“Il prossimo step mobiliterà tra i 2,7 e i 2,8 milioni di italiani”. È la decisione presa in queste ore dal governo, impegnato in videoconferenza con la task force guidata da Vittorio Colao. Sono lavoratori che si aggiungono a quelli che stanno lavorando durante il lockdown nelle fliere e nelle attività considerate essenziali per affrontare l’emergenza. La cifra di chi ritorna al lavoro in realtà è molto più ampia perché altri continueranno a svolgere smart working, con gli over 65 e altre fasce di lavoratori più in difficoltà che che resteranno protetti.
Il manager ha presentato al presidente del Consiglio un documento (cinque pagine corredato di slide) che mette in evidenza i requisiti necessari alla ripartenza del Paese. Tra i primi, la necessità immediata di un protocollo per i mezzi pubblici, considerato che il 15% dei lavoratori di manifattura e costruzioni li usano per andare al lavoro. C’è poi la necessità di aggiornare il protocollo di sicurezza firmato con i sindacati il 14 marzo. E c’è sopratutto la necessità di avere a disposizione i dispositivi di protezione individuale, che in questo momento valgono ben più di una app. Il commissario Domenico Arcuri ha comunicato che attualmente vengono consegnate 4 milioni di mascherine al giorno. Ne servono però 7 milioni.
“Chi ha tutto può partire subito, già dal 27 aprile”, è questa la proposta di Colao. Ma nella discussione tra i ministri si sta cercando di definire cosa significhi tutto: spazi, mascherine, turni adeguati al distanziamento, trasporti che evitano l’affollamento.
La discussione si è poi incagliata sul prezzo delle mascherine: deve essere calmierato? Serve un prezzo politico? Alcuni ministri ritengono sia necessario, ma questa sarebbe un’ulteriore complicazione.
L’importante appuntamento è stato annunciato dall ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli (Pd), a ‘Circo Massimo’ su Radio Capital. “Oggi il Governo fa “le valutazioni complessive” per decidere se la graduale riapertura delle attività partirà dal 4 maggio, spiegando che si tratterà di “una valutazione collegiale approfondita sia sulla base delle questioni sanitarie sia sulle modalità con le quali gli italiani hanno voglia di tornare al lavoro”.