Consigliere regionale Gianni Perrino: “Sui PFAS si dovrebbe indagare sull’origine dell’inquinamento”. Di seguito la nota integrale.
Durante le scorse settimane, sulla scia di una pubblicazione del quotidiano francese “Le Monde” avevamo approfondito la questione riguardante i livelli di contaminazione da PFAS (acronimo inglese di PerFluorinated Alkylated Substances, ovvero sostanze che contengono almeno un atomo di carbonio completamente fluorurato) emersi in varie zone della nostra regione.
Nella risposta arrivata l’ARPAB conferma le criticità emerse, facendo riferimento ad una campagna di monitoraggio avviata nel 2017 a livello nazionale sotto la supervisione dell’ISPRA. ARPAB ha monitorato 14 punti di cui 8 sui corsi d’acqua e 6 relativi a acque sotterranee. Secondo ARPAB, dei 571 campioni di acque superficiali analizzate nel triennio 2019-2021, il 92 % sarebbe risultato al di sotto dei valori di concentrazione dello Standard di Qualità come Media Annuale.
Quello che purtroppo constatiamo nella relazione di ARPAB è la mancanza di qualsiasi riferimento ad eventuali azioni intraprese per l’individuazione delle fonti da cui si origina la sostanza e per ridurne l’impatto sull’ambiente e sulla salute.
Forse occorrerebbe un’indagine in tal senso, che darebbe maggiore valore e utilità alle campagne messe in campo da ARPAB sotto la supervisione di ISPRA. Ricordiamo che i PFAS sono «sostanze chimiche permanenti», in quanto sono estremamente persistenti nel nostro ambiente e organismo e possono avere effetti negativi sulla salute come danni al fegato, malattie della tiroide, obesità, problemi di fertilità e cancro.