Le piogge alluvionali delle ultime settimane hanno accentuato il rischio, da noi storico, del dissesto del suolo. Sono due le facce della stessa medaglia: da una parte, la gestione di un territorio molto antropizzato, complesso, da sempre fragile, dove regnal’abuso di consumo del suolo, in buona parte sottratto all’agricoltura. Dall’altro, la necessità di prevenire ed affrontare le conseguenze del cambiamento climatico, che moltiplica la potenza, l’intensità degli eventi meteo e di conseguenza gli effetti disastrosi delle calamità naturali. Ad affermarlo è il vice presidente del Consiglio Regionale Paolo Castelluccio (Fi) per il quale le emergenze registrate in più parti d’Italia, con il pesante bilancio di morti, e i danni provocati al nostro territorio segnano il fallimento del pacchetto di interventi denominato “Italiasicura” voluto dal Governo per circa 27 miliardi di euro che dovrebbero finanziare 9.400 cantieri. Risorse che peraltro vengono spese con eccessiva lentezza, e che come dichiara lo stesso ex coordinatore di Italiasicura, Erasmo d’Angelis, non sono sufficienti a risolvere i problemi di prevenzione strutturale del Paese, anche in assenza delle mappe dei rischi in molte Regioni. E l’annunciato piano Casa Italia per l’adeguamento sismico del patrimonio edilizio, per la riqualificazione del costruito e la riduzione del rischio idrogeologico è rimasto lettera morta sino a rendere l’Italia meno sicura.
Nel sottolineare che la programmazione delle risorse della cosiddetta coda del PO FESR BASILICATA 2007/2013, prima di avviare la programmazione del nuovo sessennio 2014-2020, prosegue a fasi alternate dovute all’iter tecnico-burocratico dei progetti e alla carenza di personale da parte di Regione e Comuni, Castelluccio afferma che gli strumenti ci sono, le possibilità tecniche ed economiche per attuarli anche, quindi si spera che si possa nel breve mettere in atto un piano organico e concreto. Quello presentato con il Rapporto Manutenzione Italia 2016 – Azioni per l’Italia sicura dell’Associazione nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e Acque Irrigue (Anbi)ad esempio – riferisce il vice presidente del CR – prevede 3.581 interventi per la riduzione dei rischi da dissesto idrogeologico per oltre 8 miliardi di euro, di cui in Basilicata 27 interventi per circa 106milioni di euro. Si tratta perlopiù di manutenzioni straordinarie delle opere di bonifica, di sistemazioni idrauliche, di ripristino di fenomeni di dissesto nei territori, in cui operano i consorzi. E riguardano: lavori di adeguamento e ristrutturazione di corsi d’acqua; lavori di manutenzione straordinaria di adeguamento della rete di bonifica, delle quote arginali e delle idrovore e di realizzazione di canali scolmatori; interventi di manutenzione sul reticolo idraulico a difesa dei centri abitati; realizzazione di opere per la laminazione delle piene e, infine, lavori di stabilizzazione delle pendici collinari e montane. A questi interventi straordinari deve conseguire una manutenzione ordinaria svolta dai consorzi, purtroppo anche da noi inadeguati persino ad affrontare compiti ordinari. Il Piano si affianca poi a una serie di misure che stanno prendendo piede. Dopo l’istituzione della Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche presso la presidenza del Consiglio dei ministri, si è arrivati al Piano ‘Casa Italia’, che comprende un pacchetto di interventi con orizzonte pluriennale (10-20 anni) per l’adeguamento sismico del patrimonio edilizio, per la riqualificazione del costruito e per la riduzione del rischio idrogeologico. Purtroppo – conclude – prima di avviare i cantieri veri e propri passa troppo tempo. C’è ancora molto da fare e soprattutto da recuperare ma se si riusciranno ad unire in modo proficuo le competenze che non mancano a una visione concreta di pianificazione degli interventi potrebbero finalmente arrivare dei risultati in tempi certi.
Set 11