Coltivazione e produzione della cozza nera nel mare jonico-lucano, Vincenzo Maida (Centro Studi Jonico Drus): “La Regione Basilicata ci è o ci fa? Di seguito la nota integrale.
La Regione Basilicata mentre da una parte, spende un bel po’ di soldi per invitare gli Italiani a trasferirsi in Basilicata, adducendo tra i vantaggi che ne avrebbero quello del gas gratis e di un contributo a fondo perduto per gli impianti di energia alternativa, lì dove non arriva la rete del gas, dall’altra non presta la dovuta attenzione alla conservazione del suo bene più prezioso: quello dell’ambiente.
Sarà interessante monitorare alla fine di queste campagne pubblicitarie, quanti Italiani si saranno convinti a trasferirsi, invertendo una tendenza allo spopolando e alla desertificazione che appare irreversibile. Siamo ormai il fanalino di coda quanto a numero di abitanti per kmq.
Ma veniamo alla vicenda cozze nere. Senza interpellare la Provincia di Matera, né i comuni dell’arco jonico-lucano, la Regione Basilicata ha rilasciato ad una cooperativa calabrese, di Rossano- Corigliano, l’autorizzazione per la coltivazione e la produzione di cozze nere e di altri molluschi nel mare antistante marina di Pisticci-Bernalda.
L’impianto occuperebbe una vasta aree di mare, la sua dimensione sarebbe di circa 550.000 metri quadrati, a un km e ottocento dalla costa, dopo l’ingresso del Porto degli Argonauti.
Finalmente il comune di Pisticci si è svegliato e ha fatto sapere che ha intenzione di ricorrere al TAR, così come gli operatori del settore turistico e le associazioni di pescatori.
L’impatto ambientale di tale tipo di impianti dal punto di vista strettamente naturalistico non è eccessivo, come apprendiamo dalla letteratura scientifica, ma non è neanche inesistente. Non dovrebbe utilizzare antibiotici, etc., ma utilizza plastica e produce altri materiali da risulta molto inquinanti. E soprattutto in un’area costiera che ha scommesso tutto sullo sviluppo turistico, sarebbe davvero una disgrazia. L’utilizzo di reti e di altro materiale biodegradabile è auspicabile, ma costoso.
Se si scorrono le cronache da molti anni a questa parte, le scorribande dei pescatori calabresi nel tratto jonico lucano e a cui spessissimo è stato sequestrato novellame ed altro, non si contano. Insomma i calabresi dalle nostre parti, molto di più dei pugliesi, non hanno lasciato un buon ricordo. Con questo ovviamente non avanziamo alcuna illazione sulla correttezza delle intenzioni e del rispetto della legalità della cooperativa interessata, certo è che i pescatori locali minacciano insieme al comune di Pisticci il ricorso al TAR.
In attesa di un incontro tra sindaco di Pistcci e Presidente della Regione Basilicata, perché gli altri comuni dell’arco jonico non fanno sentire la loro voce, insieme ai cittadini e al mondo associativo?