Pasquale Doria, consigliere comunale Matera Civica: “Ritrovato il grande pannello in ceramica policroma di Leone Mira D’Ercole. Adesso, va restituito alla città”
Si era persa. L’abbiamo ritrovata e, ora, la possiamo salvare: è un’importante opera d’arte che ci appartiene, come comunità. Ma, andiamo per ordine. Il borgo La Martella compie il suo settantesimo anno di vita. Si susseguono le iniziative per celebrare questo partecipato giro di boa, occasione per rievocare le enormi potenzialità espresse da un contesto urbano, benché giovane, carico di storia.
A questo proposito, con l’aiuto dell’esercizio della memoria, molti ricorderanno la vecchia aula consiliare situata in via Lavista. Entrando, sulla destra, spiccava una grande composizione in ceramica policroma. Raffigurava la città dei Sassi illuminata dai raggi caldi di un sole generoso, esplicita metafora del nuovo corso democratico, nell’atto di riverberarsi positivamente sulle azioni dell’Amministrazione comunale.
Non era un pannello che passava inosservato. Eppure, della sua presenza sembrava ormai persa ogni traccia. Poi, nei giorni scorsi, la svolta. Dopo varie ricerche, con il fattivo aiuto del personale del Comune, la vicenda dell’opera è lentamente riaffiorata, fino a trovare la prova concreta che non era stata distrutta. Era stata solo rimossa a valle dei lavori riguardanti la sede materana dell’Istituto Centrale del Restauro. Anzi, adesso, proprio tramite i suoi laboratori sarà possibile restituire a nuova vita un’opera che porta la prestigiosa firma del ceramista Nello Mira D’Ercole.
Si ha notizia della precisa volontà di avviare il processo di restauro della formelle, provvidenzialmente numerate e conservate in alcune cassette che si trovano in un locale del Comune. A recupero ultimato, bisognerà quindi decidere per una dignitosa collocazione, una ritrovata fruizione del pannello, quale testimonianza artistica di un momento tra i più alti della creatività espressa da Matera, tramite l’avveniristica fabbrica di ceramiche attiva al borgo La Martella.
Sarà il caso di tratteggiare alcune notizie storiche su questa straordinaria stagione creativa e uno dei suoi motori primi, che ho avuto la possibilità di conoscere personalmente. La fabbrica la guidava un ex partigiano di Lecco, Leone Mira D’Ercole, detto Nello. Nato nel 1925, è scomparso nel 2001 a Romagno Sesia, in provincia di Novara, luogo dove, conclusa l’esperienza materana, fece ritorno.
Non lontano dal posto in cui fu catturato quando, ancora studente, dopo l’8 settembre 1943, entrò a far parte della Resistenza, insieme al fratello Riccardo, nella Divisione Beltrami. Furono raggiunti nel 1944 dal fratello maggiore Mosè, clandestino in Svizzera, ma Riccardo fu preso dai nazisti e fucilato. Leone venne catturato l’8 dicembre insieme a suo cugino, Giuliano Pajetta, e il 1° febbraio 1945 deportato a Mauthausen, dove dichiarò il suo mestiere di disegnatore tecnico. Qualifica che gli consentì di sopravvivere alle camere a gas.
A guerra finita, l’incontro a Novara con il materano Eustachio Gaudiano, geometra, che si era trasferito a Torino per ragioni di lavoro. Sindacalista, nel 1949 si spostò a Novara, qui fu eletto segretario provinciale della Cgil e conobbe Mira D’Ercole. Qualche anno più tardi, Gaudiano fece rientro a Matera, dove era in atto il programma di risanamento dei rioni Sassi.
Quando nel 1954 era stata già completata buona parte del borgo La Martella, informò Mira D’Ercole circa gli incentivi l’opportunità di avviare un’attività produttiva legata all’artigianato artistico. Sarebbe stato possibile nel nuovo insediamento rurale, alle spalle della chiesa di Ludovico Quaroni, allora in corso di edificazione, dove erano previsti una serie di spazi destinati a piccole e medie imprese artigiane.
Mira D’Ercole accettò, si trasferì e nella sua fabbrica, col tempo, prestarono la loro opera artisti di vaglia internazionale come Andrea Cascella e Lucio Del Pezzo, per citarne solo alcuni, che hanno contribuito a scrivere intense pagine sulle vicende del “Borgo più bello d’Italia”, come venne definito con un fortunato slogan negli anni ruggenti di “Matera, città laboratorio d’urbanistica”.