Con Giuliano Amato presidente del Comitato e Paolo Savona in rappresentanza del Governo, giovedì 15 novembre 2018 a Roma è in programma la presentazione del programma delle celebrazioni del Centenario del Governo Nitti. L’orgoglio storico della Basilicata.
La rievocazione in Italia e in Europa di anni cruciali della nostra storia: il Governo Nitti tra il 1919 il 1920.
Di seguito l’intervento di Stefano Rolando, Presidente della Fondazione “Francesco Saverio Nitti”.
Con la sua personalità carismatica e di fine politico, Francesco Saverio Nitti, orgoglio della Lucania, ha avuto un ruolo di primo piano nella storia nazionale e internazionale.
Memoria e radici, per comprendere i tempi vissuti, riflessi in quelli che stiamo vivendo, non possono essere oggetto di amnesia.
Giovedì 15 novembre si presenta a Roma il programma riguardante il centenario del Governo Nitti, in una sala convegnistica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con la partecipazione del presidente del Comitato per le Celebrazioni, Giuliano Amato (che, come Nitti ,è stato ministro del Tesoro, ministro dell’Interno e presidente del Consiglio), del ministro per le politiche europee, Paolo Savona, in rappresentanza del Governo, di rilevanti figure del mondo accademico italiano, tra cui la rettrice dell’Università della Basilicata, Aurelia Sole e il rettore dell’Università Federico II° di Napoli (e presidente della Conferenza dei rettori italiani) Gaetano Manfredi; con la presenza delle istituzioni della terra di Nitti, ossia la vicepresidente della Regione, Flavia Franconi (regione che grazie ai suoi tre ultimi presidenti ha scelto di essere Socio di riferimento della Fondazione Nitti) e il sindaco di Melfi, Livio Valvano. E altre personalità di spicco della politica, dell’economia, della società civile e della cultura. Senza dimenticare la presenza degli eredi della famiglia Nitti, un ceppo cosmopolita, visto che in campo internazionale, tutt’e cinque i figli dell’illustre statista assursero all’eccellenza nei settori in cui lavorarono.
Nell’annunciare l’evento di presentazione, il presidente Giuliano Amato ha scritto: “Un liberale che seppe vedere nel socialismo un movimento trasformatosi in tanti Paesi in un fattore di democrazia. Un capo di governo di solida cultura istituzionale, convinto delle ottime ragioni italiane dopo la prima guerra mondiale, ma non meno convinto che l’intransigenza adirata con cui le si era fatte valere prima di lui aveva isolato e indebolito l’Italia. Umberto Terracini, nel commemorarlo, lo paragonò a quelle piante antiche di cui percepiamo tutta la grandezza dal vuoto che lasciano quando cadono. Aveva ragione e per questo oggi lo ricordiamo”.
Credo che i mondi che riguardavano profondamente la vita di Francesco Saverio Nitti siano tutti idealmente rappresentati in questo evento. Lo sono le istituzioni (Parlamento, Governo, Regioni, Città); lo è il mondo accademico (non solo con gli autorevoli membri del Comitato scientifico della stessa Fondazione Nitti) ; i media per la presenza di molti giornalisti e anche perché idealmente tutti rappresentati dalla più grande azienda mediatica e culturale italiana, la Rai, che presenta in anteprima il primo docufilm realizzato raccontando tutta la vita di Nitti, prima di mandarlo in onda il giorno seguente, sul canale di Rai Storia, alle ore 21,25. Sarà inoltre replicato sullo stesso canale il 17 novembre alle ore 10,35 d il 18 novembre alle ore17,50.
E lo è anche – qui pure simbolicamente – il quadro di una famiglia italiana, così radicata nella storia, nella lingua e nella cultura del Paese, che con l’esilio a Parigi dal 1925 al 1945 (dopo la stessa incarcerazione di Nitti ad opera dei nazisti), divenne una famiglia “emigrata” e poi radicata in varie parti d’Europa.
L’attenzione che l’Italia sta per esprimere nei confronti di una grande personalità del ‘900 italiano, che per varie ragioni ha conosciuto anche amnesie nei ricordi della politica e della cultura del nostro Paese, è importante in sé, perché le celebrazioni non devono essere ispirate a retorica, ma a correggere il verso della memoria e della conoscenza, quando esse presentino lacune. Ma è parimenti importante per il Mezzogiorno in generale e per la Basilicata in particolare, proprio in questo periodo, perché Nitti non dimenticò mai di rappresentare come politico, come studioso, come esule, come opinionista, non solo la sua radice meridionale, ma anche il tema del riscatto e della riorganizzazione sociale, infrastrutturale e civile delle comunità meridionali che nella storia d’Italia dispongono di buoni esempi e di storie virtuose da far valere.
Gli anni del Governo Nitti (1919/1920) sono cruciali, tanto perché mostrano il progetto di modernizzazione possibile del Paese, quanto perché assistono all’attacco alla democrazia liberale che, caduto Nitti e i governi immediatamente successivi, risultò un attacco ferale, instaurandosi il fascismo nel 1922. Per 23 anni l’Italia subì la cancellazione dei diritti politici, sfociando in una guerra dissennata e impari e nel disastro morale e materiale del Paese.
Rievocare i profili di una figura di alta reputazione internazionale, nei suoi caratteri innovativi ma anche rappresentando le criticità di quegli anni, sarà impegno di storici di rilievo alla cui identificazione hanno lavorato il presidente del Comitato scientifico della Fondazione Nitti, Luigi Mascilli Migliorini (Università Orientale di Napoli e accademico dei Lincei) e il presidente della Società degli studi di storia contemporanea Fulvio Cammarano (Università di Bologna).
Il percorso da Melfi a Parigi – passando per Potenza, Maratea, Napoli, Roma, Milano – permetterà di rievocare le connessioni nazionali ed europee in un tempo di cambiamenti e trasformazioni che fanno ora capire meglio le molteplici evoluzioni di un secolo, fino a formare i nodi (ovvero i rischi e le opportunità) dell’Italia e dell’Europa del nostro tempo. Per questo il programma farà sforzi di divulgazione nei confronti dell’opinione pubblica e soprattutto nei confronti dei giovani e degli ambiti educativi delle scuole e delle università. Perché Nitti, uomo di cultura e di trasmissione della scienza economica e dei diritti umani, seppe parlare e formare i giovani ed è un fondamentale passaggio di testimone trasmettere i suoi insegnamenti validi ancora ai giorni nostri.