Se è vero che la civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali, diciamo pure che il Sindaco di Barile, da questo punto di vista, si collocherebbe tra gli ultimi posti di questa “classifica di civiltà”.
Che il problema del randagismo sia piuttosto diffuso in Basilicata è un fatto; ma è altresì vero che, a Barile, malgrado le numerose segnalazioni destinate al primo cittadino, la situazione pare essere piuttosto grave.
Proprio pochi giorni fa è morto un cucciolo di cane randagio che era stato investito da un’auto e a cui era stata amputata la zampetta. Si è trattato solo dell’ultimo episodio di una lunga serie di incidenti.
Ho infatti ricevuto numerose denunce relative alla presenza di cani randagi lungo la strada che conduce al cimitero di Barile: cani che, se abbandonati e non sterilizzati, non solo continueranno a riprodursi, ma che potrebbero anche abbrancarsi e così causare problemi alla cittadinanza.
Stiamo parlando di una sessantina di cani randagi abbandonati e di cui il sindaco di Barile dovrebbe essere al corrente, oltre che responsabile. Questi cani vanno messi in sicurezza e sterilizzati per evitarne la morte e la riproduzione scriteriata. Spero che il primo cittadino non faccia, anche questa volta, orecchie da mercante e che intervenga tempestivamente per mettere fine alla piaga del randagismo a Barile, per la sicurezza degli animali e dei cittadini.
Non ci si può affidare esclusivamente alla generosità dei volontari: occorre, di concerto con le associazioni e i volontari presenti sul territorio, prevedere delle serie e sistematiche misure politiche per mettere i volontari stessi in condizioni di operare.
Certa del fatto che il sindaco rimedierà tempestivamente, continuerò a monitorare la situazione.