Il Consigliere Comunale di Pisticci Carmine Calandriello e i pisticcesi Antonio Marino, Alessandra D’Angella, Franco Tornese, Daniela Pisapia, Francesca Colacicco, Francesco Di Giulio, Luca Fulco, Antonella Malvasi e Nicola Masiello in una nota annunciano l’adesione al PD. Di seguito la nota integrale.
La politica è in crisi in tutto il mondo e a tutti i livelli. E’ un dato di fatto…
Gli obsoleti ingranaggi del sistema democratico, una volta ben oliati e performanti, si sono inesorabilmente arrugginiti; non ci stupiamo quindi se il meccanismo della rappresentanza si è drammaticamente inceppato (alle ultime elezioni europee in Italia ha votato solamente il 49,7% degli aventi diritto: sintomo che la gente non crede più che votare abbia senso).
Da un lato il fenomeno della “facilitazione a tutti i costi” o, per dirlo con un mix anglo-latino che rende l’idea, il concetto di “smartabilità hic et nunc” che impone alla nostra società un processo che sacrifica sull’altare della semplificazione selvaggia anche cose che semplici non sono, di fatto svuotandole di significato; dall’altro la cultura iper-consumistica che ci obbliga a “divorare” di tutto e in misura sempre maggiore che si tratti di cose, relazioni o informazioni non fa differenza (ne vogliamo sempre di più, di più grandi e di più nuove), hanno condotto, nelle infinite declinazioni in cui è possibile applicarli, alla banalizzazione delle complessità del mondo e alla venerazione della frivola apparenza e soprattutto dell’illusoria appariscenza.
E’ lungo il sentiero che hanno battuto questi due processi socio-culturali che, a nostro parere, la politica e i popoli si sono incamminati perdendo sé stessi.
Pensiamoci un attimo, imbrigliati come siamo in questi soffocanti processi, noi tutti subiamo una generalizzazione e una semplificazione asfissianti per cui anche di fronte alla cosa peggiore che può capitare al mondo, anche di fronte ad atroci e complessi conflitti bellici con una storia e un retroterra culturale maturato in secoli di vicissitudini, ci dividiamo tra i pro-qualcosa e i contro-qualcosa con una nettezza e una convinzione assolutistica disarmanti ignorando contesti, distinguo e puntualizzazioni di ogni sorta. In maniera parallela la cosiddetta classe dirigente a suon di pseudo-programmi e campagne elettorali vuote di contenuti e tutte incentrate sullo spot, sullo slogan e sul dominio della forma sulla sostanza, ci pone innanzi a scelte che determineranno il nostro futuro come si pone un uomo bendato sull’orlo di un precipizio.
Cosa possiamo aspettarci allora dalla politica e da noi stessi, nella nostra qualità di cives, se la semplificazione concettuale imposta al mondo non ci permette di scorgere differenza alcuna tra il modo in cui intendiamo la questione israeliano-palestinese, o quella russo-ucraina, e il modo in cui ci approcciamo al derby d’Italia tra Juve e Inter? Cosa potremmo mai scegliere di buono per il nostro futuro se la spasmodica ricerca dell’apparenza e dell’appariscenza ci ha costretto ad assistere, nel Paese più influente al mondo, ad una campagna elettorale priva di idee in cui la linea politica si è esaurita negli appelli al voto del repubblicano Hulk Hogan e della democratica Taylor Swift?
Il punto è uno: tanto la politica quanto i cittadini hanno derogato a sé stessi e ai propri diritti e doveri collettivi. La colpa di chi è? Di tutti e allo stesso tempo di nessuno in particolare: è il mondo che va in una direzione precisa e di certo i singoli non possono opporsi individualmente alle derive della contemporaneità.
E allora cosa può fare le gente comune, e la politica stessa, per restituire un senso alla realtà, una spiegazione agli eventi e un obiettivo al futuro?
A nostro parere la strada è una e una soltanto.
La strada è ridare centralità a quelli che una volta si chiamavano “corpi intermedi”, ossia quegli apparati sociali che si interpongono tra i singoli individui e le istituzioni in funzione pedagogica e rappresentativa. Nello specifico, per quel che attiene a questo tema, crediamo necessario ritornare ai partiti quali fulcro della vita politica e sociale di un Paese.
Quando parliamo di partiti, sia chiaro, non ci riferiamo all’accezione burocratica di questi, piuttosto ci riferiamo alla versione più nobile del concetto: entità collettive che elaborano processi ed eventi – ognuno con le proprie chiavi di lettura – per darne una spiegazione complessa e approfondita fissando chiari obiettivi per il futuro e permettendo, di generazione in generazione, la trasmissione di princìpi e valori affinché – parafrasando Giovanni Falcone – le idee non muoiano mai, ma continuino a camminare sempre sulle gambe di altri uomini. A questo ruolo culturale, sociale e politico dei partiti si affianca poi un compito di stampo funzionalistico e pragmatico che riveste un’importanza cruciale, ma che spesso a causa dell’ipocrisia che investe l’attuale classe politica si decide coscientemente di tralasciare per salvare chissà quali apparenze puritane.
Ci riferiamo al ruolo di duplice connessione che svolgono i partiti politici. Nel dettaglio il riferimento è alla connessione che essi garantiscono ai due binomi formati da rappresentati-rappresentanti e rappresentanti-istituzioni.
Da questo punto di vista infatti l’esistenza di un contenitore politico che permetta tanto agli elettori di essere rappresentati attraverso gli eletti, quanto agli eletti di poter incidere attraverso la loro partecipazione diretta o indiretta ai processi decisionali delle istituzioni, riveste un ruolo di fondamentale importanza ai fini dell’efficace funzionamento del sistema democratico. E’ sotto gli occhi di tutti infatti che senza l’intermediazione partitica, da un punto di vista pratico-operativo legato alle interazioni con i livelli di governo sovraordinati, anche autorevoli rappresentati del popolo, il più delle volte eletti in contesti civici, rimangono estranei alle logiche decisionali più importanti e di conseguenza, per cause non imputabili sicuramente alla loro persona ma piuttosto al contesto politico, non riescono ad assolvere al compito ultimo per cui sono stati eletti: rappresentare la popolazione lavorando sulle questioni che realmente incidono sulla vita dei cittadini (questioni che sempre più spesso sono di competenza sovracomunale). Queste dinamiche politiche sono note, tutti sanno e tutti ne capiscono la funzione, tuttavia molti, compresi alcuni di noi fino a poco tempo fa, hanno ignorato e continuano ad ignorare questa situazione pensando di curarsi esclusivamente del proprio “orticello cittadino” nonostante la consapevolezza che la programmazione dei finanziamenti pubblici, le scelte strategiche e le macro-politiche di lungo periodo si decidano altrove.A ben vedere questo ragionamento, tanto nelle sue sfaccettature ideali quanto in quelle pragmatiche, riguarda però più una parte che l’altra.
La sinistra infatti ha perso almeno parzialmente la connessione con il suo popolo, si è smarrita nel “generalismo” di massa e si è concentrata sempre più spesso sull’effimero auto-disintegrandosi in una miriade di gruppi solitari e spesso in contrapposizione.
La destra, dal canto suo, ha creato una propria narrazione globale fondata su dei concetti (a nostro parere discutibili) che offrono una chiara interpretazione del passato e un altrettanto chiara visione del futuro. La destra si è riconnessa con il suo popolo radicandosi nei territori, formando la sua classe dirigente, offrendo la propria interpretazione della contemporaneità e prendendo posizioni sempre più estremiste e pericolose.
Non è un caso che Trump, nonostante gli avvenimenti del 6 Gennaio 2021 a Capitol Hill, sia tornato nello Studio Ovale della Casa Bianca.
Non è un caso che il Front National abbia sfiorato la maggioranza politica in Francia (eventualità per ora scongiurata solo grazie ad un complicato accordo elettorale tra le opposizioni).
Non è un caso che AfD, nonostante i richiami ad un lontano e oscuro tempo che fu, abbia vinto le elezioni in Turingia e Sassonia e progetti di dare una spallata decisiva alla politica tedesca al livello nazionale.
Non è un caso che la Destra italiana sia al governo da due anni e che, nonostante non abbia fatto nulla per meritarlo, non accenni cali di consenso ma anzi addirittura cresca nei sondaggi.
E’ sulla scorta di queste considerazioni di “Realpolitik” che quindi crediamo non più procrastinabile l’impegno partitico, a maggior ragione nella nostra comunità che necessita di risposte che il solo livello comunale non può garantire.
In particolare, in un contesto nazionale che definire complicato è un eufemismo, a nostro parere l’unica flebile luce nel panorama politico italiano, che può in linea di principio rappresentare quella che riteniamo essere la nostra parte, è raffigurata dal nuovo corso del Partito Democratico che finalmente sembra aver ritrovato la sua strada.
Finalmente infatti il Partito Democratico è tornato a farsi portavoce di proposte politiche nette e radicali siglando un importante compromesso tra l’anima idealista che alimenta i valori socialisti/popolari della base e l’azione pragmatista che appartiene agli amministratori che tutti i giorni affrontano a mani nude le difficoltà quotidiane dei territori.
Finalmente, in buona sostanza, il Partito Democratico si è posto alla guida del campo progressista con l’impegno a costruire una coalizione forte e competitiva fondata su idee chiare e proposte serie come il Salario Minimo e la Riduzione dell’Orario di Lavoro a Parità di Retribuzione.
Per tutti questi motivi, convinti dell’essenzialità del ruolo e della funzione dei partiti e del Partito Democratico nello specifico, i firmatari di questo documento – suggellando un lungo e intenso percorso di collaborazione con la Segreteria pisticcese che a sua volta ha inaugurato una nuova stagione nelle idee, nei metodi e nei volti – hanno deciso di aderire al Partito Democratico e consequenzialmente, per tramite del rappresentante di riferimento in Consiglio Comunale, anche al gruppo consiliare del PD a patto di stipulare un accordo politico che indichi la strada verso un vero e concreto rilancio dell’azione amministrativa.
Siamo consapevoli che non tutti condivideranno la nostra scelta – così come siamo consapevoli che molti altri la condivideranno eccome, ma per motivi di opportunità dissentiranno pubblicamente – tuttavia noi rimaniamo dell’idea che nella vita, così come in politica, è meglio osare e assumersi le responsabilità delle proprie azioni, piuttosto che non fare e rimpiangere.
E la nostra comunità si affligge rimpiangendo sé stessa e ciò che fu da troppo tempo ormai…