Consigliere regionale Gianni Leggieri (M5s): “Per la crisi idrica servono soluzioni nell’immediato non spot elettorali”. Di seguito la nota integrale.
La siccità e i cambiamenti climatici stanno mettendo a dura prova l’agricoltura lucana. Il grido di dolore degli agricoltori e delle organizzazioni di categoria deve essere ascoltato per evitare che ci si volti dall’altro lato pensando che quanto sta accadendo sia solo la parentesi di un’estate anomala. Non è così. I climatologi sono tutti concordi nel ritenere che le alte temperature e la tropicalizzazione del clima sono realtà con le quali fare i conti tutti i giorni. La situazione delle ultime settimane è particolarmente pesante nel Vulture Alto Bradano e nella Collina Materana, dove la raccolta cerealicola ha subito una riduzione di circa il 30%, che, in termini di ricavi, per le aziende agricole significa andare incontro a problemi economici di non poco conto che si aggiungono all’aumento vertiginoso dei costi energetici e dei prodotti usati per la cura e la coltivazione dei campi.
Occorrono soluzioni che guardino in faccia la realtà, come ad esempio l’avvio di ogni azione utile per venire incontro agli agricoltori danneggiati dal caldo soffocante dell’ultimo mese. In altre regioni sono state avviate le procedure per il riconoscimento dell’emergenza. Per cinque Regioni (Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) il Governo ha provveduto in questa direzione. In Basilicata mancano chiare strategie che mettano insieme la Regione Basilicata e il Consorzio di Bonifica per muoversi armonicamente ed affrontare prima di tutto il problema delle perdite e degli sprechi di acqua a causa di condutture che non si trovano in buono stato.
Ecco perché, secondo me, bisogna guardare al presente e trovare nell’immediato soluzioni per i cittadini e le imprese agricole. La recente visita del viceministro alle Infrastrutture, Alessandro Morelli, che, accompagnato dall’assessora regionale Donatella Merra, ha raggiunto i luoghi in cui una volta si trovava la Diga del Rendina, spero tanto che non venga ricordata come l’ennesima passerella politica in un territorio per molto tempo dimenticato e, adesso, pure assetato. Annunciare la riapertura fra cinque-sei anni di quella che un tempo era una delle dighe più importanti della Basilicata sembra uno spot elettorale. Un modo per non pensare al presente, alla fame e alla sete dei lucani.