“Il grido di dolore di sindaci, operatori commerciali e cittadini meritano il rispetto da parte del Presidente Bardi, commissario per la crisi idrica, e dell’Ingegnere Andretta, amministratore unico di Acquedotto Lucano che bene farebbe a dimettersi per le evidenti difficoltà nel gestire una crisi ampiamente annunciata che si sta consumando sulla pelle dei lucani”.
È quanto hanno dichiarato i consiglieri regionali di Basilicata Casa Comune, Angelo Chiorazzo e Giovanni Vizziello, in merito all’emergenza idrica e al prossimo rinnovo degli organi societari di Acquedotto Lucano.
“Nei giorni scorsi – hanno proseguito i consiglieri – abbiamo rivolto l’appello al governo regionale a mettere in campo nuove competenze per superare un modello di gestione più orientato ad alimentare catene corte utilizzando l’azienda pubblica più importante per la Basilicata che non a garantire la fruizione della risorsa idrica. Il fallimento delle politiche di risanamento di un bilancio aziendale che si regge soltanto grazie allo stanziamento di diverse decine di milioni di euro da parte della Regione Basilicata, risorse regionali sottratte ad altri programmi di sviluppo che pur servirebbero come l’acqua, per non dire delle risorse destinate ad investimenti sulla rete revocate per i ritardi accumulati e dei bonus idrici annunciati in piena campagna elettorale e non ancora assegnati ai richiedenti, dovrebbero essere condizioni sufficienti a far fare un passo indietro, per il bene dei lucani, all’Amministratore Unico di Acquedotto Lucano.
Assistiamo invece alla riproposizione della sua candidatura, fortemente voluta dal governatore Bardi e dalla maggioranza di centro destra, che mette in evidenza il limite dell’azione di governo nelle scelte strategiche per una corretta gestione della risorsa idrica in Basilicata, una risorsa pubblica fondamentale per gli interessi ambientali dei lucani oramai ceduta gratuitamente agli interessi nazionali”.
Di fronte a questa protervia è il momento di dire con chiarezza se si sta o meno dalla parte dei cittadini che pagano in bollette e disagi lo scotto di una gestione fallimentare. Tra quanti, a parole, condannano, questo modo di fare, tatticismi, titubanze o assenze tattiche vorrebbero dire stare dalla parte dei manovratori.