La chiusura della filiale della Banca Popolare della Emilia Romagna nel Comune di Chiaromonte è l’ennesimo colpo inflitto al corpo sociale ed economico di una nostra comunità. Purtroppo non è il primo e temo non sarà nemmeno l’ultimo. E’ quanto dichiara il Consigliere regionale del Partito Democratico Roberto Cifarelli.
Di questo, sostenendo le ragioni espresse di recente dal Consiglio comunale di Chiaromonte, ho chiesto conto al Presidente della Giunta regionale con una interrogazione presentata lo scorso 31 ottobre, per conoscere se, e quando, intende convocare un incontro con i vertici dirigenziali della BPER, al fine di scongiurare la chiusura dello sportello cittadino.
Infatti, – puntualizza l’esponente Dem – pur consapevole che il gruppo bancario appartiene alla sfera delle imprese private, nonostante le positive performance di bilancio nel corso degli anni il management BPER ha perseguito una costante politica di chiusura di filiali in diversi Comuni lucani (Miglionico, Gorgoglione…), il tutto senza presentare un piano industriale complessivo che definisca le strategie di crescita territoriale nonché gli obiettivi occupazionali della società.
Le banche non erogano solo servizi finanziari, ma rappresentano un presidio territoriale di legalità e trasparenza e, di solito, le comunità interessate dalle dismissioni sono piccoli Comuni i cui servizi essenziali sono già da diversi anni oggetto di tagli e chiusure, contribuendo ad accrescere il fenomeno dello spopolamento territoriale e del depauperamento delle attività economiche.
Ad onor del vero – aggiunge Cifarelli – di questo fenomeno avrebbe dovuto occuparsene seriamente il Presidente della Regione che, al di là della retorica sull’abbandono e i vacui propositi su come evitare che questo accada, in questi anni di governo ha mostrato scarsa attenzione alla problematica, spacciando per miracolose le scorciatoie basate sui bonus.
Purtroppo, – chiarisce il Consigliere regionale – la questione è molto più complessa ed impone una capacità di mettere a terra politiche pubbliche orientate alla crescita che abbiano come elementi qualificanti il sostegno ai giovani lucani a progettare e realizzare un percorso di vita e di lavoro nella propria terra, il contribuire alla crescita della regione mediante la valorizzazione delle esperienze umane, culturali e professionali maturate da cittadini lucani che lavorano all’estero o in Italia che decidono di far rientro in Basilicata, e infine contrastare lo spopolamento dei piccoli comuni lucani attraverso misure di sostegno a servizi essenziali per le comunità. A partire dal rapporto con l’Università della Basilicata e con l’articolato mondo della scuola.
Naturalmente, – continua Cifarelli – senza dimenticare il tema delle infrastrutture e della capacità di rendere accessibile un sistema di servizi e di sostegno al settore delle imprese che, di fatto, creano posti di lavoro.
E’ evidente che la strada da intraprendere è lunga e piena di ostacoli, ma sicuramente non la si può percorrere da soli, né isolati dal mondo circostante.
Senza il naturale rapporto con i corpi intermedi, con le Istituzioni locali, con le organizzazioni di rappresentanza di interessi collettivi, nonché senza l’apporto dei territori non si va da nessuna parte, illudendoci che una sorta di autarchia in salsa lucana possa rappresentare il nostro futuro.
In questa legislatura che, oramai volge al termine, – conclude il Consigliere Cifarelli – la premiata ditta Bardi&co ha ridotto la Basilicata ad una “colonia” del potere centrale, dove la sanità è ai minimi termini e la voglia di resilienza da parte di famiglie ed imprese è in crisi.