitazioni – attrezzature commerciali – pubblici esercizi bar ristoranti – ricettiva alberghiera.
Nulla da eccepire sulla osservazione fatta dai proprietari, i quali legittimamente chiedevano, considerato il vincolo di interesse pubblico presente sin dal 1975, l’acquisizione dell’immobile da parte dell’ente per esproprio, ovvero in alternativa per compensazione, oppure la possibilità di utilizzare l’area e di disporre del bene da immettere sul mercato immobiliare senza restrizioni o limitazioni.
Cosa ha fatto questa maggioranza, invece di acquisire l’immobile per compensazione a distanza, volendo anche individuare un’area alternativa, e riconoscendo così ai proprietari la SUL (Superficie Utile Lorda), effettivamente esistente oltre alla premialità, così come disciplinata dal R.U. (Regolamento Urbanistico), vale a dire più 18% della SUL esistente, cosa ha fatto? ha modificato l’interesse pubblico e gli standard, inserendo l’area sul mercato immobiliare e sancendo la morte di una struttura storica e di conseguenza anche dell’Archivio di Stato, appesantendo il carico di residenzialità ed altre attività in una zona orami da tempo satura.
Dopo il danno la beffa, nell’emendamento (documento pubblico allegato alla D.C.C. n. 19 del 11/03/2021), presentato ed approvato dalla maggioranza, è stato eliminato la realizzazione del parcheggio interrato ad uso pubblico proposto dal pianificatore a compensazione dell’intervento, “in quanto in contrasto con i principi del PUMS (Piano Urbano Mobilità Sostenibile), in corso di adozione (che prevede una progressiva pedonalizzazione del centro storico), il divieto di realizzare garage a piano terra (in quanto non contribuiscono ad elevare la qualità urbana dell’intervento nel tessuto delicato del centro storico)”, sostituito da un contributo straordinario che attesta l’interesse pubblico attraverso cessione di aree o immobili da destinare a servizi di pubblica utilità.
L’acquisizione dell’immobile avrebbe permesso alla comunità di mantenere il valore storico della struttura, il presidio dell’Archivio di Stato e in ultimo, ma non per ultimo, di rinegoziare il contratto di locazione ed incassare a favore dell’Ente Pubblico il canone a carico dell’Archivio di Stato.
Resto sorpreso dalle dichiarazioni dell’assessora Nicoletti quando dice “che la chiusura dell’Archivio di Stato sia imputabile all’approvazione del regolamento urbanistico è mendace oltre che fuorviante”, invece è il giusto contrario, oppure “quello che si è fatto è stato solo prendere atto di una classificazione che definirei distorta”, peccato che detta classificazione era in piedi sin dal 1975 con Piccinato, confermata successivamente da Nigro padre e figlio, e forse un motivo sussisteva, ragione confermata anche dalla stessa assessora quando dichiara “che la proprietà non ha inteso rinnovare il contratto oltre ad aver avviato una procedura di sfratto, non ancora esecutivo, perché trattasi evidentemente di un ufficio pubblico “essenziale” con un indiscusso interesse pubblico. Una evidente contraddizione che, purtroppo, non salva le famose capre e neppure i non meno noti i cavoli.
Questa è la trasparente e logica realtà dei fatti, su quello che si poteva fare, ma non si è fatto. Ecco perché è giusto fare chiarezza, in modo che ognuno si assuma le proprie responsabilità sulle scelte consumate contro la comunità.