Camera dei Deputati, audizione John Elkann su Stellantis. Lomuti (M5s): difficile credergli. Di seguito la nota integrale.
Finalmente, dopo la disastrosa audizione di Tavares, si è tenuta, nelle commissioni riunite camera-senato di attività produttive, l’audizione del presidente di Stellantis John Elkann.
Un incontro importante per capire qual è il futuro del colosso automobilistico, nato dalla fusione FCA-PSA, specie riguardo agli stabilimenti italiani, compreso quello di Melfi, dove la preoccupazione dei lavoratori e delle lavoratrici è un punto politico prioritario. L’acutizzarsi della crisi dello stabilimento di San Nicola di Melfi sarebbe catastrofica perchè si trasformerebbe in una crisi sociale senza precedenti per il territorio.
Nel 2024, la casa automobilistica ha dovuto far fronte a un calo di produzione da record. Lo scorso anno sono state realizzate il 46% di auto in meno rispetto al 2023, il livello più basso mai raggiunto dal 1956 ad oggi. La produzione di veicoli commerciali nuovi, invece, è scesa del 17%. Per affrontare la sovra capacità in Italia, il gruppo ha fatto ampio ricorso a programmi di licenziamento temporaneo finanziati dallo Stato. In particolare, lo stabilimento lucano di Melfi registra un calo di oltre il 61 per cento della produzione. In pratica, Melfi perde più di tutti.
Ma se il 2024 è stato un anno terribile, il 2025 non nasce con auspici migliori, come d’altronde ha confermato lo stesso Elkann che nella sua audizione, oltre a cercare di ristabilire gli equilibri tra dato e avuto, ha annunciato la produzione a Melfi della DS 7, DS 8 e della Lancia Gamma, senza nulla dire sulla produzione di numeri di autoveicoli da qui al 2030, tenendo presente che gli autoveicoli mass market sono ormai emigrati altrove.
Proprio i segmenti mass market sono dirimenti per capire la doppia faccia della politica di Elkann & Co. Emblematica è la pubblicità di promozione della Panda, con tanto di bandiera italiana e di esaltazione dell’italianità che però si scontra con una triste realtà: la produzione è tutta in Serbia.
5 nuovi modelli vengono prodotti all’estero e mentre gli investimenti nel nostro Paese si riducono a soli 2 miliardi, in Brasile i miliardi investiti sono 4, in America 5.
E ancora, da un lato fermano il progetto della Gigafactory a Termoli, dall’altro annunciano uno nuovo in Spagna.
Sulle delocalizzazioni e su come far rientrare in Italia le produzioni esportate in passato, le risposte sono state del tutto fumose.
Su un punto possiamo concordare: in Italia mancano infrastrutture per l’elettrico, a partire dalle colonnine. Però qualcuno ci deve spiegare perchè si delocalizza in Serbia dove la carenza di infrastrutture per l’elettrico è ancora più evidente.
Insomma, un appuntamento, quello con Elkann, tanto prezioso quanto deludente.
A questo punto ci chiediamo se Stellantis sia ancora un’azienda di produzione di auto o non sia diventata un asset finanziario, visto che mentre da un lato gli operai vengono trattati come oggetti, col timore dei licenziamenti, delle buone uscite spinte e delle delocalizzazioni, dall’altro lato l’azienda presenta dividendi da 17 miliardi.
La difficoltà di Elkann è stata evidente soprattutto alla domanda del M5S su cosa avrebbe scelto tra investimenti in armi o in automotive: la risposta è stata “l’una non esclude l’altra”. Tradotto: non è un problema nostro (quando invece dovrebbe esserlo).
Per il resto si rinvia tutto al nuovo AD che verrà, nella speranza che arrivi prima possibile e che sia diverso da Tavares, con tutte le sue bugie e i suoi disastri pagati a peso d’oro.
Intanto, il Governo Meloni è al 24esimo mese di calo della produzione industriale.
Per questo si decide di attivare l’economia di guerra.
Ma armi portano armi e quando ci si arma troppo alla fine queste armi si dovranno pur utilizzare.
Noi riteniamo che gli investimenti nella difesa sono necessari, ma riteniamo, altresì, che spendere 800 miliardi di euro senza alcun coordinamento e senza nessuno scopo preciso, sia una follia pericolosa. Se i Paesi europei continuano a fare passi falsi verso una guerra che nessuno vuole, in un momento storico dove centinaia di cittadini, di famiglie e di imprese vivono nella disperazione, bisogna fare estrema attenzione!!! La storia ci ricorda che le tensioni sociali esplodono con tutta la loro violenza senza preavviso. Come un terremoto, o l’eruzione di un vulcano, questi fenomeni non si controllano. E quella guerra che qualcuno cerca altrove in maniera ossessiva, potremmo ritrovarcela in casa.