Sulla crisi amministrativa a Bernalda pubblichiamo la nota inviata alla nostra redazione dal cittadino bernaldese Pinuccio Rinaldi.
Di seguito la nota integrale.
Rinaldi: “Il peso della responsabilità”.
Guardando gli accadimenti della politica locale si osserva come una sola dichiarazione di volontà di appartenenza politica, possa degenerare sino alla caduta della consiliatura.
Il governo della città era retto da una compagine civica, che come tale non aveva nessuna connotazione partitica, tanto che l’unico partito, il PD, pur di entrare in amministrazione si spoglia della propria identità politica.
Dunque tutti gli appartenenti alla compagine amministrativa, benché intimamente dotati di una propria convinzione politica se ne spogliano e s’insediano nei ruoli che l’istituzione prevede (sindaco, assessore, giunta, -consiglio) ed in questa composizione e nel rispetto dei ruoli, delle funzioni e delle regole attendono alla realizzazione del programma, con il quale avevano chiesto il suffragio elettorale.
Questa struttura e questa condizione politica non è assoggetta a nessuna mutazione se non per le tre cause previste dalla legge :
• Dimissioni del sindaco per volontà o decesso
• Dimissioni di oltre la metà del consiglio
• Mancata approvazione del bilancio
Nel nostro caso la causa intervenuta per la mutazione della struttura è stata la dimissione di nove consiglieri, le cui ragioni, in relazione agli effetti prodotti, sono da analizzare con molta attenzione.
Da quanto è stato dichiarato e scritto, la causa che ha generato il tutto è stata la dichiarazione del sindaco di volersi tesserare con la Lega.
Questa manifestata volontà, a giudizio dei dimissionari, avrebbe snaturato l’identità della struttura, che sarebbe diventata partitica e non più civica.
Questa supposta variazione identitaria però non trova il riscontro pratico e neanche semantico. Infatti, sul piano pratico, al sindaco non è concessa nessuna azione sia formale che sostanziale che non abbia l’approvazione degli organi statutari, quindi questa sua volontà non produce alcuna variazione programmatica e strutturale perché non approvata e resta relegata al valore di una semplice dichiarazione. In buona sintesi è come dire qui le cose sono cosi e restano tali, fuori da questo contesto è cosa che non ci interessa.
Anche sul piano semantico la dichiarazione non trova riscontro perché non può produrre la mutazione della denominazione da amministrazione civica ad amministrazione leghista, perché mai proposta, votata e approvata.
Appare evidente che questa sensibilità al tema identitario, appartiene a chi è dentro all’amministrazione e ne è strutturalmente dotato, quindi il PD il quale ha pensato di trasformare la criticità della dichiarazione, in opportunità di riposizionamento politico, visto che era entrato in amministrazione senza vessillo, ed ora che si parla di partito ne rivendica la sua presenza, attraverso i comunicati congiunti e azioni concordate con il gruppo civico.
Purtroppo questa rivendicazione non è senza costi e per quanto possa essere importante il tema identitario, il fatto di averlo scelto e portato sino alle estreme conseguenze, pur sapendo che la dichiarazione del sindaco non avrebbe mai potuto produrre nessuna variazione strutturale e programmatica, è la misura della qualità dell’azione politica e del senso di responsabilità.
Il costo di questa mancata responsabilità purtroppo è sulle spalle dell’intera collettività ed è ancora più pesante vista la criticità economica e sanitaria.
mercoledì 24 marzo 2021