Ciccio Cirigliano, rappresentante di Democrazia Ora! e componente dell’Assemblea Nazionale Sinistra Italiana in una nota commenta l’insurrezione dei centri sociali nel centro di Napoli con cui gli attivisti hanno manifestatato il proprio dissenso sulla presenza di Matteo Salvini a Napoli. Peccato che il dissenso è stato manifestato con atti violenti che vanno assolutamente condannati. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
C’è sempre uno iato tra partecipare a una manifestazione in cui vi sono anche degli scontri e il rivedere le immagini del corteo – colorato, sonoro, bello – e degli scontri seduti comodamente davanti a un monitor… se non altro perché non sei più costretto a fuggire dall’inseguimento a uomo o a coprirti gli occhi arrossati dal fumo dei lacrimogeni. E sabato pomeriggio, di lacrimogeni, a Napoli, ne sono stati sparati parecchi… tutti immancabilmente ad altezza uomo. Così come tanta è stata l’acqua degli idranti che provavano ad allontanare, ancora una volta, pezzi della città da aree e spazi di quella stessa città. Zone rosse, costruite intorno alla provocazione del razzista di turno… edificate con l’arroganza e il grigiore burocratico tipico di chi ha costruito la propria carriera politica sui manuali dello scelbismo… o dello spatarismo.
Spatarismo: da quel ministro – Spataro – dell’interno che, nel 1960, insieme alla presidenza Tambroni (nata, guarda caso, con il sostegno del Msi) imponeva un congresso fascista a Genova, città medaglia d’oro alla Resistenza. E di quel luglio molto è andato in scena in questi giorni a Napoli, quando Minniti Domenico (alias Marco), cresciuto tra manuali militari e spie poliziesche in un partito erede del Pci, ha utilizzato una legislazione speciale come quella sui rifiuti, per togliere alla città uno dei suoi luoghi simbolo e cederlo al capriccio provocatorio della reincarnazione in salsa ‘fasciorazzista’ di chi, fino a qualche anno fa, augurava al popolo napoletano una esplosione del Vesuvio. Provocazione nella provocazione. In parte… perché alla parte che manca – cantava De Andrè – si dedica sempre l’autorità.
Napoli è però città meticcia e mediterranea per antonomasia… Napoli è la città in cui sono arrivati e accolti da sempre popoli e migrazioni… interne ed esterne. Napoli è la città aperta da sempre: aperta al mondo senza protervia e senza cordoni di sicurezza. Quelli devono arrivare con i diktat e con i dispacci ministeriali, perché quello che non è provocazione è visione programmata. E i caroselli, gli inseguimenti a uomo sono un messaggio chiaro a una città e a un sindaco indomiti, che non si riesce a riportare nella normalità neoliberista che l’epoca in corsa propone e impone. Questo lo hanno capito i napoletani innanzitutto, che hanno deciso di riappropriarsi della loro città e dei suoi spazi per dire che Napoli non diventerà mai il laboratorio delle discriminazioni e delle guerre tra ultimi e penultimi… perché se laboratorio deve essere, questo vuole provare a connettere le drammaticità che attraversano la società… connetterle per farne una nuova unità contro quante e quanti ne vogliono disarticolare il tessuto solidaristico cresciuto sotto l’ombra di quel vulcano.
Ma, soprattutto, un laboratorio democratico incoraggiato da un sindaco che fuori dalle logiche consortili che attraversano da troppi anni la politica nazionale, decide di connettersi con quelle donne e quegli uomini… lo ha fatto riconoscendone l’autonomia propria di soggettività sociale, ribelle e continuamente offesa, scendendo dalla cattedra morale che assegna le modalità della determinazione. No, non assecondandone lo spirito violento di cui scrivono (e scriveranno) giornali prezzolati, pseudo intellettuali sempre comodamente schierati dalla parte della ragione e politici interessati – quelli che definiscono Salvini un razzista pericoloso quando siedono nei salotti buoni, per poi difenderne le agibilità quando queste tornano utili al populismo sistemico in cui si richiude l’assenza di qualsiasi orizzonte.
Nello scenario della ‘indifferenza al merito’ che caratterizza l’odierno quadro politico, abbiamo un popolo – quello napoletano e, con esso, quello mediterraneo e meticcio che resiste ai processi di omologazione neoliberista – che rimanda al mittente le missive e i dispacci e ricostruisce il suo senso… e abbiamo un sindaco che sarà portato presto in un tribunale. Solo che quel sindaco non avrà bisogno di costosi collegi di avvocati, perché ancora una volta la sua difesa sarà quella della legittimazione di un popolo che lo ha eletto, per ben due volte, sindaco della Città… contro tante e tantissimi. Una lezione per Salvini ma ancora più per quel Domenico Minniti alias Marco di cui si dovrebbero chiedere le dimissioni immediate.
Ciccio Cirigliano, Democrazia Ora! – Assemblea Nazionale Sinistra Italiana