Conferenza interparlamentare sull’economia circolare a Bruxelles, deputato Rosa (Fratelli d’Italia): più cooperazione senza dimenticare le economie dei singoli Stati membri. Di seguito la nota integrale.
Lo scambio di esperienze e di punti di vista è fondamentale per realizzare un’azione incisiva che vada verso una piena transizione circolare. Questo il punto della conferenza interparlamentare sull’economia circolare che si è tenutata a Bruxelles, organizzata dal Parlemnto Fiammingo alla quale hanno partecipato i rappresentanti di tutti i Parlamenti dell’Unione.
L’economia circolare è un punto nodale verso la neutralità climatica. L’Europa è avanti rispetto al resto del mondo e l’Italia lo è ancora di più. Il tasso di utilizzo circolare dei materiali in Europa è dell’11,7%, quattro punti percentuali in più rispetto al resto del mondo, mentre in Italia raggiunge 18,4%.
Nel mio intervento al Parlamento fiammingo, ho segnalato i dati di quella che possiamo considerare un’eccellenza italiana e ho sollecitato affinchè l’Europa faccia di più per favorire la transizione circolare, attraverso incentivi, interscambio di know how e best pratcties, senza però danneggiare le economie dei paesi membri.
Se, infatti, si deve accogliere con favore il recente accordo, nel negoziato interistituzionale tra Consiglio e Parlamento europeo, che lascia agli Stati la scelta tra riciclo e riutilizzo degli imballaggi, tutelando, così, le economie degli Stati membri, la medesima strategia deve essere messa in atto anche per le altre politiche europee.
Il progressivo avvicinamento all’obbiettivo di un’economia totalmente circolare, attraverso targets concreti da raggiungere, non può e non deve avvenire attraverso una penalizzazione delle economie degli Stati Membri. Non si può pensare che lo sviluppo dell’Unione Europea nella direzione della sostenibilità passi attraverso il danneggiamento dello sviluppo delle economie degli Stati che la compongono.
Al congresso è stato anche affrontato un aspetto cruciale della transizione cirolare: l’uso consapevole delle materie prime. Soprattutto quelle critiche.
Nel mio intervento ho ricordato che il Governo Meloni ha impresso un accelerazione ai lavori del tavolo delle Materie Prime Critiche nazionale, proprio a causa della centralità che il tema ha non solo sull’implementazione dell’autosufficienza delle economie nazionali e di quella unionale ma anche per una reale transizione circolare.
La posizione del Governo italiano sul tema è chiara da tempo: lo strumento fondamentale per ottimizzare l’uso delle materie prime resta l’ecodesign, ripensando le filiere fin dalla progettazione per la ricerca di materiali sostitutivi, ma anche per tecnologie energetiche più durevoli, riparabili, net-zero e riciclati al 100%.
Il riciclo rappresenta una realtà per molte materie prime critiche e può rappresentare, anche per i paesi con scarse risorse minerarie una ‘scorta’ importante. In Italia il tasso di riciclo è superiore al 72%, superando la media europea del 58% e la media mondiale è del 17,4%. È necessario lavorare, però, sulla quota non riciclata, regolamentando maggiormente la responsabilità estesa del produttore e finanziando, come ha fatto l’Italia con il PNRR, progetti dei consorzi per il riciclo.
È poi ovvio che, per porre limiti alla esportazione di materie prime critiche, è necessario creare spazi di mercato per i prodotti dei quali alcune componenti sono composti da materie prime riciclate.