Riceviamo e pubblichiamo la nota inviata da Vincenzo Maida per conto del Centro Studi Jonico DRUS in cui si commentano le scelte della politica regionale sulle nomine negli enti sub-regionali.
Le forze politiche lucane in questi giorni stanno procedendo alle nomine negli enti sub-regionali.
Esse stanno avvenendo secondo le vecchie e logore logiche lottizzatorie e senza neanche la decenza di nominare persone competenti dei vari settori.
Molti incarichi sono ottimamente retribuiti, alla faccia della crisi, e tanti sono assolutamente inutili.
Un esempio per tutti è acquedotto lucano. Lì basterebbe un amministratore unico con un compenso meno oneroso degli 11.000 euro previsti, codiuvato da due tecnici esperti già in organico; non si capisce davvero che senso ha un consiglio di amministrazione retribuito a 600 euro lordi a seduta per ogni componente, che ieri come oggi non hanno alcuna competenza in materia.
Le indennità o i gettoni in questi enti-subregionali sono solamento un obolo o una ricca elemosina, elargita a nostre spese a politici che non ce l´hanno fatta o a loro amici.
Abbiamo la sensazione che la casta politica attuale sia ignara di quello che sta accandendo a livello nazionale e soprattutto degli umori di una opinione pubblica che ha perso ogni fiducia in essa.
Maggioranza e opposizione quando si tratta di allattare alle mammelle pubbliche non conoscono distinzione, così come insieme hanno respinto in consiglio regionale la proposta di SEL e IDV di applicare da subito la norma per l´abolizione dei vitalizi, cioè delle pensioni ai consiglieri regionali, rinviandola alla prossima legislatura. Anche i duri e puri dell´opposizione sono diventati nella circostanza teneri e mansueti.
Non è difficile prevedere che siamo alla vigilia di un terremoto politico e sociale, i cui esiti sono imprevedibili e che potrebbero seppellire anche la seconda repubblica, per certi versi peggiore della prima.
La credibilità dei partiti è scesa ormai al di sotto del 6% secondo tutti i sondaggi ed oltre il 40% degli elettori dichiara l´intenzione di non voler più votare per nessuno.
Anche molti di quelli che sino a ieri erano schierati da una parte o dall´altra non credono più nelle rispettive formazioni politiche ed il bipolarismo, così come lo abbiamo conosciuto negli ultimi anni, sembra già vecchio e superato dai fatti.
Ma quello che più indigna l´opinione pubblica è che a fronte dei sacrifici richiesti a tutti i cittadini delle classi sociali medio-basse, che stanno pagando il prezzo della crisi, a fronte di una politica ammantata da tecnicismo, quella del governo Monti, che sta spostando il debito pubblico dallo Stato alle famiglie, la casta politica annuncia tagli a se stessa e poi non fa mai seguire fatti sostanziali, rinviando ogni provvedimento vero di dimagrimento o ridimensionandolo.
All´opinione pubblica, grazie anche al cresciuto livello di informazione, non sfugge ormai più nulla ed essa è attenta a misurare la coerenza tra i proclami ed i fatti concreti.
E´ diffusa l´opinione che se la casta politica desse l´esempio, vero, concreto, di sacrificarsi per il bene pubblico, tutti sarebbero più disponibili ad accettare il prezzo della crisi.
Se Monti avesse avuto la forza di intervenire drasticamente sui costi della politica ( province, enti inutili, stipendi, vitalizi, finanziamento pubblico, ecc…), se avesse colpito anche le banche e i ricchi, si sarebbe guadagnato la legittimazione per tutti i provvedimenti impopolari che ha assunto e sarebbe stato rieletto per acclamazione.
Ma ha avuto paura che i partiti lo affossassero prima del tempo ed al suo interno conta troppi professori compromessi con il sistema, si è limitato quindi, come lui stesso ha riconosciuto, a rozzi provvedimenti per rastrellare denaro e salvare nell´immediato la baracca dal fallimento totale a cui l´ avevano condotto i governi precedenti.
Come si può dimenticare che a metà novembre, cioè solo cinque mesi fa, Silvio Berlusconi dichiarava urbe et orbi che gli italiani stavano bene, i ristoranti erano pieni e non c´era da preoccuparsi?
E´ forse giunto il momento per i giovani e per chi crede ancora nel valore della politica come impegno disinteressato, di scendere in campo con un nuovo entusiamo, senza sigle di partiti ottocenteschi ma con una rete di movimenti spontanei.
Nella prima repubblica la corruzione era orientata principalmente per sostenere il partito, per fare fronte ai costi della politica, c´erano ancora brandelli di fede in una ideologia, nella seconda si ruba per arricchimento personale e si fa politica senza credere più in nulla se non di utilizzarla per obiettivi personali e mondani.
Persino la Lega, che era l´ultima formazione politica a dare valore alla militanza ed a selezionare dal basso la classe dirigente sulla base dei meriti conquistati sul campo, prima si attaccavano i manifesti e poi si incominciava la carriera politica, dopo il 2004, anno di inzio della menomazione fisica di Umberto Bossi, è precipata nei vizi della politica che aveva denunciato.
Abbiamo toccato il livello più basso e questa è sempre la premessa per ogni risalita.
Dalla prima alla seconda repubblica una parte consistente del vecchio ceto politico si è riciclata tanto nel centro-destra quanto nel centro-sinistra, nel passaggio alla terza potrebbe non esserci più spazio per nessuno di costoro.
Vincenzo Maida, Centro Studi Jonico DRUS
analisi corretta.
Il guaio è che se anche andassero alle urne il 20% degli elettori non essendoci un quorum le elezioni sarebbero, comunque, valide.
Gli eletti terrebbero stretto il loro scranno anche scilipotando se dovesse servire ed alimentano il loro consenso con il sottogoverno