“A noi interessa che chi governi faccia tutto quello che può fare di meglio per la nostra Basilicata. Le dinamiche politiche della maggioranza in piena crisi, con Bardi a cui viene meno l’assessore che ha presentato la riforma, sono un problema per la Basilicata. Ora spetta al Presidente risolvere presto per fare il suo lavoro, perché non si possono certo bloccare per troppo tempo commissioni, lavori, dipartimenti. Ora più che mai sarebbe un grave danno. Da settimane affermo, studiando gli atti e ascoltando le audizioni dei sindacati, delle associazioni di categoria e degli enti coinvolti, oltre che dei dirigenti regionali, da me richieste e organizzate insieme alle minoranze, che questa riforma è nata forse troppo in fretta e senza i necessari riscontri amministrativi e giuridici. Senza confronto e condivisione, infatti, ha generato dubbi di legittimità di ogni tipo.
Inoltre, nella sua eventuale applicazione, rischia di provocare disastri e problemi tra dipendenti diretti e indiretti, alle imprese creditrici e fornitrici che potrebbero aumentare la debitoria e generare ricorsi che rischiano di bloccare l’erogazione dei servizi forniti dalla stesso CSI alle oltre 650 aziende esistenti nelle aree gestite. I danni regionali e nazionali sarebbero incalcolabili, data l’importanza dei grandi player coinvolti, da FCA a Ferrero sino a Barilla.”
Lo dichiara il Consigliere Regionale Luca Braia, capogruppo di Italia Viva.
“La mia analisi è confortata dai giudizi contrari dell’ufficio legislativo del Consiglio – prosegue Braia – e dalle relazioni redatte dalla struttura di missione che ha giudicato parziali i dati forniti relativi agli impatti finanziari possibili e negativi sul bilancio regionale.
Dopo essermi speso per la revisione complessiva del provvedimento, dopo aver chiesto un aggiornamento della seduta per effettuare tutte le verifiche e gli approfondimenti necessari e, soprattutto, dopo aver chiesto lo stralcio totale di ogni riferimento al Consorzio Industriale di Matera dalla DDL, il Consiglio Regionale è terminato nel modo che tutti hanno avuto modo di vedere.
Il Consorzio industriale di Matera va messo a riparo da ogni possibile conseguenza rispetto al venir meno della sua l’autonomia nella realizzazione della mission e non può e non deve rischiare di poter essere coinvolto in penalizzazioni immotivate dell’equilibrio economico-finanziario sempre esistente, raggiunto per capacità proprie senza nessun intervento regionale, come invece avvenuto invano per il CSI di Potenza che negli ultimi 15 anni ha beneficiato di oltre 39 milioni di contributi pubblici e applicato tariffe inadeguate generando gravi e palesi diseconomie.
Le imprese gestite dal CSI di Matera pagano puntualmente i loro oneri e ricevono servizi adeguati, non esistono tensioni finanziarie. Convengo sul fatto che le politiche di promozione e attrazione di investimenti debbano essere concretamente realizzate e in maniera più incisiva, manageriale, innovativa e visionaria e proprio per questi motivi che, in attesa di trovare una soluzione da attuare per Potenza si può collaborare, sfruttando in sinergia le tante opportunità economiche che avremo a disposizione da qui al prossimo futuro, senza eliminare l’unica realtà in questo settore che almeno funziona e non produce 500 mila euro di debiti al mese, come il CSI di Potenza.
La mancanza del numero legale nel Consiglio regionale di ieri, la presentazione delle dimissioni di Cupparo oggi, mettono in evidenza la compromissione dell’avanzare dell’attività del Governo regionale a danno dei lucani, insieme alla palese contrarietà di alcuni componenti della maggioranza, proprio nel merito di questa riforma ormai diventata difficilmente modificabile.
Forse, me lo auguro, questa pausa di qualche giorno potrà essere sfruttata, dal presidente Bardi e dalla maggioranza per intervenire in maniera importante ma immediata sulla proposta, e se necessario per la Basilicata anche sino a una revisione totale. Si trovi velocemente magari la quadra insieme al MISE, si valuti l’opportunità di recuperare il piano di risanamento messo in campo nel 2018 e redatto dal Dott. Cardinale a partire dalla riproposizione dell’aumento delle tariffe da far attuare dall’Egrib e, magari, si assegni il ruolo pensato per Api-Bas a Sviluppo Basilicata. Ricordando che nacque anche per questo motivo e che oggi è, di fatto, svuotato di obiettivi e funzioni che potrebbero invece ritornare nella mission correttamente , in modo da poter utilizzare parte dei 5 milioni di euro per affrontare l’emergenza, sostenendo Egrib e Aquedotto Lucano nella gestione delle reti e degli impianti.
La nostra Basilicata come, già ripetuto in altre occasioni – conclude il consigliere Braia – non può essere “comandata” dal Generale Bardi, ma ha necessità di essere governata. Ciò deve significa dialogo, confronto, condivisione con la comunità lucana e con tutte le rappresentanze sindacali e datoriali che hanno a cuore le sorti della regione. L’impressione è che, con la scusa dell’emergenza, si voglia con presunzione imporre soluzioni e decisioni che forse nascondono altri interessi. Appare questo agli occhi di molti. Se così non è, allora si alimentino per tempo e per iniziative future, dibattiti alla luce del sole, certo che solo in questa modalità si potrà mettere in campo una soluzione che guardi all’esclusivo interesse dei lucani e delle lucane, per i quali abbiamo l’obbligo e il dovere di operare nella consapevolezza del ruolo istituzionale che ognuno di noi svolge.”