Come si può risolvere la crisi che ha travolto l’Amministrazione Comunale di Matera? Di seguito alcuni suggerimenti dell’onorevole materano Vincenzo Viti.
Cosa stia accadendo a Matera sul terreno della Politica, della coltivazione cioè dell’interesse generale, non è facile da comprendere. Ancor meno da spiegare. Quello che appare è che l’avventura “civica” di De Ruggieri, su cui la città ha scommesso con i risultati del ballottaggio, si è dissolta per la insufficienza di lievito, di sostanza e di uzzolo politico che avrebbero dovuto ispirare una sfida proiettata al 2020, oltre il fatidico 2019 (data da doppiare e se mai da convalidare).
Ricordo di aver segnalato da tempo le criticità di un progetto che aveva a lungo oscillato fra la metafisica della città del sole e le crudezze, le mediocrità e gli affanni della gestione quotidiana. Già mesi addietro sulla Gazzetta avevo segnalato l’opportunità e l’urgenza di un Governo del Sindaco, strettamente coordinato al Consiglio comunale e alle sue Commissioni, e aperto ad una interlocuzione con un PD richiamato in servizio dal profilo di una missione non assolta purtroppo a tempo debito con la qualità e la dignità che erano indispensabili.
Era l’idea di un Governo definito dall’emergenza, aperto al consenso dei “responsabili” e sottratto a ricatti e a condizionamenti. Un Governo in grado di farsi rispettare e di rispettare la Fondazione, capace perciò di assumere una regia adeguata nel complesso delle operazioni mirate all’obbiettivo del 2019.
Oggi siamo di fronte alla sortita del Sindaco che, senza mezzi termini e peraltro in ritardo, si appella alla Città e alla Politica (quindi al PD, se sarà capace di uscire dai tatticismi che in ogni caso lo inchioderebbero alle sue superstiti responsabilità) e chiede che si dia luogo ad un governissimo che sappia trasformare l’emergenza in opportunità e di scongiurare il commissariamento, cioè la drammatica dichiarazione di fallimento cui nessuno proporzionalmente potrebbe sottrarsi.
Chi ha vissuto l’esperienza elettorale e le ragioni che l’hanno orientata nel segno del cambiamento peraltro condiviso dalla città, non dovrebbe fermarsi a piangere sul latte versato. Avrebbe piuttosto il dovere di chiedersi “che fare”, con lucidità e rifuggendo dal gioco di rimettere in piedi mosaici che non ci sono più e che sarebbe futile ricomporre. Rimando alla divertente metafora del dentifricio fuoriuscito dal tubetto, utilizzata nella polemica post-elettorale. Un tubetto che oggi verrebbe paradossalmente e contro natura riabilitato.
Per queste ragioni sarà necessario porsi dal punto di vista di chi osserva freddamente il paesaggio, evitando di entrare nel vischioso retrobottega delle ragioni che hanno finora motivato la dissidenza interna alla vecchia e (sepolta) maggioranza. Ognuna delle parti dissidenti ha naturalmente diritto di rivendicare le sue ottime ragioni. Sapendo bene che esse confliggono a lume di logica con la “Ragione” che imporrebbe di trovare un’intesa finalizzata agli obbiettivi del 2019 o del 2020.
Che fare quindi? Se prevarrà la priorità di evitare il commissariamento, per il blocco fatale che esso imporrebbe a quel minimo di operabilità che finora è stato possibile assicurare, si tratterà allora di convergere, se possibile, sui contenuti programmatici dell’emergenza, definendo una realistica Agenda per il 2019 e costruendo intorno ad essa un percorso che porti ad un “Governo di responsabilità istituzionale” di cui anche il PD si renda garante per la sua forza e per il suo significato.
Il PD dovrebbe sapere che ogni furbizia levantina o scorciatoia od espediente tattico che, in ogni caso, portasse alla fine dell’Amministrazione costituirebbe un inescusabile errore: il presupposto per l’ammissione del concorso di colpa. Mentre il gesto di un’assunzione di responsabilità, con confini definiti e contenuti oggettivamente prioritari e urgenti, significherebbe il contributo al rasserenamento e al recupero di una missione fondamentale nell’interesse della città.
Vincenzo Viti
Ecco i consigli di un altro anziano esperto d’inciuci… Come de Ruggieri… Direttamente dalla prima repubblica!!! Ma lo volete capire che sono persone come queste che lasciano e rendono Matera terra di miseria? Quando era senatore che ha fatto per questa città?
la quadratura del cerchio!Se capiamo che la situazione è irrecuperabile è sempre tardi. Si capiva almeno dalla primavera scorsa che era necessario fare chiarezza e che non era possibile accontentare con caramelle ogni istanza perchè alla fine le caramelle sarebbero finite e sono finite! Bisognava fare chiarezza “politica” non alta politica ma amministrativa e non si è voluto intendere rintanandosi nel taglio di qualche nastro che era nei fatti, di qualche conferenza stampa, in un comizio che è stato una predicozza piena da amarezza per finire alla presentazione del tanto decantato masterplan che è stata fatta ai muri. Anche questo ultimo atto è stato sbagliato perchè c’era bisogno di dialogo che non c’è stato ed è apparso come minestra riscaldata. Non discutiamo delle cifre che pure si potrebbe fare ma è stato l’ennesimo prendere o lasciare che ha disturbato.Ora siamo arrivati alla scadenza che è quella della data per l’approvazione del Bilancio ed occorre una maggioranza in consiglio che sembra non esserci; superato lo scoglio con un numero di voti utili si riprenderebbe a navigare come se nulla fosse successo e con la stessa tecnica fin qui utilizzata.Tutto questo non da credibilità alla apertura che in effetti non c’è.Bisognerebbe fare con una precisa offerta, è chiaro che l’offerta a scatola chiusa non può essere accettata e che non c’è alcun interesse ad aprirla e discutere del contenuto.