Franco Coppola, Segretario Uil Matera e Giancarlo Vainieri del Centro studi sociali e del lavoro: “Dopo la Marcia della cultura serve una metodologia operativa per un modello di “industria culturale. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Nella recente “Marcia della cultura” i sindacati unitariamente hanno posto principalmente due temi: la sfida grande di Matera 2019 non sia vanificata, dispersa, sconfitta per sottovalutazioni o per un gioco di specchi ed apparenze ,anche recenti ,che proprio non fanno bene alla sostanza ‘speciale ‘del Progetto.; si realizzi il disegno di grande portata che sottende al dossier di Matera 2019, un disegno di avanzamento sociale, culturale e di creazione di nuova occupazione di lavoro e in particolare qualificato.
Su questi temi, il movimento sindacale e con esso quanti in autonomia vorranno contribuire, è bene che tengano aperta e vigile l’attenzione.
Perchè Matera capitale della cultura è una felice intuizione, una impareggiabile idea,un progetto speciale per il futuro dei nostri luoghi ,dei nostri abitanti.. nelle radici originali del passato , racchiuse in poche parole chiave: passione, cura, frugalità, ruralità, riuso, silenzio e lentezza.
Il Dossier candida la Basilicata e il Sud d’Italia come laboratori in cui sperimentare ed innovare temi e valori cruciali per affrontare le grandi sfide continentali: l’intelligenza collettiva potenziale risorsa per lo sviluppo, l’uso sostenibile e innovativo del patrimonio culturale, la riconnessione tra arte, scienza e tecnologia, il rapporto tra partecipazione, cultura e cittadinanza, tra le periferie ed il centro.
Dunque la cultura come driver di sviluppo. La sfida, sulla base della letteratura esistente e delle esperienze passate, consiste nel creare le condizioni di contesto perché l’appuntamento del 2019 possa catalizzare processi illuminati di rigenerazione economica e culturale di un territorio.
Sta tutta nel programma culturale del Dossier e nel programma di investimenti pubblici previsti la coerenza e la credibilità del processo di rilancio dello sviluppo di un territorio più ampio di quello urbano della città di Matera.
Il percorso verso il 2019 avrebbe dovuto già realizzare una grande capacità aggregativa delle varie istituzioni (imprese leader, imprese dell’indotto, istituzioni pubbliche, università, enti di ricerca, forze sindacali, associazioni di categoria). Il tutto in un rapporto di mutua collaborazione con le istituzioni sovralocali, per contribuire alla crescita di un territorio e potenziare la rete dei servizi offerti alle imprese nel settore delle infrastrutture materiali e immateriali, della logistica, della commercializzazione, dell’export e della formazione del capitale umano.
Del resto, proprio il settore culturale è uno dei comparti con più prospettive di crescita nel nostro Paese, come confermato dall’ultimo Rapporto Symbola-Unioncamere: il sistema produttivo culturale e creativo italiano rappresenta il 6% della ricchezza prodotta in Italia, nel 2016, pari a quasi 89,9 mld. Un comparto affidato a quasi 414mila imprese, le quali incidono per il 6,8% sul totale delle attività economiche del Paese.
Ovviamente, il successo di Matera 2019 è tanto maggiore, quanto più gli eventi proposti potenziano l’infrastruttura materiale e anche immateriale della città, producendo non solo reddito aggiuntivo, nuova occupazione, sviluppo locale, ma anche capitale sociale e umano.
Il rischio da evitare è quello di perseguire processi di mera cosmesi urbana, di mera “estetizzazione” dello scenario fisico-spaziale della città. In altri termini, il rischio è che dopo l’evento, gli unici impatti duraturi siano quelli economico-immobiliari, senza una ricaduta sulla vita della città, sulla vita dei suoi abitanti, sulla cultura urbana che riflette il modo di lavorare, agire, interagire.
Matera-Basilicata se si riesce ad invertire i processi involutivi può diventare learning city, coagulo e generatore di apprendimento, innovazione e nuova economia.
Le implicazioni fisico-spaziali di queste affermazioni investono sia le modalità d’uso della città e dei contenitori esistenti, sia la loro possibile trasformazione,in modo esemplificativo per i centri urbani regionali ed extra.
La nostra idea parte da alcuni interrogativi: Quali modalità di riutilizzo degli edifici in disuso, quale utilizzo dello spazio pubblico al fine di favorire lo sviluppo della creatività, quali le infrastrutture necessarie alla nuova economia, quali modalità di inclusione delle professioni culturali e della cittadinanza nei processi di rigenerazione.?
Pensare la cultura come strumento per la costruzione di luoghi e comunità sostenibili implica ragionare intorno a tre questioni principali: pensare il bene comune, incontrare il bene comune e agire per il bene comune,come un principio attivatore di processi di innovazione sociale.
Ora il punto: ci sono concretamente questi elementi di ‘invenzione’ di un modello di ‘industria culturale ‘nel lavoro quotidiano delle parti in campo per Matera 2019?
Ci sono le sinergie giuste, è in divenire questo modello?
Il problema , alle porte del 2019 è quello di raddrizzare il tiro e cercare di riportare a sintesi la congerie di interventi infrastrutturali in un unicum di sviluppo culturale .
Questo disegno è una sfida per tutti i soggetti che operano nel contesto locale. Il sindacato c’è perche si collabori a collegare ogni aspetto, ogni fase di questo grande progetto verso effetti generativi di nuove opportunità di lavoro.
Oltre gli eventi previsti con i soggetti e le rappresentanze imprenditoriali nazionali, pure di rilievo, interessa coltivare qui nella regione il “filo rosso”, la rete delle relazioni libere e costruttive tra istituzioni ed interessi collettivi organizzati del luogo, che hanno voce ,espressione e continuità e sono dentro i processi trasformativi.
In sintesi, cosa occorre?
Un tavolo di confronto è stato chiesto per avere ‘polso e memoria’ del tragitto che occorre fare per produrre la metamorfosi sociale e produttiva sottesa all’idea di sviluppo culturale legato a Matera –Basilicata 2019. Un nuovo progetto di sviluppo partecipato è stato in pochi punti sintetizzato. Tra gli obiettivi spicca il Distretto culturale ,il contratto di sito e di area. Ma spicca soprattutto la rivendicazione di un metodo, un modo di costruire i ‘nuovo’ con Matera 2019.
C’è bisogno di una metodologia operativa:
-Promuovere la condivisione partecipata con le parti sociali,le associazioni datoriali e culturali alle scelte programmate per un successo di lungo periodo,superando frammentazioni e la logica degli eventi.
-A cominciare dagli strumenti di pianificazione (il Piano strategico ed il Piano strutturale), eccessivamente accademici, non duttili, ‘leggeri’ e flessibili e partecipati in vario modo. Lo strumento è quello di un Comitato di coordinamento dei Piani e della loro realizzazione , co-deciso tra Amministrazione Comunale e regionale. Un Comitato di ‘governo sociale’ con l’intervento delle forze sociali e produttive, che presieda al lavoro di sinergia, messa a coerenza’ dei piani strategici urbano- territoriali .
C’è poi un problema: ’qualcuno’ deve pur rendicontare, tenere il monitoraggio della rete attuativa delle opere ed interventi. La cosa ha rilevanza sociale e sindacale oltre che tecnica. L’attesa è di consistenti effetti occupazionali sul complesso di interventi che ammontano a circa. 60 mln con un effetto di almeno di un migliaio di nuovi posti di lavoro.
Si può fare un’intesa ed un crono-programma condiviso e credibile su questi ed altri punti qualificanti per rafforzare Matera 2019?