Consigliere regionale Leggieri (M5s): “23 Novembre 1980, impossibile dimenticare. Una data fondamentale per la rinascita della Basilicata”. Di seguito la nota integrale.
Ancora oggi, a distanza di 41 anni, le immagini di interi paesi rasi al suolo e del crollo del soffitto della Chiesa Madre di Balvano che seppellì 66 persone, tra cui molti bambini e ragazzi, sono rimaste ben impresse nella nostra memoria.
L’emergenza registrò ritardi e difficoltà nell’opera di soccorso. È ancora vivo al riguardo l’autorevole richiamo del Presidente della Repubblica Sandro Pertini che si recò sui luoghi della tragedia ed ebbe modo di constatare direttamente che occorreva intervenire il più presto possibile. Un Paese in ginocchio con quasi 3mila morti e circa 300mila sfollati.
Nell’immediato dopo-terremoto gli interventi statali furono affidati al Commissario straordinario Zamberletti, con il potere di realizzare tutti gli interventi ritenuti opportuni per superare l’emergenza, anche se poi la solidarietà fu una delle caratteristiche di quei giorni a fronte della mancanza di un adeguato servizio di Protezione Civile
La legge n. 219 del 1981 divenne così la legge fondamentale che andava a regolamentare gli interventi di ricostruzione-riparazione del patrimonio immobiliare. Tuttavia, il ripristino post sisma è avvenuto in maniera molto lenta, in quanto la pioggia dei contributi pubblici si è dispersa in mille rivoli.
Come risulta nella relazione presentata nel 1991 dalla Commissione parlamentare di inchiesta, dopo dieci anni dal terremoto la ricostruzione in Basilicata e in Campania non era ancora terminata, nonostante le ingenti risorse finanziarie impegnate dallo Stato. Allora qualcosa non è andata per il verso giusto come attestano le decine di inchieste giudiziarie su irregolarità, speculazioni e intromissioni malavitose.
Una data simbolo, quella del 23 novembre 1980, che ci ha insegnato che tanti italiani si mossero in massa come non mai per accorrere in soccorso delle popolazioni terremotate. Le cronache di allora ci riportano notizie di slanci generosi ma anche di tanti disservizi. In Basilicata, tante famiglie furono dapprima sistemate nelle tende e containers e poi nei prefabbricati di Bucaletto che, tuttora, risultano ancora abitati.
Sulle macerie, però, si è anche ricostruito e costruito. Nel 1983, infatti, è nata l’Università degli Studi della Basilicata, con l’obiettivo di fermare o almeno rallentare l’emigrazione dei giovani dalle aree del Mezzogiorno.