Centro permanente per i rimpatri di Palazzo San Gervasio, Consigliere regionale Perrino presenta mozione in Consiglio Regionale. Di seguito la nota integrale.
L’inchiesta della Procura di Potenza sugli abusi e gli illeciti commessi al CPR di Palazzo San Gervasio, emersa nei giorni scorsi, ha dato conferma delle numerose ombre che aleggiavano sulla gestione del centro.
Le inchieste di “Striscia la Notizia”, le denunce degli attivisti come Maurizio Tritto e dell’Avvocatessa Bitonti, non erano affatto prive di fondamento. Abbiamo sempre sostenuto che questa situazione dovesse in qualche modo arrivare all’attenzione della massima assise regionale. Nonostante un’audizione in IV commissione e dopo gli incresciosi fatti emersi dall’inchiesta della Procura di Potenza, da parte del governo regionale non è arrivata nessuna presa di posizione e nessuna condanna di quanto accaduto a Palazzo San Gervasio.
Già nel 2018 il Garante Nazionale dei Diritti delle Persone Private della Libertà, segnalava gravi criticità nel funzionamento del centro, evidenziando le precarie condizioni sanitarie e carenze nella gestione degli ospiti in relazione al loro diritto di difesa. Nel rapporto a cura dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) del mese di maggio 2022 le criticità del Garante vennero confermate in maniera ancora più circostanziata. Inoltre, è bene evidenziare che la Regione Basilicata è una delle pochissime regioni italiane a non aver provveduto alla nomina del Garante Regionale per la tutela delle persone private della libertà personale, situazione – questa – che sicuramente indebolisce i diritti e le tutele anche dei soggetti sottoposti a trattenimento amministrativo presso il Cpr di Palazzo San Gervasio.
Nell’ultima seduta di Consiglio Regionale abbiamo sottoposto ai colleghi una mozione ben circostanziata nella quale si evidenziano tutte le storture nella gestione di questi centri.
Crediamo sia doveroso non voltarsi dall’altra parte e mettere in campo tutte le azioni per superare queste situazioni non degne di un paese civile. D’altronde la Regione Basilicata nel suo Statuto, all’articolo 5, contiene precise disposizioni in merito alla tutela della dignità della persona.