Nell’ultima seduta del Consiglio Comunale di Ferrandina del 7 giugno il Sindaco Carmine Lisanti ha annunciato la riqualicazione del Castello di Uggiano. Di seguito i particolari.
Finalmente le origini della città Aragonese sarà testimoniata e raccontata al mondo tramite il suo più autorevole monumento storico “il Castello di Uggiano”, che ritorna di proprietà della Comunità Ferrandinese, e di conseguenza si potrà procedere con un colossale e costosissimo restauro totale, in modo tale da renderlo fruibile a turisti ed appassionati di storia antica, sappiate che l’ultimo restauro risale al 1347 da parte di un certo “Mastro Jacopo Trifogli da Stigliano”.
Queste le parole del Sindaco:
“Sono veramente orgoglioso di comunicare l’acquisizione definitiva al patrimonio comunale del Castello di Uggiano, che finalmente potrà essere riqualificato e valorizzato quale formidabile attrattore per il turismo naturalistico e culturale, un sentito ringraziamento voglio rivolgerlo alla maggioranza, alla giunta, agli uffici comunali ed all’ Amministrazione precedente, che hanno sostenuto e seguito il delicato e complesso percorso amministrativo, consegnando ai ferrandinesi questo straordinario obiettivo”.
La Comunità è orgogliosa del risultato raggiunto, e ancor di più quando vedrà realizzato l’enorme restauro a testimonianza delle proprie antichissime origini, da troppo tempo trasformato in ruderi cadenti ed ammasso di pietre, oggi sicuramente felici per aver appreso la lieta notizia, ma preoccupati di quanto tempo ancora ci sarà bisogno prima di rivederlo rinato a nuova vita…? Per il momento grazie Sindaco!!!
Cenni storici:
Le origini del Castello non sono ben documentate, il primo insediamento, probabilmente, nacque come “pago” di Metaponto e come presidio alla grossa arteria viaria e commerciale che, seguendo il percorso del torrente Vella, si dirigeva verso l’interno. Dopo la distruzione di Metaponto (II sec. a.C.), e con l’avvento di
Roma, Uggiano subì un notevole ridimensionamento cui conseguì un forte depauperamento della zona (Sottrazione e dispersione di capacità produttive, di rendimento, di efficienza, di vitalità, impoverimento del
terreno, in seguito al consumo delle sostanze nutritive a opera delle coltivazioni).
I Romani, infatti, impegnarono le loro risorse a potenziare le strade che dalla Campania portavano in Calabria (Moliternun, Grumentum) ed in Puglia (Potenza, Melfi, Venosa, Brindisi).
Il periodo Bizantino
Per notare un certo risveglio bisognerà aspettare il dominio dei Bizantini, con l’avvento dei quali le popolazioni che avevano abbandonato le primitive sedi tornarono a ripopolarle, come dimostrano le monete dell’epoca, rinvenute presso Uggiano, risalenti per lo più al VII e VIII secolo dopo Cristo.
È appunto a tale epoca che bisogna far risalire la prima struttura fortificata che fu completata più tardi, intorno all’anno mille, con l’arrivo di Bugiano Catapano, inviato da Costantinopoli a difendere le terre del
Meridione contro Melo ed i Normanni.
Data l’affinità dei due termini (Bugiano ed Uggiano) alcuni studiosi hanno riferito la ristrutturazione ed il completamento del Castello a questo generale.
I Longobardi a partire dal VII secolo d.C. Uggiano (dai testi Oblano) entrò a far parte del grande Gastaldato del Latiniano, territorio il cui centro era situato tra le valli del Sinni e dell’Agri.
I Normanni
Con l’arrivo dei Normanni il Castello assume un ruolo ancora più determinante; infatti la prima notizia storica documentata relativa al Castello di Uggiano risale al 1023 – 1029, anni in cui due mussulmani, certi
Rajka e Saffari, assediarono il Castello e lo espugnarono per tradimento di un certo Gotifredo.
Altro riferimento è quello del 1058, anno in cui Roberto il Guiscardo, non essendo riuscito a prendere Montepeloso (Irsina), rivolse la sua attenzione ad Uggiano, riconquistando il Castello “cum paucis” anche
perché ritenuto strategicamente più forte ed importante.
In quest’epoca, probabilmente, il Castello fu ristrutturato in modo da adeguarlo alle nuove esigenze difensive.
Intorno al 1133 il territorio passò nelle mani di Ruggero II in seguito ad una grande battaglia avvenuta in località “Coste dell’Abate” da lui vinta.
Altro riferimento storico è il Catalogus Baronum, ovvero l’elenco normanno dei feudatari tenuti al servitium feudale, da cui si evince che un certo Rogerius de Ogiano possedeva il feudo di Sant’Arcangelo di cui
Uggiano faceva parte.
Gli Svevi
Al dominio normanno subentra quello degli Svevi con Enrico VI figlio del Barbarossa.
Sotto il regno di Federico II Uggiano divenne fondo di casa Sveva ed infine nel 1269 fu donato a Pietro di Belmonte conte di Montescaglioso.
Gli Angioini
Sotto gli Angioini l’università di Uggiano raggiunge il massimo splendore, nei registri della tassazione focatica della Cancelleria Angioina degli anni 1276-1277 risulta che Uggiano contava una popolazione di 400
fuochi (famiglie) rappresentando così una delle più grandi università della Basilicata.
Secondo alcuni studiosi , questo non deve far pensare che intorno al castello vi fosse un insediamento di tale rilevanza, ma che Uggiano fosse il nome dell’attuale Ferrandina nella sua attuale posizione e che il Castello assolvesse prevalentemente funzioni difensive e di presidio della zona (Uggiano nomine Ferrandine).
Nel 1308 Uggiano, in quanto parte del feudo di Andria, fu portato in dote da Beatrice, ultima figlia di Carlo II d’Angiò, ad Azzo d’Este.
Dopo la morte di questi, Beatrice sposò in seconde nozze Bertrando del Balzo, cui portò ancora questa terra in dote.
In tale epoca fu necessaria una ristrutturazione generale dovuta probabilmente a motivi di ordine statico in seguito alle frane ed agli slittamenti del terreno ove sorgeva il Castello.
Nel 1309 fu infatti chiamato, dalla vicina Stigliano, Mastro Jacopo Trifogli affinché curasse il rifacimento delle fortificazioni, il consolidamento delle strutture di difesa e l’abbellimento delle zone
adibite a residenza.
Tale intervento “attesta l’apice della gloria e l’inizio del declino del glorioso maniero.
Giovanni da Salandra nel 1404 curò una nuova ristrutturazione ed un rifacimento completo del mastio, il cui ponte levatoio doveva servire a collegare il Castello con l’esterno, altrimenti separati da un
camminamento forzato.
Alla guida del Feudo successe, dopo alcune generazioni, Pirro del Balzo, reintegrato dal re Ferdinando I con un atto del 20 dicembre 1430 con cui lo si perdonava di alcune ribellioni da lui organizzate.
Lupo Protospata, informazioni storiche acquisite, è da considerare la presenza di alcune date importanti riportate su tre pietre.
La prima pietra è murata a destra del portale dell’ingresso con arco a sesto acuto (angioino) che dava accesso agli appartamenti del castellano.
“HOC OPUS FECIT MAGISTER JACOPUS TRIPOGIANUS DE AUSTILIANO ANNO DOMINI 1347”
Tale iscrizione conferma che un importante rifacimento del Castello fu effettuato da Mastro Iacopo Trifogli da Stigliano, il quale curò il rifacimento delle fortificazioni e l’abbellimento delle zone adibite a residenza.
La seconda iscrizione, probabilmente un tempo murata sulla facciata interna alla cinta muraria, è custodita nell’atrio della vicina masseria Lisanti, posta ai piedi delle pendici del Castello. Essa raffigura un delfino che salva un infante e porta incisa la data del 1409.
La terza iscrizione si trova sulla facciata della masseria Lisanti. Si pensa che originariamente si trovasse presso la chiesa di S. Domenico, costituita ormai da ruderi e situata al termine della strada interpoderale che porta al castello. Essa riporta la data del 1478 “MENSIS MARCI 1478”. Tale data è l’ultima alla quale possiamo fare riferimento per la storia del Castello.
Descrizione del sito
L’ubicazione del Castello di Uggiano sorge sul dorso di una collina, situata a circa 5 km a Nord-Ovest dell’abitato di Ferrandina, a 479 m. sul livello del mare.
Il sito si estende tra: il Canale Lavannara ed il Fosso del Varvaro (a Nord-Ovest); le formazioni argillose calanchive delle Coste di Uggiano, lungo il torrente Vella (a Sud-Est).
Il Castello è raggiungibile, da Ferrandina, percorrendo la provinciale per Salandra per circa due chilometri sino al dosso della contrada Serra; lì si innesta una strada interpoderale asfaltata che si arresta, dopo altri tre chilometri, all’altezza della masseria Lisanti posta alle falde della collina di Uggiano.
L’ultimo tratto di cammino da compiersi per giungere al Castello è esclusivamente pedonale e poco agevole.
Per la propria posizione geografica e per la sua altitudine, la collina domina una vasta estensione di territorio: dalla sua sommità è visibile il percorso viario che da Craco e Montalbano giunge allo Jonio spingendosi fino ai monti calabri.
Pertanto, Uggiano ha sicuramente assunto valore strategico già a partire dai primi insediamenti.
La sua importanza territoriale deriva, inoltre, dal fatto che è posto al centro di due direttrici di movimento: la prima Sud-Nord, dal mare verso l’interno (e viceversa); la seconda Est-Ovest, lungo la linea che
parallelamente al mare Jonio, partendo da Matera e attraversando le cinque valli fluviali lucane, giunge al Senisese.
La morfologia, la collina di Uggiano presenta in pianta una forma allungata, pressoché sub-ellittica, con asse maggiore allineato secondo la direttrice Nord-Sud.
La sezione verticale è a forma di tronco di cono e presenta alla sommità una zona pianeggiante di circa 6.700 mq.
La zona immediatamente attigua alle mura perimetrali del Castello degrada con andamento subverticale; in alcuni punti l’inclinazione raggiunge i 51° con una pendenza del 125%, fatto che rendeva la fortezza
inaccessibile ma che ne ha probabilmente causato la continua instabilità.
Si passa quindi in maniera rapida dai 479 mt in sommità ai 440 mt (s.l.m.) in corrispondenza di una terrazza di mezzacosta, molto evidente sul lato Est, e che diviene percorso carrabile sul lato Ovest.
Dopo lo strapiombo la pendenza si fa meno accentuata, particolarmente sul lato Ovest – Nord Ovest lungo il quale si notano i resti di insediamenti urbani.
Tutta l’area è fortemente instabile a causa della pendenza suddetta e del rimaneggiamento degli agenti atmosferici e meteorici.
Le pendici, in prossimità dei torrenti Vella e Salandrella, si presentano attraversate da solchi più o meno profondi che si sono evoluti nel tempo dando alla collina l’aspetto calanchivo tipico della zona.
Descrizione dell’immobile
Il Castello occupa una superficie elevata (circa 6.700 mq) che si sviluppa all’interno di una poligonale che descrive le mura perimetrali e le cui diagonali sono dell’ordine di m. 140 e di m. 60.
All’interno della superficie del maniero è possibile distinguere essenzialmente i sei complessi strutturali che vengono illustrati nel seguito.
L’ingresso principale In corrispondenza del lato Nord-Ovest del Castello è presente quello che viene individuato come ingresso principale della fortezza.
L’ingresso è raggiungibile solo mediante una piccola stradina molto erta che si inerpica tra i resti crollati.
Esso è costituito da un arco affiancato e protetto da due torri di cui solo quella destra (entrando) presenta ancora i suoi lineamenti. La torre a sinistra del portale di ingresso è completamente crollata.
Le mura di cinta ed i torrioni
Il Castello era cinto da mura alte dai 7 ai 12 metri, il cui spessore variava da un minimo di mt. 1,50 ad un massimo di mt. 3,00.
Ciascun vertice della poligonale terminava in una torre quadrata di dimensioni variabili sempre aperte verso l’interno.
In totale le torri erano cinque, probabilmente, ma le attuali condizioni non permettono di effettuare una lettura precisa della loro collocazione e della loro sagoma.
A giudicare da foto storiche riguardanti il torrione Sud-Est, le torri si sviluppavano su due piani fuori terra (rispetto al livello dei cortili interni del Castello) realizzati mediante solai costituiti da quattro pietre angolari
aggettanti su cui erano poste travi di spessore tra i 20 ed i 30 centimetri.
Su queste ultime era poggiato l’assito e sull’assito, per uno spessore di circa cm. 10, vi era un manto di copertura molto simile al moderno calcestruzzo.
Le torri erano dotate di servizi igienici ricavati nello spessore del muro e quelle più grandi possedevano un piano interrato che serviva probabilmente a contenere acqua piovana o scorte.
Lo sperone Sud delle mura costituisce la parte strutturale che per prima viene ammirata pienamente avvicinandosi al Castello, dopo aver percorso una strada di campagna, e sorge imponente sovrastando la
masseria e la strada di accesso.
Inizialmente di forma triangolare, esso è formato attualmente da due setti murari completamente indipendenti strutturalmente.
I frammenti crollati, alcuni di grosse dimensioni, si trovano a mezzacosta parzialmente coperti da terra ed erbacce.
La parete Nord-Ovest, più alta, presenta una fessura praticamente verticale, con semplice discostamento orizzontale dei filari di pietre.
Torre Sud-Est crollata, i cortili, tra i vari edifici vi erano cinque cortili separati l’uno dall’altro da spesse mura in modo da permettere la difesa anche all’interno del Castello se il nemico fosse riuscito ad oltrepassare la
cinta esterna.
I cortili più grandi erano dotati di cisterne che raccoglievano le acque piovane direttamente dai tetti mediante una serie di condotti in laterizio la cui immissione è visibile alla base delle mura.La Cappella è situata sul lato ovest degli appartamenti residenziali, presenta una pianta rettangolare ed era probabilmente dedicata a San Lorenzo.
Era dotata di un piccolo nartece e terminava con un’abside le cui fondazioni sono ancor oggi visibili.
La residenza del Castellano
All’interno, protetta dagli edifici circostanti, vi era la residenza signorile delimitata dai cortili, dal muro della scuderia e da pareti al di sopra del camminamento di ronda sui lati Est e Nord-Est onde assicurare agli
abitanti la massima protezione e privacy.
L’ingresso all’appartamento, costituito da un grande portale sormontato da un arco ogivale di fattura angioina, immetteva direttamente in un grande ambiente di disimpegno tra le ali Sud e Nord
dell’appartamento del castellano.
Le caserme A Nord-Est e ad Ovest Sud-Ovest erano ricavati gli alloggi per i soldati della guarnigione.
Sono costituiti da circa 20 locali delle cui murature non sono evidenti tracce complete; questo per il fatto che le strutture si trovavano a ridosso della cinta muraria crollata per scalzamento.
L’esterno del Castello, lungo i fianchi della collina, sottostanti alle mura, erano sicuramente disposte tante piccole abitazioni costruite con materiali poveri, di cui restano alcune tracce visibili.
Oggi, a testimoniare la loro presenza, non rimangono che poche pareti, scarnificate dall’erosione e dai crolli delle sovrastanti mura del Castello.
A sud la grande quantità di ossa umane fatte affiorare dall’aratro, secondo quanto raccolto da informazioni verbali, fa supporre che vi fosse una zona adibita alla sepoltura dei morti.
In basso, ai piedi delle pendici del Castello, sono presenti le strutture di una masseria (masseria Lisanti) e i ruderi di una Chiesa dedicata a San Domenico