Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani e Membro del Consiglio generale del Partito Radicale: “Grazie a Giuseppe Moles, Gianni Pittella ed Enrico Sbriglia”. Di seguito la nota integrale.
Essere raggiunti in questo venerdì Santo dalle parole vere, sincere, appassionate, scritte da Giuseppe Moles, Gianni Pittella ed Enrico Sbriglia, non solo mi ha commosso ma mi ha dato l’energia che probabilmente, dopo 19 giorni di sciopero della fame, un po’ inizia a mancare. A loro va il mio grazie. Grazie per la condivisione e per quel che ci unisce. Sto provando ad alimentare una fame che è fame di democrazia, giustizia, diritti umani, verità. Per la Costituzione, per la vita del diritto e il diritto alla vita, per il diritto umano alla conoscenza. Lo sciopero della fame è uno strumento del Satyagraha, parola che come è noto significa “insistenza per la verità”. In questo momento difficile per il nostro Paese, e non solo per il nostro Paese, che vede addensarsi nubi minacciose all’orizzonte, occorre esser vigili e fare quel che si può e che si deve per difendere qualcosa che è prezioso quanto la vita stessa e che è vita. Se qualcosa ho compreso nei lunghi anni di lotta trascorsi al fianco di Marco Pannella, negli anni di militanza nel e con il Partito Radicale, è che è assolutamente vero che la strage di diritto, diritti, legalità ha per corollario, nella storia, la strage di popoli. Ecco, stiamo provando a difendere diritti e preziose conquiste, che non sono affatto definitivi. Lo facciamo mentre questa Europa si mostra una volta di più “Orban” e mentre veniamo raggiunti dalla notizia di 178 poliziotti penitenziari e 58 detenuti risultati positivi al Covid-19. Alimentiamo un dato di necessaria resistenza e resilienza, di lotta e di proposta nonviolenta.
Lo facciamo ricordando a noi stessi le parole di Don Luigi Sturzo che diceva: “Non c’è libertà dove c’è menzogna; perché la libertà è figlia della verità”.
Lo facciamo ricordando quel Gaetano Salvemini che diceva: “Mentre la verità si allaccia ai calzari, la menzogna fa dieci volte il giro del mondo”.
Lo facciamo pensando a giornalisti arrestati solo perché hanno provato ad onorare il diritto alla conoscenza e perché riteniamo che nel nostro Paese occorre interrompere “la flagranza di reato contro i diritti umani e la Costituzione”.
Lo facciamo per difenderla “la Costituzione più bella del mondo”, ad iniziare dagli articoli 27 e 32.
Lo facciamo per difendere il ruolo del Parlamento. Lo facciamo perché siamo contro ogni forma di totalitarismo e perché sappiamo, per dirla con Camus, che “il bacillo della Peste non muore né scompare mai”.
Qualche sera fa, rileggendo le lettere dal carcere di Ernesto Rossi mi sono imbattuto in una missiva che Rossi inviò il 17 novembre del 1931 dal reclusorio di Pallanza: “C’è la morale superiore degli stoici, i quali richiedevano che ogni atto fosse giustificato davanti alla propria coscienza, e c’è la morale adatta allo strozzino che, facendo i conti con il suo confessore, comprando e vendendo indulgenze e pagando qualche messa, è sicuro di mantenere in pareggio il bilancio”.
Occorrerebbe, credo, che alcuni di coloro che ambiscono a governare l’Italia, l’Europa e questo piccolo mondo, oggi accomunato dalla tragedia scatenata dal diffondersi di un virus, rinuncino alla morale dello strozzino e rivedano i loro bilanci.
A Giuseppe, a Gianni e ad Enrico, ai miei compagni, dico che terrò nella dovuta considerazione le loro parole e i loro appelli. Nelle prossime ore deciderò il da farsi. Intanto mi nutro con la ricchezza delle loro parole e, se mi è consentito, dei loro sentimenti.