Pasquale Doria consigliere comunale di Matera Civica in una nota denuncia la chiusura di tre siti culturali della città di Matera, in particolare il Convicinio di Sant’Antonio, la chiesa rupestre di Santa Barbara e la cattedrale scavata nella roccia dedicata alla Madonna della Vaglia. Di seguito la nota integrale.
Chi li ha visti? Nella mappa del patrimonio materano tutelato dall’Unesco brillano per la loro assenza tre scrigni d’arte ormai quasi cancellati dalla memoria comune della città. Impossibile la visita per i residenti, figuriamoci per chi viene da fuori, specialmente per quel turista munito di guide che descrivono dettagliatamente gioielli come il Convicinio di Sant’Antonio, la chiesa rupestre di Santa Barbara e la cattedrale scavata nella roccia dedicata alla Madonna della Vaglia.
Tre luoghi di culto intorno ai quali è maturata buona parte della letteratura sulla religiosità rupestre che vale il viaggio per chi è diretto nella città dei Sassi.
Difficile immaginare un recupero in zona Cesarini, come si diceva un tempo. Insomma, dopo quelle “pandemiche”, anche questa estate trascorrerà senza la valorizzazione che è propedeutica alla tutela attiva di monumenti rupestri così significativi.
A dire il vero, impegnati settori della comunità hanno ben chiaro, da tempo, il tema del riconoscimento della conservazione della memoria, ovvero della valida protezione delle radici. Del resto, sono noti alcuni interessanti esempi di restauro già eseguiti a livello locale.
Tra luci e ombre, l’attitudine a preservare fisicamente alcuni beni culturali, si è infatti rivelata utile quale primo momento che dovrà tuttavia poter contare sulla possibilità certa della fruizione di una cospicua quantità di beni ereditati dal passato.
Con alcuni dei più importanti monumenti chiusi al pubblico risulta però complicata la promozione, il senso attivo di quella cultura che si traduce nella naturale diffusione dei nostri beni storici e artistici secondo quanto recita l’articolo 9 della Costituzione: un diritto che la Repubblica promuove per lo sviluppo della cultura e la tutela del patrimonio della nazione.
Un appendice a questo discorso potrebbe rientrare in un supplemento di riflessione più ampia, sull’intera questione dei beni culturali locali, oggi purtroppo oscurati. Nello specifico, non c’entra niente con il patrimonio rupestre, ma andrebbe compreso il Castello, almeno come momento irripetibile per imprimere nella memoria vedute straordinarie sul territorio.
L’antico maniero rientra nell’elenco dei luoghi di visita scomparsi, perché ora completamente interdetti a chiunque.