Consigliere regionale Perrino (Movimento 5 Stelle): “Storia di ordinario disservizio sul Frecciarossa Roma-Ferrandina”. Di seguito la nota integrale.
Mio malgrado devo segnalare un disservizio che ho vissuto in prima persona. Nella giornata di lunedì 28 settembre ho usufruito del Frecciarossa per recarmi a Roma per motivi legati alla mia attività di Consigliere Regionale e portavoce del M5S.
È innegabile la comodità di un servizio che permette di raggiungere Roma alle 12 e farvi ritorno alle ore 19. Tuttavia bisogna mettere sempre in conto i soliti imprevisti che generano disservizi. Il Frecciarossa su cui viaggiavo, nel percorso di ritorno, ha accumulato oltre novanta minuti di ritardo a causa del malfunzionamento di un passaggio a livello, tra l’altro oggetto di una recente manutenzione. A questo ritardo abnorme si è aggiunto un altro spiacevole episodio: alla fermata prevista presso la stazione di Ferrandina, il cui cartello non era neppure minimamente illuminato, le porte della carrozza non si sono aperte. A nulla è valsa la pressione del pulsante in corrispondenza della porta automatica: il treno ha ripreso la sua corsa verso la stazione successiva costringendo me ed altri due signori a trovare una soluzione per il ritorno, da Metaponto, alle tre del mattino. Ancora più grave è stata l’assoluta incapacità e inadeguatezza a gestire la situazione da parte del personale di bordo. Il capotreno non pervenuto e gli altri addetti assolutamente impalpabili. Dopo l’arrivo alla stazione di Metaponto, sono riuscito a raggiungere la stazione di Ferrandina solo grazie all’aiuto del figlio dei signori, di Tursi, vittime – come me – del disservizio, che mi ha gentilmente accompagnato a riprendere la mia vettura.
Lascio a voi ogni giudizio su questa storia di ordinario disservizio in terra di Lucania. Spiace esserne stato vittima perchè ho sempre ritenuto il Frecciarossa una grande opportunità per il nostro territorio. Sono gli atti prodotti in questi anni che lo dimostrano.
Quello del Frecciarossa, seppur con tutti i limiti infrastrutturali, è un servizio che la nostra regione paga profumatamente a Trenitalia: l’ultimo contratto di servizio prevede un esborso di 3 milioni di euro. La stessa Trenitalia ha rendicontato flussi nel 2017 che sfiorano, secondo calcoli cautelativi, i 2 milioni di euro. Lo scorso gennaio abbiamo depositato un’interrogazione per avere maggiore contezza sulle procedure di rendicontazione e verificare se ci fossero margini per alleggerire l’esborso da parte della regione. Nei prossimi giorni chiederemo conto anche di questo episodio all’Assessore Merra.
Il ciclone covid, oltre ad aver stravolto le nostre viste, ha aperto a scenari ed opportunità per i territori del sud che più hanno pagato in termini di risorse umane l’emigrazione verso le regioni del nord. Concetti come smartworking e southworking si fanno sempre più largo nella nostra società e sono in tanti ad aver deciso di intraprendere questo percorso innovativo. Tuttavia il gap infrastrutturale che caratterizza le nostre regioni è un serio ostacolo allo sviluppo di queste prospettive. Se poi coloro che devono garantirci i servizi ci trattano come cittadini di serie b, per usare un eufemismo, allora la strada sarà sempre e soltanto in salita.