Valentina Celsi, coordinatrice per la provincia di Matera di Italia Viva: “Commissione Regionale Pari Opportunità, strumento necessario”. Di seguito la nota integrale.
A seguito del ricorso dell’avvocato Morena Rapolla, nella Camera del Consiglio del 20 Maggio 2020 il Tar dispone l’annullamento delle nomine di 4 componenti della Commissione Regionale Pari Opportunità. Ad oggi, non solo non sono state reintegrate 3 delle 4 Commissarie uscenti, ma è anche a rischio la presidenza di Margherita Perretti, poiché eletta da una commissione giudicata illegittima.
La CRPO è un organismo di primaria importanza per l’analisi, la programmazione e la tutela dei diritti delle donne e della parità tra uomo e donna. Evidentemente, però, per il governo regionale la CRPO non sembra essere una priorità: già durante la seduta di insediamento della Commissione, il presidente Cicala ha di fatto usurpato la poltrona presidenziale, condizionando i lavori e negando alle commissarie il dovuto rispetto personale ed istituzionale. Non sorprende più di tanto, quindi, l’attuale disimpegno, segno ulteriore di un paternalismo peloso e sprezzante che usa la commissione come prateria da cui trarre spazi di gestione degli equilibri politici interni, senza riconoscere pienamente alle commissarie il loro ruolo.
La situazione attuale, però, dovrebbe indurre il Governatore Bardi, il Consiglio Regionale tutto, le cittadine e i cittadini ad una seria riflessione.
La CRPO nasce nel 1991, da allora la sensibilità verso le politiche di parità è aumentata e mutata. Molto c’è ancora da fare, ed è quindi necessaria la piena operatività della CRPO che si deve però adeguare alle sfide e alla sensibilità del nostro tempo.
Infatti, se nel 1991 aveva senso una Commissione totalmente al femminile, oggi questa scelta pare forse superata, certamente ghettizzante e, a tratti, controproducente.
La discriminazione sessuale, le molestie, il gender gap, la sotto-occupazione femminile, le dimissioni in bianco, la conciliazione famiglia-lavoro difficoltosa non sono un problema esclusivo delle donne: sono un problema della intera società, ed è l’intera società che deve essere chiamata alla loro soluzione. Come ha avuto modo di dire Fabiola Gianotti, scienziata e direttrice del CERN: “Ma davvero il mondo può permettersi il lusso di non valorizzare al meglio metà della sua popolazione?”.
No, non può.
Sembra arrivato il momento di adattare la Commissione alla odierna cultura di parità cominciando a considerarla una cabina di regia aperta all’intera popolazione, anche agli uomini.
Il superamento delle discriminazioni e, ancor più sensibilmente, degli eccessi violenti contro le donne può infatti essere promosso solo all’interno di un’assunzione di responsabilità e da una ferma presa di distanza anche da parte degli uomini. E non basta dirlo. Bisogna costruire un sistema condiviso e interdipendente di diritti riconosciuti da tutti, e da tutti accettati.
I diritti, infatti, si consolidano nel godimento pieno, generalizzato e diffuso: il diritto delle madri lavoratrici alla conciliazione è anche il diritto dei padri a svolgere il loro ruolo con maggior pienezza e gioia.
Inoltre, una quota blu in Commissione potrebbe portare al superamento di quello che viene definito in generale mansplaining, ovvero l’atteggiamento paternalistico secondo cui un uomo spiega una cosa che non conosce ad una donna che invece la conosce benissimo. Questo meccanismo, che vediamo splendidamente rappresentato un po’ ovunque, non si è fermato nemmeno di fronte ai temi della parità ma potrebbe subire un duro colpo con la presenza in commissione di una rappresentanza maschile che non solo condividerebbe idee e progetti, ma di certo apprenderebbe molte cose sulla fatica di essere donne nel III Millennio.