Il materano Vincenzo Viti, già deputato, consigliere regionale e assessore regionale, oggi consigliere Svimez, in una nota chiede un coordinamento tra le iniziative che dovranno ricordare Emilio Colombo nel 2020 in occasione del centenario della nascita dello statista lucano.
Non più tardi di qualche giorno addietro mi sono occupato su queste pagine della infelice smemoratezza di una Regione che molto dovrebbe ad Emilio Colombo. Non pretendevo che i lucani si sentissero in debito di gratitudine. Solo che dedicassero uno spazio, un frammento, un angolo della memoria a chi li ha per mezzo secolo rappresentati nei punti istituzionalmente più alti della vita politica nazionale ed europea. Che avvertissero prima che un dovere, almeno la curiosità per il valore che una presenza così significativa ha introiettato nelle mura merlate di una piccola regione conferendole un crescente significato.
Riferivo in quella occasione di una mia interlocuzione in corso con il Presidente della Repubblica in vista del centenario da commemorare (Colombo è nato a Potenza l’11 aprile 1920). Dal Presidente Mattarella, che mi onora della sua amicizia, era venuta la disponibilità a concordare le modalità di una sua partecipazione in Basilicata a due sobrie manifestazioni, da sottrarre al frastuono e alle mille suggestioni di colore : l’una, a Potenza in una sede dedicata quale magari l’Università, finalizzata a ricostruire lascito intellettuale, impegno politico e traiettoria istituzionale del leader lucano. La seconda a Matera per la inaugurazione del già preordinato, mirabile affaccio sui Sassi.
Ora accade che intorno al centenario da celebrare si assista,contro le anoressie della memoria fin troppo vituperate,ad una bulimia di iniziative magari generose ma prive di coordinamento. Una condizione paradossale che sconta sovrapposizioni e incomprensioni e che denuncia uno dei mali endemici : non solo la frattura che sopravvive alle contrapposte e resistenti passioni politiche per quanto anestetizzate quanto la dispersione tribale che perdura dentro la famiglia democristiana. Una “famiglia” che, pur nel suo vivace pluralismo , è stata a lungo garante della unità regionale ,proprio grazie alle presenza di Colombo.
Se poi potessi parlare di “eredità” di Colombo, nell’ accezione di “valore” che va al di là delle etnie e delle generazioni, non vedo chi possa intestarsela senza considerarla invece un patrimonio da sceverare e configurare. Ciò che implica che essa venga definita e posta al centro di una memoria condivisa, quindi del recupero integrale e della depurazione del significato che Colombo ha “assunto” nella sua lunga traversata nella storia.
Credo sia perciò sconsigliabile una competizione sulle spoglie di un Leader che ci osserva, scettico, da piccola e linda cappella del cimitero di Potenza. Mentre serve che prima che la comunità regionale, oggi tutt’altro che comunitaria, sia la grande agglomerazione democristiana, nelle sue infinite derive e affluenti, a riprendere la riflessione su Colombo e sulla sua Stella polare. Senza enfasi ma anche senza riserve. Intorno al Presidente di tutti gli italiani.
Vincenzo Viti
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