Pasquale Doria, consigliere comunale Matera Civica: “Un debito trentennale con l’Unesco, che fine ha fatto il Piano di gestione?” Di seguito la nota integrale.
Trent’anni fa gli antichi rioni di tufo di Matera entrarono a fare parte del patrimonio dell’umanità. Dal prossimo 27 novembre, per tre giorni, Napoli ospiterà rappresentanti ed esperti dei 194 paesi membri dell’Unesco per elaborare risposte comuni alle nuove sfide ai beni ritenuti universali nel corso di sette sessioni tematiche. Tra queste, una si occuperà della mobilità nei luoghi turistici con la conseguente necessità di regolare i flussi dei visitatori e le esigenze di residenti e operatori. Tema cruciale per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale più cospicuo di Matera, che è il caso di ricordarlo una volta di più, è città Unesco dal 1993.
Tra le varie trasferte programmate in giro per il mondo dall’Amministrazione comunale, essendo stata la nostra città tra le prime realtà meridionali entrate a fare parte della prestigiosa lista, sarebbe il caso di essere, se non direttamente protagonisti, almeno presenti per per portare una significativa testimonianza a Napoli, oppure, più proficuamente, per assorbire gli umori di un momento di alta riflessione utile a maturare prospettive da coniugare a decisioni e concretizzarle in progetti mirati.
Per rimanere ancorati al tema, non è superfluo ricordare che dal 2004 tutti i siti Unesco devono dotarsi di un proprio Piano di gestione. Dedicato ai rioni Sassi e alle chiese rupestri di Matera, anche se finito in chissà quale cassetto, noi lo abbiamo. La pianificazione ha come obiettivo generale quello di assicurare un elevato livello di protezione dei beni che costituiscono il sito e a contribuire allo sviluppo locale sostenibile con l’obiettivo principale di “garantire l’identificazione, la tutela, la conservazione, la valorizzazione e trasmissione alle future generazioni” (articolo 4 della Convenzione).
Matera si è dotato del Piano Unesco 2014-2019, redatto dagli architetti Angela Colonna e Domenico Fiore. Ma questo strumento, che costituisce un quadro unitario di obiettivi di riferimento strategici e che propone le linee di intervento per integrare la promozione del patrimonio alla realtà del territorio, va verificato. Nel senso che la sua attuazione andrebbe registrata e certificata in aderenza alla gestione del sito. Si prevedeva, infatti, di dare vita a un Osservatorio permanente in grado di governare il piano di azione, il quadro giuridico, la comunicazione dall’idea all’attuazione attraverso una dedicata attività di monitoraggio, con la dichiarata intenzione di andare oltre il paradigma e il modello di una visione capace di imporsi come percorso progettuale oltre i confini locali.
Internazionalizzazione, esportazione e contaminazione di modelli erano concetti già ampiamente esplicitati alla vigilia dell’approvazione della legge speciale dello Stato dedicata esclusivamente a Matera, la numero 771 del 1986. Si tratta di un provvedimento epocale per la città, per la ragione che ha tracciato il solco di un cammino unitario, capace di superare ogni divisione, avendo generosamente chiesto un prestito senza interessi al futuro. Ma andando oltre l’evocazione degli anniversari, è chiaro che i piani di gestione vanno periodicamente revisionati oltre ogni enfasi e attualizzati mettendo da parte inutili tentazioni retoriche, basterebbe solamente la giusta consapevolezza di essere all’altezza dei propri debiti.