Il Consiglio regionale della Basilicata ha approvato, oggi, a maggioranza, le sei proposte di referendum abrogativi presentate all’Assemblea dalla consigliera della Lega,Dina Sileo. Gli obiettivi sono l’eliminazione del meccanismo della raccolta firme per il magistrato che voglia candidarsi al Consiglio superiore, l’introduzione del meccanismo di responsabilità diretta del magistrato, l’allargamento della valutazione sulla professionalità dei magistrati ad altre categorie, la separazione delle carriere tra pm e giudice, la limitazione della custodia cautelare a casi di particolare gravità e l’abolizione del decreto Severino sull’incandidabilità per chi ha commesso una certa fattispecie di reati.
Il quesito riguardante le candidature al Csm (atto n.195) è stato approvato a maggioranza con 11 voti favorevoli di Lega, Fi, Iv e l’astensione di Quarto (Fdi). Attualmente un magistrato che voglia candidarsi al Consiglio superiore della magistratura deve raccogliere dalle 25 alle 50 firme. Il quesito referendario mira ad abrogare il vincolo delle firme, contenuto nella legge 195 del 1958, (Norme sulla costituzione e sul funzionamento del Consiglio superiore della magistratura), e permette a tutti i magistrati di candidarsi, senza dover sottostare al condizionamento delle correnti.
Il quesito attinente la responsabilità civile dei magistrati (atto n.194)è stato approvato a maggioranza con 11 voti favorevoli di Lega, Fi, Iv e l’astensione di Quarto (Fdi). L’obiettivo è di abrogare parti della legge 117 del 13 aprile 1988 (Risarcimento dei danni cagionati nell’esercizio delle funzioni giudiziarie e responsabilità civile dei magistrati) e successive modifiche. Si ridurrebbe,così, la specialità della disciplina della responsabilità dei magistrati, permettendo al cittadino leso nei propri diritti dalla condotta del magistrato di poterlo chiamare in giudizio direttamente.
Il quesito che prevede, nella valutazione professionale dei magistrati,di dare più spazio alla componente “non togata” (avvocati e professori universitari) (atto n.193), è stato approvato a maggioranza con 14 voti favorevoli di Lega, Fi, Iv e Fdi. Tale quesito interviene sul decreto legislativo numero 25 del 2006, che istituisce, secondo la legge 150 del 2005, il Consiglio direttivo della Corte di Cassazione e rinnova la disciplina dei Consigli giudiziari. Si tratta degli organi dove si valuta anche la professionalità dei magistrati. L’abrogazione consentirebbe, anche a tale componente, di esprimersi sulla qualità del lavoro dei magistrati, «superando il principio della giustizia solo interna alla magistratura».
Il quesito concernente la separazione delle carriere tra pm e giudici (atto n.192) è stato approvato a maggioranza con 14 voti favorevoli di Lega, Fi, Iv e Fdi. Si chiede l’abrogazione di parti di testi legislativi sulla materia rilevando come presupposto che nel corso della loro carriera i magistrati passano più volte dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa. Il quesito punta a stabilire che il magistrato, una volta scelta la funzione giudicante o requirente all’inizio della carriera, non possa più passare all’altra.
Il quesito relativo al carcere preventivo (atto n. 191) è stato approvato a maggioranza con 15 voti favorevoli di Lega, Fi, Fdi, Iv e Pl. L’obiettivo è di limitare la possibilità di ricorrere alla custodia cautelareprima dell’emanazione di una sentenza definitiva di condanna. Si chiede l’abrogazione di un articolo del testo del decreto del presidente della Repubblica numero 447 del 1988, (Approvazione del Codice di procedura penale), come risultante dalle modificazioni e integrazioni successivamente apportate. Delle tre circostanze per cui si ricorre alla custodia cautelare (inquinamento delle prove, pericolo di fuga e reiterazione del reato) il quesito interviene solo sulla terza.
Il quesito attinente l’incandidabilità dei condannati (atto n.190)è stato approvato a maggioranza con 15 voti favorevoli di Lega, Fi, Fdi, Iv e Pl.Il decreto legislativo 235 del 2012 (la cosiddetta legge Severino) prevede che in caso di condanna per alcune specifiche ipotesi di reato sia applicata automaticamente la sanzione accessoria dell’incandidabilità alla carica di parlamentare, consigliere e governatore regionale, sindaco e amministratore locale. Il quesito referendario che ne chiede l’abrogazione intende abolire l’automatismo per quanto riguarda i termini di incandidabilità, ineleggibilità e decadenza, lasciando al giudice la decisione, caso per caso, se comminare, oltre alla sanzione penale, anche la sanzione accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici e per quanto tempo.
Sono intervenuti nel dibattito i consiglieri Braia e Polese (Iv), Sileo (Lega), Perrino (M5s) e Acito (Fi).
Ago 04