Consigliere comunale Pasquale Doria (Matera Civica): “Indietro tutta, gli strani casi dell’Academy e della Murgia materana”. Di seguito la nota integrale.
Paradossi di un’estate infuocata, tra sussurri e grida, che è anche il titolo di un importante film del 1972 del regista svedese Ingrid Bergman. Iniziamo dai sussurri, perché non si ha notizia di prese disposizione nette a livello di governo cittadino riguardo a una vicenda che, sul nascere, fu accolta con il massimo dei consensi. Si tratta dell’Academy per le imprese culturali e creative con sede a Matera e già finanziata con i Fondi sviluppo e coesione. Senza esprimere giudizi di merito, è pericolosamente in bilico un investimento a favore del rafforzamento del territorio pari a 3 milioni di euro, che sarebbe il caso di non lasciar evaporare tra le spire fatali di temperature oltremodo elevate. Una buona ragione per far sentire la propria voce, tanto più che è nota già da tempo l’indicazione della sede, l’hub di San Rocco, a Matera. Per cui, sicuramente molto più refrigerante risulta l’opportunità finalizzata alla maturazione di competenze specifiche ad alto tasso d’innovazione e di un incubatore/acceleratore d’imprese, con particolare riferimento al trasferimento di modelli turistici di successo in Basilicata. Insomma, quando si prospettano opportunità di sviluppo e lavoro non è mai sbagliato prendere le parti di chi pensa positivo.
Sussurri e grida, si diceva. Nel secondo caso, secondo un’abitudine da rissa televisiva si pensa, sbagliando, che chi urla e sbraita di più ha sempre ragione. Vicenda che sembra prendere decisamente quota rispetto alle vicende riguardanti il Parco archeologico, storico, naturale delle chiese rupestri, la denominazione per esteso spiega molto di quanto da tempo volutamente è coperto da un insostenibile rumore di fondo che in tanti sta rendendo sordi. Tanti, ma non tutti. Sicuramente non Legambiente che ha ricordato che in questi giorni il Parlamento europeo ha approvato un provvedimento legato alla strategia del Green Deal, vale a dire all’assegnazione di risorse finanziarie e all’indicazione di misure vincolanti per i paesi membri che dovranno impegnarsi al raggiungimento di alcuni obiettivi entro il 2030: destinare il 20%del territorio a parchi e riserve; migliorare la produzione agricola rafforzando la biodiversità; ripristinare il paesaggio; tutelare gli insetti impollinatori; ridurre il consumo del suolo; azzerare la perdita netta di spazi verdi e di coperture arboree in ambito urbano.
Da noi, a tratti, questi principi non sembrano così condivisi. Per quanto, fa notare Legambiente, “il Parco insieme ai Sassi e il lascito del Moderno (con particolare riferimento ai quartieri popolari del“risanamento”) rappresentano la parte pregiata del nostro capitale naturale e culturale”. Un orizzonte chiaro, che parla la lingua del futuro. Eppure, si pensi alla spinosa questione delle opere realizzate a Murgia Timone, dispendiose ma unanimemente contestate dalla comunità, non hanno portato chissà quale valore aggiunto al paesaggio, violato e non certo valorizzato.
“Un cattivo esempio d’intervento pubblico svolto con mano pesante e opere inutili, banali e dannose”, commenta in proposito Legambiente. “Comportamenti inaccettabili nei confronti del nostro patrimonio – aggiunge in un comunicato, rivelando il contenuto di una decisione che ha sortito l’effetto di un urlo capace di squarciare violentemente la quiete delle nostre Gravine -. Si riferisce alle richieste del Comune inviate alla Regione lo scorso 6 giugno di cuisi è avuto notizia solo ultimamente. “Folli richieste di stralcio – le definisce Legambiente – riguardano le aree prospicienti o più prossime al perimetro urbano (Murgia Timone, Murgecchia, Parco delle cave), il tutto avvolto da neo populismo e da pseudo rivendicazioni autonomistiche nei confronti dell’odiata città capoluogo”.
Sussurri e grida, dunque. A volte è solo questione di un attimo.