La quarta commissione (Politica sociale) del Consiglio regionale della Basilicata, presieduta da Massimo Zullino (Lega), ha approvato alla unanimità il testo unificato di due proposte di legge “Norme per il riconoscimento e il sostegno del Caregiver familiare”, di iniziativa de consiglieri Bellettieri (FI) e Coviello (FdI) e “Caregiver familiare: riconoscimento e sostegno”, di iniziativa del consigliere Cariello (Lega).
Obiettivo della proposta di legge è quello di sostenere, promuovere e valorizzare la figura del Caregiver familiare anche attraverso l’istituzione di un “Registro” la cui finalità esclusiva è quella della raccolta dati.
Con il termine di derivazione anglosassone ‘Caregiver’ familiare ci si riferisce a coloro che, legati da vincoli affettivi, assistono in maniera volontaria e gratuita, un familiare che, in ragione dell’età avanzata o perché affetto da patologie croniche e invalidanti, non è in grado di condurre la propria vita in modo autonomo. Pertanto, si distingue dal Caregiver professionale (o badante), rappresentato da un assistente familiare che accudisce la persona non-autosufficiente, sotto la verifica- diretta o indiretta- di un familiare.
La Regione Basilicata, nell’ambito delle proprie competenze, sostiene, promuove e valorizza la figura del Caregiver familiare quale componente informale della rete di assistenza alla persona e risorsa del sistema integrato dei servizi sociali, socio-sanitari e sanitari. La Regione in relazione alle esigenze della persona accudita, tutela i bisogni del Caregiver familiare, attraverso interventi e azioni a suo supporto e sostiene iniziative che garantiscano alle persone non autosufficienti forme di assistenza che consentano loro la permanenza presso il proprio domicilio o in un contesto di relazione familiare.
I Comuni e le ASL, nei limiti delle risorse disponibili dalla programmazione regionale, riconoscono, collaborano e sostengono il Caregiver familiare nella sua relazione con la rete del welfare locale e vi assicurano il supporto e l’affiancamento necessario a sostenerne la qualità dell’opera di assistenza presentata. I servizi sociali, socio-sanitari e sanitari, previo consenso dell’assistito o di un suo tutore, forniscono al Caregiver familiare le informazioni sulle problematiche della persona assistita, sui bisogni assistenziali e le cure necessarie, sui diritti e sui criteri di accesso alle prestazioni sociali, socio-sanitarie e sanitarie, sulle diverse opportunità e risorse operanti sul territorio che possono essere di sostegno all’assistenza e alla cura, come previsto dal Decreto Legislativo 30 giugno 2003, n. 196.
Nell’ambito delle proprie competenze le Aziende Sanitarie, i Distretti, i Comuni, la Regione, le Associazioni dei pazienti e dei familiari promuovono iniziative di sensibilizzazione, di informazione e di orientamento, nonché, la realizzazione di guide informative relative ai servizi e alla iniziative pubbliche e private a sostegno dei Caregiver familiari.
La Regione Basilicata, nell’ambito della propria programmazione favorisce attraverso la rete integrata di servizi: il supporto di reti solidali ad integrazione dei servizi garantiti dalle reti istituzionali, di gruppi motivazionali e di mutuo aiuto per favorire il confronto e lo scambio di esperienze ed opportunità formative per la crescita della consapevolezza del ruolo del Caregiver familiare anche mediante l’accesso a elementi essenziali allo svolgimento delle azioni di cura e assistenza; la creazione di canali di comunicazione privilegiati anche con l’impiego delle nuove tecnologie della comunicazione e informazione che facilitino il costante rapporto tra gli operatori e il Caregiver familiare; l’istituzione del “Caregiver day” al fine di sensibilizzazione della comunità sul valore sociale del Caregiver da individuare dalla Giunta Regionale nei provvedimenti attuativi.
Gli ambiti socio territoriali, attraverso la rete integrata dei servizi, nei limiti delle risorse disponibili assegnate dalla Regione, assicurano al Caregiver familiare l’informazione, l’orientamento e l’affiancamento nell’accesso ai servizi necessari ai fini assistenziali attraverso sportelli front office; la formazione e informazione per lo svolgimento del lavoro di cura attraverso corsi gratuiti tenuti da personale esperto; il supporto psicologico per il benessere ed equilibrio personale e familiare; la domiciliarizzazione delle visite specialistiche nei casi di difficoltà di spostamento dell’assistito.
La rete di sostegno al caregiver familiare è costituita dal sistema integrato dei servizi sociali, socio-sanitari e sanitari e dalle reti di solidarietà. Fanno parte della rete di sostegno il responsabile del caso che è la figura di riferimento ed il referente del caregiver familiare; il medico di medicina generale, che è il referente terapeutico del familiare assistito; l’infermiere referente o case manager che, nell’ambito del piano di cura, assume la funzione di referente del caso; gli operatori dei servizi sociali, socio-sanitari e sanitari e i servizi specialistici sanitari, chiamati ad intervenire per particolari bisogni o specifiche necessità; il volontariato e la solidarietà di vicinato che rappresentano un’ulteriore risorsa della rete e possono essere attivati per arricchire il piano di cura e contrastare i rischi di isolamento del caregiver familiare.
Sono istituiti presso i Comuni costituiti anche in ambito socio-territoriale di cui alla L.R. n.4/2007 i Registri dei caregiver familiari, che hanno come esclusiva finalità la raccolta dei dati e delle competenze maturate nell’ambito delle attività di assistenza e cura da parte dei caregiver. La Giunta regionale, con deliberazione proposta dall’assessore competente in materia di salute e di politiche sociali, disciplina le modalità di iscrizione nel rispetto della normativa in materia di privacy. La Regione stanzia per ciascun anno finanziario 2021, 2022 e 2023 la somma di euro 200.000,00.
Sull’argomento sono intervenuti i consiglieri Bellettieri, Acito e Trerotola.
Hanno partecipato ai lavori della quarta Commissione consiliare, oltre al presidente Zullino (Lega), i consiglieri Trerotola (Pl), Polese (Iv), Sileo (Lega), Bellettieri e Acito (Fi), Vizziello (FdI) e Perrino (M5s).
Promozione legalità, sì a pdl da IV Ccp
Via libera a due leggi presentate dai componenti l’Ufficio di Presidenza e sottoscritte da tutti i consiglieri regionali. Avviato l’esame della pdl di Perrino su emissioni rivenienti da estrazioni petrolifere
La quarta commissione (Politica sociale) del Consiglio regionale della Basilicata, presieduta da Massimo Zullino (Lega), ha licenziato alla unanimità due proposte di legge nate in seno al Coordinamento per il contrasto alla criminalità organizzata presieduto dal presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Carmine Cicala.
La prima proposta “Interventi per la valorizzazione e il riutilizzo di beni ed aziende sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata” è il frutto di una fattiva collaborazione tra l’ufficio legislativo della Conferenza delle Assemblee Legislative e delle Province Autonome, il tavolo tecnico- politico del Coordinamento delle Commissioni e degli Osservatori regionali per il contrasto della criminalità e la promozione della legalità di concerto con l’ANBSC (Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata) e Anci nazionale. La pdl mira a contribuire a tre precisi obiettivi, che si collocano alla base della Strategia nazionale adottata dall’ANBSC. Il primo è di potenziare e qualificare la capacità di gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata da parte dei soggetti preposti, intervenendo sia sulla qualità e disponibilità delle informazioni a disposizione del pubblico, sia per il rafforzamento di competenze tecniche, motivazione e consapevolezza degli operatori della filiera. Il secondo obiettivo è utilizzare i beni immobili confiscati per potenziare e qualificare i servizi pubblici per i cittadini e le comunità locali e per creare nuova occupazione. Infine, il terzo obiettivo è accompagnare con rapidità la transizione alla legalità delle aziende confiscate, salvaguardando in tal modo l’occupazione dei lavoratori, attraverso l’utilizzazione di un sistema integrato di servizi ed incentivi.
La Regione per raggiungere gli obiettivi fissati promuove e sostiene il riutilizzo sociale, nonché la valorizzazione di beni ed aziende confiscati attraverso un sistema di interventi fondato sui principi di legalità e trasparenza attraverso l’effettivo riutilizzo sociale ed alla prevenzione di fenomeni di abbandono e conseguente degrado del patrimonio confiscato alla criminalità organizzata presente sul territorio regionale attraverso la definizione di progetti sostenibili; al monitoraggio delle esperienze in essere ed alla definizione di modelli di riutilizzo sociale sostenibili e replicabili; la centralità della tematica all’interno dell’intera programmazione regionale, assumendo la trasversalità della materia intesa di specifico interesse particolarmente per le politiche sociali e sociosanitarie, di sviluppo e turistiche, agricole e agroalimentari, culturali ed educative; alla strutturazione di progetti di inclusione sociale, lavorativa e abitativa delle persone appartenenti alle fasce deboli ed a rischio di esclusione e marginalizzazione, delle persone e delle comunità migranti, delle persone e delle comunità rom, sinti e camminanti; alla strutturazione di azioni di sviluppo produttivo, occupazionale, culturale e sociale del territorio regionale; alla definizione di percorsi di innovazione sociale e di reti e distretti di economia sociale e solidale, nei diversi settori di intervento e innanzitutto quelli individuati come strategici della fornitura di beni e servizi, del turismo responsabile ed esperienziale, della produzione agricola ed agroalimentare, con particolare riguardo agli interventi di agricoltura sociale di cui alla legge 18 agosto 2015, n. 141 (Disposizioni in materia di agricoltura sociale); alla promozione della cittadinanza attiva, della partecipazione democratica dei cittadini e della cultura della legalità, della giustizia e della solidarietà sociale, anche attraverso il coinvolgimento e la strutturazione di reti collaborative tra i diversi soggetti istituzionali, sociali, economici e culturali interessati.
La seconda legge “Osservatorio come organismo di supporto della Regione Basilicata in materia di contrasto e di prevenzione dei fenomeni mafiosi e di criminalità organizzata, nonché di promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile”.
L’Osservatorio verifica l’attuazione a livello regionale della normativa statale e degli indirizzi del Parlamento con riferimento al fenomeno mafioso ed alle altre principali organizzazioni criminali; raccoglie, analizza e mette a disposizione documentazione libera da vincoli di riservatezza e/o segretezza relativa alla presenza della criminalità organizzata nel territorio regionale, fermo restando il rispetto delle norme vigenti in materia di trattamento dei dati; analizza le principali cause dei fenomeni di infiltrazioni malavitose del lavoro irregolare, della corruzione, dell’usura, dell’estorsione e del riciclaggio presenti nel territorio regionale; raccoglie le informazioni e i dati utili ai fini della valutazione della trasparenza nel processo degli appalti, dalla genesi alla conclusione dei lavori; formula nelle materie di propria competenza, anche di propria iniziativa, osservazioni e pareri; organizza seminari tematici e iniziative di carattere culturale con le associazioni ambientaliste, le associazioni di volontariato e di promozione sociale operanti nel settore dell’educazione alla legalità e del contrasto alla criminalità organizzata e mafioso sul territorio dell’Osservatorio regionale sulla legalità e sulla criminalità organizzata e di stampo mafioso regionale; promuove iniziative rivolte agli studenti ed ai docenti di ogni ordine e grado per contribuire all’educazione alla legalità e allo sviluppo dei valori costituzionali e civici.
La Commissione ha infine avviato l’esame della proposta di legge di iniziativa del consigliere Perrino (M5s) “Introduzione di limiti emissivi di idrocarburi non metanici (NMHC) e idrogeno solfato ( H2S)”.
Tutela della salute delle popolazioni lucane più direttamente esposte alle emissioni rivenienti dalle estrazioni petrolifere. E’ questo il principale obiettivo della proposta di legge che – si legge nella relazione – punta a colmare un vuoto normativo creatosi in materia di limiti emissivi relativi, rispettivamente all’H2S, idrogeno solforato; ai c.d. “idrocarburi non metano o non metanici” (d’ora innanzi, “Non-Methane HydroCarbons”, “NMHC”).
Il presidente Zullino ha preannunciato sulla proposta di legge una serie di audizioni.
Sull’argomento sono intervenuti i consiglieri Perrino e Acito.
Hanno partecipato ai lavori della quarta Commissione consiliare, oltre al presidente Zullino (Lega), i consiglieri Trerotola (Pl), Polese (Iv), Sileo (Lega), Bellettieri e Acito (Fi), Vizziello (FdI) e Perrino (M5s).
Infermieri di famiglia, sì a pdl da IV Ccp
La proposta presentata da Sileo e Aliandro punta a migliorare e garantire la continuità assistenziale. Audito sull’argomento l’assessore alla Salute Leone
La quarta commissione (Politica sociale) del Consiglio regionale della Basilicata, presieduta da Massimo Zullino (Lega), ha licenziato alla unanimità la proposta di legge di iniziativa dei consiglieri Sileo e Aliandro (Lega) su “Disposizioni in materia di assistenza sanitaria”. In merito è stato audito l’assessore alla salute, Rocco Leone che si è detto favorevole alla legge.
La legge si prefigge l’obiettivo di migliorare e garantire la continuità assistenziale a livello territoriale, nell’interesse primario della salvaguardia del diritto, costituzionalmente garantito, di salute del cittadino, con l’impegno di assicurare il supporto nei confronti di tutti coloro i quali versano in condizioni di fragilità, non autosufficienza e difficoltà economica. Allo stesso tempo si persegue l’obiettivo del contenimento della spesa nella Pubblica Amministrazione, in particolare di quella sanitaria. La “regionalizzazione” del Servizio Sanitario comporta la “razionalizzazione” dello stesso attraverso la riduzione dei posti letto e degenze brevi, pertanto è necessario potenziare i servizi territoriali e l’assistenza domiciliare, al fine di far fronte ai problemi di salute legati all’invecchiamento della popolazione e alla diffusione di cronicità e al dilagare della pandemia dovuta al contagio da Covid-19. Uno strumento molto utile, introdotto dai protocolli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.), riguarda l’istituzione degli “Infermieri di famiglia e di comunità” e di ambulatori da essi condotti, entrambi strumenti che possono essere ritenuti fondamentali per il futuro dell’assistenza sul territorio, migliorando l’appropriatezza delle prestazioni e abbattendo i costi. Tale indicazione è stata già recepita e adottata in diversi Stati, tra cui anche l’Italia, a fronte della chiusura di molti piccoli presidi ospedalieri.
L’infermiere di famiglia è un infermiere che si occupa di assistenza in collaborazione con il medico di famiglia. Questa nuova figura infermieristica avrà il compito di assistere malati cronici ma anche malati in fase acuta che non richiedono cure praticabili solamente in ospedale: basti pensare ad epidemie influenzali, a persone dimesse dall’ospedale ma che necessitano di medicazioni o trattamenti farmacologici, a pazienti che praticano dialisi peritoneale, alle neo mamme alle prese con allattamento e svezzamento.
Al malato sarà quindi consentito di essere assistito dall’infermiere direttamente presso il proprio domicilio, con la prospettiva di contribuire a ridurre gli accessi al Pronto Soccorso, le degenze ospedaliere, nonché le riammissioni, operando insieme al medico di famiglia come filtro per quegli eventi patologici gestibili con successo o, addirittura, con maggiore efficacia a livello domiciliare.
Gli ambulatori infermieristici producono anch’essi la riduzione dei tempi di attesa per le prestazioni, del numero e della durata dei ricoveri ospedalieri, delle richieste di intervento, degli accessi in Pronto Soccorso e delle riammissioni ospedaliere. Costituiscono, inoltre, un punto di riferimento concreto per la popolazione bisognosa di informazioni, sicurezze ed una risposta sanitaria adeguata.
Negli ambulatori condotti dagli infermieri previste gratuitamente numerose prestazioni, dalle medicazioni alle terapie farmacologiche, dall’elettrocardiogramma ai prelievi, dalla misurazione e monitoraggio dei parametri vitali alla misurazione della glicemia, colesterolemia, eccetera; fornita una corretta informazione sull’uso dei farmaci e una consulenza circa la prevenzione, la cura e la riabilitazione per tutto quanto concerne le prestazioni di competenza. Previsti inoltre corsi di formazione rivolti ai familiari impegnati nell’assistenza domiciliare dei propri congiunti, ed una informazione inerente ai servizi che trattano le problematiche legate alle dipendenze, anche con iniziative utili a prevenire ed arginare il fenomeno, quali le campagne formative ed informative. Gli ambulatori infermieristici svolgeranno, altresì, compiti di raccolta e documentazione circa gli atti sanitari legati alla storia della persona assistita, integrandosi con altri servizi ospedalieri territoriali e con altri operatori (quali fisioterapisti, psicologi, assistenti sociali, eccetera). Gli ambulatori infermieristici costituiranno un riferimento e un filtro per le problematiche sanitarie socio- assistenziali legate a pazienti psichiatrici o con problemi di dipendenza da droghe o alcool, in collaborazione con il medico di base e i servizi territoriali già esistenti (come, ad esempio, il SERT).
Gli ambulatori infermieristici e l’infermiere di famiglia si configurano, inoltre, quali strumenti in grado di alleggerire le strutture ospedaliere nel monitoraggio dei pazienti contagiati dal virus Covid-19. Il Piano regionale ‘Convivere con il COVID19 e contenerlo’ stabilisce che le autorizzazioni di spesa siano prevalentemente indirizzate, tra le altre, al reclutamento di personale infermieristico e all’introduzione della figura dell’infermiere di famiglia/o di comunità.
La legge prevede l’utilizzo della telemedicina e del teleconsulto a supporto sia dell’infermiere di famiglia, che degli ambulatori infermieristici. Con la telemedicina si potrà monitorare il paziente attraverso l’utilizzo di dispositivi predisposti in base alle malattie di cui soffre, mentre con il teleconsulto (o televisita) metterlo in collegamento con il medico specialista per un controllo approfondito.
L’impiego dell’infermiere di famiglia e degli ambulatori infermieristici dotati anche di sistemi di teleconsulto, rappresentano una nuova modalità di operare in grado di assicurare, risparmiando, prestazioni assistenziali di qualità sul territorio, di offrire al cittadino una risposta ai problemi di salute sempre più qualificata, efficace ed efficiente, nonché di valorizzare le eccellenze ottenute nelle strutture di ricovero che spesso non trovano continuità sul territorio.
In ogni Distretto della Salute, ai sensi dell’articolo 4 comma 1 della L.R. 1 luglio 2008 n. 12, il SSR istituisce gli “ambulatori territoriali assistenziali ˈH12ˈ/ˈH24ˈ”, così strutturati: “servizio H12” su cinque giorni la settimana e “servizio H24” su sette giorni la settimana.
Gli “ambulatori territoriali assistenziali – Case della Salute” sono costituiti da un gruppo di professionisti composto da medici e da infermieri di famiglia/comunità, i quali operano in forma associata, secondo le forme previste dalla normativa vigente e conformemente alle modalità organizzative definite dalla Giunta regionale, su proposta dell’assessore alle Politiche per la Persona
Negli ambulatori territoriali assistenziali – Case della Salute vengono svolte le seguenti prestazioni:
erogazione atti medici indispensabili; prescrizione di farmaci non di esclusiva pertinenza ospedaliera; teleassistenza, teleconsulto, telediagnosi, telemonitoraggio.
Sull’argomento sono intervenuti i consiglieri Trerotola, Perrino, Acito, Sileo e Vizziello.
Hanno partecipato ai lavori della quarta Commissione consiliare, oltre al presidente Zullino (Lega), i consiglieri Trerotola (Pl), Polese (Iv), Sileo (Lega), Bellettieri e Acito (Fi), Vizziello (FdI) e Perrino (M5s).
Medicina di laboratorio, sì a delibera Giunta da IV Ccp
Audito il dirigente Giuseppe Montagano. Ascoltate anche le rappresentanze sindacali della UIL FPL e FIALS per le problematiche inerenti le procedure concorsuali del personale sanitario della Regione Basilicata
La quarta commissione (Politica sociale) del Consiglio regionale della Basilicata, presieduta da Massimo Zullino (Lega), ha licenziato alla unanimità la delibera di Giunta relativa al Piano di riorganizzazione della rete delle strutture private accreditate di medicina di laboratorio – modifiche ed attualizzazione della D.G.R. n. 342/2016. In merito è stato audito il dirigente del Dipartimento Salute, Giuseppe Montagano.
La Regione Basilicata con il documento intende riorganizzare la rete regionale dei laboratori privati accreditati ai sensi della LR n.28/2000 e smi, in attuazione dell’ art.15 della LR n.S/2015 che definisce la soglia a regime di 200.000 prestazioni/annue da raggiungere progressivamente alla fine del triennio 2021-2023, quale limite inderogabile e vincolante al di sotto del quale procedere all’aggregazione delle strutture, recependo le indicazioni contenute nel documento “Criteri per la riorganizzazione delle reti di offerta di diagnostica di laboratorio” e nella circolare del Ministero della Salute. Le linee di indirizzo del documento concernono la creazione di “Reti” di laboratorio finalizzate alla concentrazione dell’attività analitica in strutture ad alto volume di attività ed alla contestuale presenza diffusa sul territorio di Punti Prelievo per assicurare facilità di accesso degli utenti ai servizi della medicina di laboratorio per il miglioramento della qualità; la modulazione delle soglie minime di produzione per i laboratori, autonomi o in rete, per il raggiungimento, come disposto dall’ art.15 della LR n.S/2015, della soglia a regime di almeno 200.000 esami complessivamente effettuati in sede, con oneri a carico del SSN e a totale carico dell’utente (in regime di solvenza). Tale volume deve essere raggiunto nell’arco del triennio 2021-2023 con la seguente modulazione: almeno 50.000 esami nell’anno 2021, almeno 100.000 esami nell’anno 2022, almeno 200.000 esami nell’anno 2023 e seguenti; la definizione delle modalità di trasferimento dei campioni biologici tra strutture e la regolamentazione dell’esecuzione degli esami presso altre strutture; la previsione di programmi specifici di controllo interno di qualità e la partecipazione a programmi accreditati di Valutazione Esterna della Qualità (VEQ), gestiti da soggetti terzi indipendenti dalle aziende di produzione e di servizio del settore della medicina di laboratorio.
La Regione Basilicata definisce quali soggetti operanti nella rete regionale dei laboratori accreditati
istituzionalmente ai sensi della LR n.28/2000: il laboratorio autonomo, il laboratorio accentrato di rete e il punto prelievo di rete. I laboratori che non raggiungono nell’anno di riferimento la soglia minima prevista di esami erogati in sede, per operare con oneri a carico del SSN nell’anno successivo a quello di riferimento, devono aggregarsi in rete. I laboratori che, non avendo il requisito della soglia minima prevista nell’anno di riferimento, non aderiscano ad alcun modello aggregativo in rete o non afferiscano ad un Laboratorio Hub della rete pubblica, non possono operare con oneri a carico del SSN nell’anno successivo a quello di riferimento e non sono inseriti nell’atto ricognitivo annuale.
La Commissione ha quindi audito le rappresentanze sindacali della UIL FPL e FIALS per le problematiche inerenti le procedure concorsuali del personale sanitario della Regione Basilicata.
Per la Uil Fpl sono intervenuti Antonio Guglielmi, Giuseppe Verrastro, Raffaele Pisani. Da parte di tutti evidenziate “le criticità emerse rispetto ai concorsi unici regionali nella sanità e chiesta attenzione per i precari che hanno svolto il lavoro in tempo di emergenza nelle aziende sanitarie. Per i sindacati vanno previsti titoli preferenziali nei concorsi per tutti i precari ed eliminare la forma preselettiva oltre che prorogare la scadenza dei contratti fino all’espletamento dei concorsi. Necessario attenzionare tutto il personale che ha prestato l’attività in periodo di emergenza e non solo quello assegnato alle unità covid. Il piano per il concorsone va rimodulato ed è necessario aggiungere ai quasi 1300 posti da assegnare già deliberati anche quelli attualmente ricoperti dai circa 600 precari”.
Per la Fials sono stati auditi Giuseppe Costanzo e Mario Tamburriello. Da parte loro anche “la richiesta di prevedere una riserva di posti interni per il personale amministrativo e la necessità di valorizzare anche il personale Oss infermieristico delle strutture private”.
Sull’argomento sono intervenuti, oltre al presidente Zullino che ha elogiato il lavoro svolto in tempo di pandemia dagli autisti soccorritori, i consiglieri Mario Polese (IV) e Gerardo Bellettieri (FI).
Hanno partecipato ai lavori della quarta Commissione consiliare, oltre al presidente Zullino (Lega), i consiglieri Trerotola (Pl), Polese (Iv), Sileo (Lega), Bellettieri e Acito (Fi), Vizziello (FdI) e Perrino (M5s).