“Nelle dichiarazioni dell’ ad Eni Descalzi non c’è solo una prima importante ammissione di responsabilità nei confronti della comunità lucana con la volontà di chiedere scusa ma anche riferimenti a progetti su gas, energie rinnovabili, chimica verde. In particolare si sono perse le tracce del progetto di ricerca e di sviluppo industriale sulla ‘chimica verde’ in Basilicata, un progetto che interessa la Valbasento e prevede il coinvolgimento di strutture di ricerca della Regione, dell’Enea di Trisaia e dell’Università di Basilicata. Un’iniziativa che attraverso la realizzazione di un impianto di estrazione della gomma, un impianto di valorizzazione della biomassa risultante dal processo di estrazione, ha un contributo diretto anche nell’occupazione della filiera agricola con circa 5000/6000 ettari di nuova coltivazione e quindi diverse migliaia di giornate di lavoro”.
Ad affermarlo è il vice presidente del Consiglio Regionale Paolo Castelluccio (Forza Italia) sottolineando che “ per il futuro della ValBasento i programmi Eni per la chimica verde hanno al centro un sistema che vede Agricoltura e Industria collegate per una nuova cultura economica che tende a produrre prodotti e non rifiuti, una cultura industriale attenta all’ecologia e compatibilità ambientale dei prodotti. Esistono inoltre collegamenti sia pure indiretti tra questi progetti e quelli di Matera Capitale della Cultura Europea 2019 nonché esempio mondiale di Rigenerazione Urbana, per lanciare un nuovo modo di fare economia, fondato su un’agricoltura e un’industria capaci di relazionarsi per la valorizzazione delle risorse territoriali e per l’offerta di prodotti nel pieno rispetto della natura e dell’ambiente, diversamente dal passato”.
L’Eni – dice ancora Castelluccio – ha un debito pesante ni confronti della ValBasento dove ci sono ancora i segni evidenti del sogno chimico finito con il triste risveglio di migliaia di lavoratori e con un’area non a caso rientrante tra i siti italiani da bonificare per la presenza di attività altamente inquinanti. E’ qui che Eni deve dimostrare per usare le parole di Descalzi come intende “cambiare pelle” per rispondere a uno scenario profondamente mutato, complici anche la decarbonizzazione in atto e il crollo del prezzo del petrolio. Il colosso energetico italiano ha anticipato i tempi cambiando modello strategico e implementando un’organizzazione snella e sempre più orizzontale che l’ha portata ad archiviare il vecchio assetto divisionale per diventare una società oil & gas integrata con al centro non solo gli azionisti ma tutti gli stakeholder. E’ tempo – aggiunge – di pensare alla definizione di nuove linee produttive di sfruttamento in loco dei derivati, con microinterventi nella “chimica fine” e dei nuovi materiali, delle bioplastiche, del farmaceutico e del biosanitario. Un potenziale produttivo di questo pacchetto può arrivare a generare occupazione, da noi, sino a 2000/3000 unità, senza prendere per buona la “promessa” dei 25mila posti diffusa dai manager Eni e dagli uomini di Assomineraria. Per la ValBasento una delle vie d’uscita – insieme all’agro-alimentare con attività di trasformazione in loco dei prodotti del Metapontino – è il Distretto della chimica verde per evitare la morte della Valbasento e riprendere le fila di un’area in cui la reindustrializzazione deve passare necessariamente dalla fase dalla bonifica.