Carmine Croce, componente commissione regionale di garanzia Pd Basilicata, in una nota risponde al segretario cittadino Pd Potenza Donato Pessolano. Di seguito la nota integrale.
Caro segretario, è vero non è il tempo delle fughe ma sicuramente è il momento dell’analisi di una pesante sconfitta e di azioni consequenziali. È vero che gli errori non sono solo dell’ultimo anno e anzi vengono da lontano, così come è vera la situazione di inagibilità politica all’interno dell’amministrazione comunale da te ereditata. Ma caro segretario, proprio uscire da tale situazione faceva parte del tuo mandato e non mi sembra che il partito abbia creato tanti momenti di discussione e di analisi per superare le divergenze esistenti. Compito del segretario è proprio quello di unire le diverse sensibilità e portarle ad una sintesi unitaria che doveva poi rispecchiarsi in una lista capace di riconquistare almeno una parte di elettori. Abbiamo invece assistito, quasi inermi, alla fuga di classi dirigenti verso altri partiti, anche di centro destra, o verso movimenti che alla nostra sinistra hanno saputo interpretare meglio di noi le esigenze dei cittadini. Non siamo stati presenti sui temi e sugli argomenti che interessano la gente, non abbiamo detto niente su trasporti, centro storico, contrade ecc..; non abbiamo saputo insomma dare ai cittadini un programma e una visione di città oltre a non essere riusciti ad avere rapporti leali e costruttivi con le altre forze del centro sinistra. Alla fine si è costruita una lista senza alcun appeal, dove una metà dei candidati ha raccolto solo 150 voti ed a loro deve andare il nostro più grande grazie perché ci hanno creduto e ci hanno messo la faccia senza peraltro avere alcun sostegno dal partito. Ma caro segretario la lista non si fa negli ultimi 15 giorni chiedendo a telefono ai vari capo correnti i nomi di persone disponibili a candidarsi . Non è così che si fa. Ora per il bene del partito, per ripartire, c è bisogno di nuove idee, di nuova linfa e di nuovo entusiasmo e tutto questo potrà aversi solo con l’azzeramento degli attuali organi e con un congresso straordinario.