Rocco Rosa di Talenti Lucani riapre il dibattito sul Casino Padula a Matera. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Nel dicembre del 2012 il responsabile unico del procedimento (RUP) in sigla certificava che i lavori riguardanti la riqualificazione del cosidetto Casino Padula a Matera si erano conclusi, che tutte le opere erano state fatte, tutte le spese pagate ed era stato perfino fatto l’accatastamento e che quindi, dal punto di vista tecnico, il progetto era stato portato a termine ed era operativo secondo lo scopo che il progetto stesso si era dato. Già, solo che quello scopo non può essere raggiunto per il semplice fatto che non ci sono le caratteristiche tecniche per ospitare un asilo, una scuola materna o comunque servizi socioassistenziali per disabili ecc.. A chi ha osservato che si erano utilizzati soldi dell’Europa per fare una cosa che non si è fatta, perché la riqualificazione doveva prevedere anche un certo tipo di consolidamento previsto dalle leggi, gli hanno risposto da tutte le parti trattandolo a pesci in faccia e lui, Pio Abiusi, è andato dritto, contestando in tutte le sedi l’inappropriatezza dell’opera e il non rispetto delle finalità. Adesso si scopre che aveva semplicemente ragione perché da quel settembre 2012 la struttura non ha aperto un solo giorno e sta lì fra erbaccce e mezze recinzioni a testimoniare l’assoluta cecità di certa burocrazia comunale e regionale. Oggi si scopre pure che non tutto era stato fatto e che lo stesso RUP ha dovuto chiedere ulteriori finanziamenti per pagare il collaudo, una cifra intorno a 37 mila euro. Che cosa è successo lo abbiamo detto già altra volta: a collaudo in corso, e ad avvenuto pagamento dei lavori fatti, ci si è domandati quale destinazione dare alla struttura, quasi che il progetto fosse impostato nel senso di facciamo i lavori e poi vediamo. Difatti nella conferenza di servizio del 2 dicembre 2014 la rappresentante del Comune si lamenta che nella interlocuzione con gli organi politici circa la destinazione dell’immobile “ sono emersi solo indirizzi generici, parlando di “ servizi socioassistenziali, educativi, sportivi, rivolte a minori, famiglie, anziani etc, nonché la possibilità di adibire la struttura ad attività culturali, turistiche e azioni di inserimento lavorativo”. C’è da immaginarsi l’imbarazzo di un funzionario che è chiamato a fare una gara per l’allestimento interno; che dovrà mettere nel capitolato? Uffici? Attrezzi per palestra? Attrezzature sanitarie? L’allestimento di un Museo?. Ecco per questo motivo a dieci anni dall’inizio della costruzione, siamo ancora a dover pagare la guardiania per una struttura terminata e che non è operativa, perché per il regolamento europeo essere operativa significa produrre gli effetti per i quali è nata. Come dire che l’essenziale è far lavorare una impresa. Poi vediamo che ne facciamo. Intanto l’uomo che non cede mai è andato alla Corte dei Conti, a chiedere dove e come è configurabile un danno erariale. Certo se l’Europa dovesse chiedere i soldi indietro, sarebbe un bel casino: Il casino Padula appunto.