Consiglieri regionali Braia, Cifarelli e Polese: “I medici ospedalieri regionali meritano più tutela e rispetto”. Di seguito la nota integrale.
I medici ospedalieri stanno attraversando un periodo critico in Italia. Unici dirigenti pubblici ad avere un contratto bloccato da oltre 11 anni, con turni di reperibilità notturna pagati meno di 2 euro all’ora e turni massacranti. Situazione già non semplice aggravata dal Governo Gialloverde con le norme di quota 100, che sta determinando uno svuotamento delle strutture ospedaliere, con gravi carenze di personale. Va aggiunto a questo quadro, già di per sé complesso, una carenza importante di specialisti sul territorio nazionale e, per via anche delle condizioni lavorative e contrattuali attuali, concorsi nazionali a tempo indeterminato che vanno letteralmente deserti, soprattutto per le specialità più richieste come la medicina d’urgenza, la traumatologia, l’anestesia e rianimazione. Molte strutture, anche nella nostra regione ed anche nell’ambito della emergenza – urgenza sono costrette a chiudere come ad esempio accade nel Pronto soccorso del presidio di Potenza, dove da pochi giorni la sezione di osservazione breve è stata chiusa e dove sempre per carenza di medici si è tornati a turni di guardia notturni che ricordano vecchie epoche con casi paradossali come quello che un paziente con frattura di femore arriva la notte in elicottero e viene accolto da un oculista. Altro aspetto di criticità si palesa nella necessità di chiedere aiuto a personale medico non specializzato o addirittura di altre nazioni come sta accadendo nella Regione Toscana e in quella pugliese. E cosa fa il ministro Giulia Grillo? Indica linee nazionali di orientamento nell’ambito della gestione delle liste di attesa che prevedono la possibilità di bloccare transitoriamente l’attività libero professionale intramoenia nelle strutture con liste di attesa molto lunghe. Eppure l’attività di intramoenia è un diritto assoluto definito contrattualmente ed è considerato, fuori dalle mere stumentalizzazioni, una risorsa, piuttosto che un ostacolo, ai fini della riduzione delle liste di attesa: è svolta oltre l’orario di servizio dovuto e utilizzabile dalle aziende stesse per ridurre le attese ambulatoriali senza aumento dei costi delle prestazioni da parte degli utenti. Insomma è fuorviante far credere che le lunghe liste di attesa esistano per colpa dei medici ospedalieri. Davanti a questo quadro drammatico poi il neo assessore alla salute a pochi giorni dal suo insediamento, mette per la prima volta piede al San Carlo di Potenza affermando che “vanno aperti gli ambulatori il sabato” nella struttura che costituisce l’unico Dea di II livello della Regione e che riceve giorno e notte tutti i casi di emergenza – urgenza e di alta specializzazione della Regione e delle province limitrofe, quando piuttosto l’aumento delle attività ambulatoriali specialistiche sarebbe da stimolare nelle strutture sul territorio che si interfacciano con la medicina generale adibite solo a questo. Insomma siamo alla confusione totale. E a peggiorare il quadro, il Direttore generale del San Carlo abbraccia la ‘demonizzazione’ dell’attività intramoenia dei dirigenti medici additandola come responsabile principale delle liste di attesa e produce un atto discutibile che blocca di fatto tale diritto contrattualmente definito per alcune branche specialistiche, e in merito al quale sono già partite diffide formali sindacali nazionali. A questo si aggiunge il quanto meno discutibile recente richiamo di medici in pensione a titolo gratuito per coprire tali carenze invece di immaginare opportunità per neo laureati. Sulla questione presenteremo una interrogazione consiliare nei prossimi giorni al fine di fare chiarezza e riportare la vicenda in un percorso di trasparenza, legalità e buon senso.