Sono saliti a 38 i contagiati a Tricarico da coronavirus, di cui 26 pazienti, 6 infermieri e 2 medici della Fondazione Don Gnocchi e 4 cittadini. Di seguito la nota integrale inviata dai consiglieri comunali Melfi, Mangiamele, Di Dio e Dema, del gruppo Cristianamente Riprendiamo a Dialogare.
I consiglieri comunali Melfi, Mangiamele, Di Dio e Dema, del gruppo Cristianamente Riprendiamo a Dialogare, preoccupati per l’evolversi della situazione del contagio da Covid-19, si associano alla richiesta del sindaco e scrivono alle autorità competenti, vertici regionali e sanitari, per ottenere urgentemente la sanificazione delle strutture sanitarie e il tampone per tutti i cittadini, secondo il modello Vò Euganeo.
Sono trascorse 36 ore dalla dichiarazione di Tricarico “zona rossa”, siamo stati blindati in casa, il paese è stato chiuso, le forze dell’ordine presidiano i varchi principali, si respira un’aria di guerra e di cupa preoccupazione. Si aspetta di conoscere l’esito di 38 campioni consegnati al San Carlo nella giornata del 27 marzo e di altri 60 inviati ieri, ma ci si chiede anche perché le analisi procedono così a rilento: dei 49 tamponi del 27 marzo ci viene comunicato l’esito soltanto di 10, per giunta disastroso, perché 5 positivi. Se si avanza una previsione in base al trend le notizie che ci saranno fornite dalla “task Force”, se ci saranno fornite (!) potrebbero essere drammatiche. Tricarico è non un focolaio, ma una polveriera pronta ad esplodere, e non siamo catastrofisti, vorremmo tanto, invece, lanciare messaggi di speranza e di serenità e inviti ad essere uniti, ma tutto ciò in questo momento non è utile a proteggere la popolazione di Tricarico. Nel giro di poche ore ci troviamo con il primo ospedale COVID-19 della regione, senza che le strutture siano state preventivamente adibite ad esserlo, in termini di strumentazioni e di personale idoneo e preparato a gestire l’emergenza: anzi, continuano a mancare i DPI indispensabili per garantire un minimo di sicurezza agli operatori, ai pazienti, alla intera comunità tricaricese. Evidentemente questi presidi di protezione non sono mai stati forniti in maniera adeguata, a leggere quanto da più parti i lavoratori dichiarano: altrimenti forse non si sarebbe arrivati a questo punto gravissimo. Verrà il tempo di capire perché e per chi la situazione di Tricarico è esplosa in maniera così grave; si stigmatizzavano, giustamente, comportamenti superficiali di chi non aveva ben compreso il pericolo e continuava una vita sociale regolare, frequentando e affollando come nulla fosse i locali pubblici: e invece il mostro si insediava e si moltiplicava all’interno di quella che doveva essere la struttura più attenzionata e più protetta di tutto il comune di Tricarico. A questo punto è urgente, come richiesto dal sindaco, sottoporre la popolazione ad uno screening a tappeto: siamo zona rossa non solo per non esportare il virus e proteggere gli altri fuori dal comune. Pretendiamo di essere protetti anche noi, e non di essere abbandonati ad assistere passivamente e incolpevolmente al proliferare del coronavirus. Quindi ci associamo alla richiesta, agli organi competenti, di effettuare immediatamente, costi quel che costi, tamponi a tutti i cittadini imprigionati a Tricarico e, nel contempo, di procedere immediatamente alla santificazione sia della don Gnocchi che dell’ospedale. Altrimenti sarà la fine.