Michele Lavalle, cittadino di Palazzo San Gervasio che si è trasferito a Firenze per motivi di lavoro, ha inviato una lettera aperta al Sindaco di Palazzo San Gervasio, Luca Festino a seguito dell’approvazione nell’ultima seduta del Consiglio Comunale del Dup (Documento unico di programmazione). Di seguito la nota integrale.
Mi giungono voci riguardanti la seduta del Consiglio Comunale celebrato giorni or sono avente per oggetto il piano di sviluppo del triennio 2023-2025 di Palazzo. Non sorprendono più i toni accesi tra minoranza e maggioranza visto l’argomento in discussione per la necessaria approvazione: un Consigliere di minoranza che abbandona l’aula in segno di protesta dopo un vivace dibattito scaturito dalla decisione dell’attuale Maggioranza di votare un documento atteso a decidere il destino di una Comunità ( caratterizzata da una inquietante decadenza ) senza aver a PRIORI consultato nessuna parte sociale come in tali casi sarebbe stato doveroso coinvolgere nelle scelte o proposte che avrebbero potuto arricchire il documento in oggetto. Aspetti e costumi di una nuova classe politica ( se tale si possa definire) che ignora il secolare metodo di partecipazione democratica dei Partiti politici che per tanti anni, nel bene e nel male, ha influito sostanzialmente nella vita dei cittadini Palazzesi. Se pure non esistono più tranne qualche rara eccezione. Caro sindaco, esistono i Sindacati, esistono le imprese che testardamente mantengono in vita fra inimmaginabili difficoltà il tessuto economico della sua Comunità. Esistono le aggregazioni sociali capaci ( in teoria ) a cui è doveroso rivolgere un appello di partecipazione propositivo non solo basato su un analisi,bensi su esposizione di fattive proposte di sviluppo. Non dopo aver approvato il documento ma prima della sua approvazione. Corra ai ripari, Signor Sindaco, paradossalmente è l’occasione buona per ridisegnare un comportamento virtuoso tra Amministrazione e Popolazione in cui il cittadino si sente parte attiva nella vita civile palazzese. Paradossalmente in tal modo si spezza quella egoistica catena di questi ultimi tempi che ha ridotto a villaggio uno dei Comuni più vivaci non solo della Basilicata ma di tutto il Meridione. Le passate generazioni hanno donato alla nostra Comunità originali strumenti di sviluppo per il nostro avvenire, base di spinta necessari per un’alta programmazione proiettata in un futuro migliore . Dalle tragiche vicende del 1799 nacque quel patto sociale tra i braccianti, uomini senza terra e la ricca classe padronale ( popolo basso e popolo grasso ) che si basava sulla sincera collaborazione nelle grandi scelte della Comunità evitando in tal modo tragedie alla popolazione e di pari garantendo quello sviluppo socio-economico pieno di ottimismo e di speranza nell’avvenire. Intestardirsi a seguire la nuova linea che ha caratterizzato la politica palazzese dimenticando o persino ignorando la lezione sociale del nostro passato che ci ha garantito sino agli anni ’80 primati economici e culturali nel Melfese e dintorni significherebbe perdere le ultime occasioni che il destino ci offre per il rilancio economico e sociale della nostra Comunità. Questo ” ferisce il mio cuore con monotono languore” recitava un famoso poeta francese dell’Ottocento ( Paul Verlaine). Una grave responsabilità sociale pesa oggi sulle vostre spalle: far uscire il paese da questa palude ed iniziare un percorso virtuoso in ogni campo del vivere civile, ricordando a proposito, il dettame di Iohnn Donne : ” Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso….ogni zolla mi appartiene e dunque non chiedere mai per chi suona la campana , suona per te “.
“La mia lettera , caro sindaco, è dettata dal desiderio di vedere, se pur da lontano, il rifiorire di una Comunità in ogni campo del vivere civile, porre fine al flusso migratorio delle migliori menti di cui essa è dotata, riscoprire con la dovuta riverenza ed attenzione la propria storia poiché non può esistere futuro per chi non conosce il suo passato. E’, la mia, un’esortazione scritta di getto, dettata dai miei pensieri mentre son qui fra gli alti cipressi che adornano la campagna toscana o passeggio sul Lungarno mirando una barca che corre placida sulle sue acque falciate dolcemente dai remi dal ritmo cadenzato di un silenzioso navigare. Con ultima esortazione: ricordando a proposito le parole del Dalai Lama “Dona a chi ami ali per volare, radici per tornare e motivi per restare”.