Centri di Permanenza per i Rimpatri, Consigliere regionali Araneo e Verri (M5s): un fallimento disumano e incostituzionale che alimenta violazioni dei diritti umani e sprechi. Di seguito la nota integarle.
La vicenda dei Centri di Permanenza per i Rimpatri (cpr) in Italia rappresenta una ferita aperta per la nostra democrazia e un’offesa alla dignità umana. Il rapporto del Consiglio d’Europa, frutto di un’ispezione condotta lo scorso aprile in quattro cpr italiani – tra cui quello di Palazzo San Gervasio, in Basilicata – denuncia una realtà drammatica e vergognosa: migranti trattenuti in condizioni inumane, soggetti a maltrattamento e perfino sedati con psicofarmaci diluiti nell’acqua, parrebbe senza alcuna prescrizione medica.
Questi luoghi, definiti dallo stesso Comitato per la Prevenzione della Tortura come “non idonei”, non solo violano principi fondamentali della nostra Costituzione, ma configurano pratiche che il Consiglio d’Europa condanna apertamente. In un sistema che perpetra e perpetua maltrattamenti, abusi e negazioni dei diritti fondamentali, non vi è spazio per giustificazioni.
In questo contesto, il Governo italiano non solo persevera con un modello fallimentare, ma addirittura esporta la stessa logica repressiva in Albania, investendo un miliardo di euro per costruire nuovi centri di detenzione. Un’operazione che non solo si è tradotta in un immane sperpero di risorse pubbliche, vieppiù in un momento di grave crisi economica, ma che calpesta i principi di solidarietà e umanità che dovrebbero guidare ogni azione umana, prima ancora che politica.
Il modello di respingimento ideato e praticato da Giorgia Meloni – che si scrive “centri per migranti in Albania” e si legge inefficace e strumentale contentino elettorale a danno delle persone e pure delle risorse pubbliche – è moralmente inaccettabile ed economicamente insostenibile. Eppure, esistono alternative praticabili, adottate con successo in altri Paesi, che puntano su misure non detentive come programmi di rimpatrio volontario assistito, che rispettano la dignità dei migranti; strumenti di controllo non invasivi, come obblighi di firma o alloggi dedicati con accesso a supporto legale e sociale; e ancora politiche di integrazione che riducono il ricorso alla detenzione, trasformando la gestione delle migrazioni in un’opportunità di crescita condivisa.
Chiediamo con forza la chiusura immediata dei CPR, la fine del progetto scellerato in Albania e l’adozione di un modello alternativo, rispettoso dei diritti umani e della nostra Carta costituzionale. Il governo italiano deve rendere conto alle cittadine e ai cittadini di queste sistematiche violazioni, nonché di questi ingenti sprechi.
Per parte nostra, continueremo a lottare affinché il nostro torni a essere un Paese civile e che onora la sua Costituzione.