Gianni Rosa, consigliere regionale Fratelli d’Italia “Per il centro accoglienza migranti di Tito da mesi seguiamo la vicenda segnalataci dai cittadini ma le istituzioni non hanno risposto”.
Ipotizzata ennesima truffa del business dei clandestini in Basilicata. A Tito. Non ci meraviglia affatto e non perché siamo razzisti, come potrebbero pensare i finti buonisti ‘sulla pelle degli altri’.
Non ci meraviglia affatto vista la non-risposta della Prefettura di Potenza alla nostra richiesta di informazioni proprio sulla struttura che ospitava i clandestini a Tito, l’hotel Santa Lucia, a quanto pare, privo delle certificazioni di agibilità e sanitarie.
In 13 giugno scorso, infatti, su sollecitazione dei nostri rappresentanti a Tito, che hanno raccolto le lamentele dei cittadini, avevamo chiesto se i dubbi sulle predette certificazioni erano reali, inviando una lettera formale alla Prefettura.
La Prefettura, con un classico scaricabarile, ci ha inoltrato, per conoscenza, una lettera inviata al Comune di Tito, con la quale invitava l’Amministrazione a fornirci le informazioni richieste.
Ovviamente il Comune di Tito non ci ha risposto e adesso sappiamo anche il perché: le certificazioni non ci sono. L’hotel Santa Lucia non è agibile e non ha l’idoneità alloggiativa.
Dov’è l’intoppo, allora? È nell’accordo quadro sottoscritto dalla Prefettura con la Multiservice Sud, la cooperativa che gestisce il centro di Tito e che, a quanto si apprende dalla stampa, avrebbe ottenuto un ingiusto profitto di 246mila euro.
L’Accordo Quadro, per quanto riguarda la Multiservice Sud e altre Cooperative (la Global Service, la R.T.I. ARCI, CITTA’ DELLA PACE e SICOMORO) viene disposto “sotto condizione risolutiva … poiché, per alcuni immobili, si è in possesso della perizia tecnica giurata e non della certificazione di agibilità e di idoneità alloggiativa rilasciata dalle rispettive amministrazioni comunali”.
La Prefettura, dunque, sapeva che le certificazioni non c’erano e non si è premurata di controllare se, dopo l’affidamento, l’iter per richiederle si fosse concluso (ovviamente se è mai stato iniziato). Insomma, una volta fatto l’affidamento se ne è lavata le mani. Comprendiamo l’emergenza ma non possiamo giustificare un tale comportamento.
Peggio il Comune che, dal 2016, anno dell’aggiudicazione, non avrebbe potuto non sapere che queste certificazioni non c’erano.
Insomma, la questione migranti clandestini si rivela, ancora una volta, un mero business, tra imprenditori ‘furbetti’, politica pro sostituzione etnica e le Istituzioni ‘distratte’. Nel mezzo, i migranti clandestini, costretti a vivere in strutture non adeguate per far guadagnare qualche soldo agli opportunisti e i cittadini, obbligati a subire un’invasione che non vogliono.
Abbiamo chiesto a Giorgia Meloni di intervenire presso il Ministro dell’Interno per sollecitare che vengano effettuati controlli a tappeto su tutte le strutture di accoglienza nella nostra Regione. Basta speculare sulle vita delle persone che siano lucani o migranti.