Adriana Violetto, Consigliera comunale e Presidente delle Commissione Consiliare Bilancio del Comune di Matera in una nota contesta le scelte dell’Amministrazione Comunale di Matera per quanto riguarda le politiche sociali attuale con gli emendamenti del Consigliere Paterino all bilancio di previsione approvato nell’ultima seduta del Consiglio comunale e il mancato finanziamento dell’indagine epidemiologica proposto con apposito emendamento dalla stessa consigliera comunale.
La proposta di bilancio 2021-2023 del Comune di Matera, presentata nella commissione consiliare che presiedo, non mi aveva certo impressionato in maniera positiva. Si trattava di una proposta in sostanziale continuità con i bilanci precedenti, che si concentrava sull’ordinaria amministrazione e non lasciava intravedere l’impronta originale di questa amministrazione.
Con gli emendamenti, però, l’impronta è stata data ed è, a mio modo di vedere, gravemente involutiva: questa amministrazione avversa le politiche sociali.
Matera si caratterizza da anni per la qualità delle sue politiche sociali: la gestione degli asili nido comunali, in particolare, è sempre stato un fiore all’occhiello per il Comune. Anche la mensa scolastica è stata via via estesa ad un numero maggiore di classi anche di scuola secondaria, venendo incontro alle esigenze delle famiglie e, soprattutto, a quelle educative e didattiche del tempo prolungato. Negli ultimi anni se n’è poi migliorata la qualità e la sostenibilità ecologica, mediante lo “scodellamento” a scuola.
Gli emendamenti approvati nel corso del Consiglio Comunale del 9 aprile sono andati immancabilmente a colpire le politiche sociali, sottraendo importanti risorse: 50.000,00 euro tolti all’assistenza domiciliare agli anziani; 100.000,00 euro agli asili nido e 50.000,00 alla mensa scolastica.
Voglio concentrare la mia riflessione sulla mensa e sui nidi. La riduzione del capitolo della mensa comporterà che dal prossimo anno scolastico 2021/2022 il servizio di mensa non comincerà a ottobre 2021 ma a gennaio 2022. Questo inciderà pesantemente non solo sulla gestione familiare di tanti, ma anche sulla qualità (e quantità) didattica, peggiorando ogni aspetto. Per gli anni successivi, poi, si dovrà pensare ad un servizio più modesto e certamente non ulteriormente ampliabile a classi di scuola secondaria.
La sottrazione delle risorse ai nidi comporterà il dimezzamento dei voucher per i nidi convenzionati. I bambini che ne potranno godere, secondo i dati forniti dalla dirigente, passeranno da 63 a 30/31. Non so quale sia la visione di questa amministrazione sulle politiche sociali, ma per me è inaccettabile. Da madre di due bambini, ho goduto di questi servizi per i miei figli e l’esperienza del nido comunale mi ha addirittura entusiasmata per la sua qualità. Inutile dire quanto mi abbia aiutato nella gestione del lavoro. Non posso rassegnarmi al fatto che altre famiglie, altre donne debbano avere meno servizi, meno possibilità di quante io stessa ne abbia avute pochi anni fa. Non è questo il futuro che vedo per la mia città.
E se poi penso alla motivazione addotta dal consigliere che ha presentato l’emendamento, subentra lo sconforto. Per giustificarne il sacrificio ha ripetuto (due volte!) che a godere del servizio degli asili nido sono in gran parte figli di casalinghe. Come se i figli delle casalinghe non avessero diritto all’esperienza formativa del nido. E soprattutto confondendo la causa con l’effetto: molte donne restano casalinghe non perché lo vogliano, ma perché obbligate ad accudire sempre personalmente i propri bambini per l’esiguità dei posti in asilo nido o per i costi non accessibili. Poter affidare, a costi proporzionati al proprio reddito, i bambini a strutture sicure è strumento necessario per l’occupazione femminile, per promuovere l’autonomia e quindi la dignità delle donne. E ciò comporta una migliore qualità della vita delle famiglie e di tutti. Non esiste, a mio modo di vedere, finalità più meritevole di questo su cui dirottare risorse economiche.
Non nascondo poi l’amarezza per il fatto che non sia stato accolto il mio emendamento sull’indagine epidemiologica per verificare l’eventuale impatto delle emissioni industriali sulla salute. Sin dall’inizio della consiliatura, attraverso interrogazioni e insistentemente in commissione, ho stimolato l’amministrazione a riattivare l’Osservatorio Comunale Ambientale e quindi riavviare le procedure per affidare l’indagine epidemiologica, il cui progetto era stato discusso nell’Osservatorio anche con le associazioni ambientaliste e l’Ordine dei Medici. L’amministrazione ha sempre assicurato il suo massimo interesse su questa delicata tematica, che coinvolge ambiente e salute. Però, al momento di dimostrarlo concretamente, ha svelato tutta la sua ipocrisia, non accettando, forse per basse ragioni di partigianeria politica, di impegnare neanche la piccola somma, che il consigliere Toto mi ha aiutato a trovare tra le pieghe del bilancio e su cui c’era il parere favorevole di dirigenti e revisori. La somma non sarebbe stata ovviamente sufficiente a coprire i costi dell’indagine, ma aprire il capitolo di bilancio avrebbe consentito di rimpinguarlo successivamente senza grandi formalità, oltre a testimoniare la volontà di voler cogliere questo obiettivo. Ora è tutto più difficile, tutto rinviato a data da destinarsi e forse a mai più, con buona pace dei tanti cittadini che hanno sottoscritto la petizione per sollecitare l’indagine (ricordate l’allarme generato dalla combustione del pet coke?) e delle associazioni ambientaliste. L’Osservatorio Ambientale (mai convocato sin ora da questa amministrazione) ne esce depotenziato e bene ha fatto il consigliere Doria a sospendersi dignitosamente dalla sua qualità di membro, quando ha appurato che l’amministrazione non voleva impegnare alcuna somma.
Continuerò la mia battaglia per questo tema, lo seguo attivamente dal 2017 e la scelta infelice ma rivelatrice di questa amministrazione, che si predica attenta all’ambiente e sensibile al sociale ma razzola in altro senso, non mi farà demordere.