Riportiamo di seguito il testo integrale della lettera aperta dei Giovani Democratici di Venosa inviata alla sindaca Marianna Iovanni.
Preso atto che, in seguito agli aggiornamenti di ieri del Presidente del Consiglio, a partire da lunedì 23 marzo, saranno chiuse sull’intero territorio nazionale tutte le attività produttive e gli esercizi commerciali non necessari;
Che è prevedibile che un nuovo flusso di lavoratori originari del sud possa riversarsi nella nostra zona, proponiamo:
Che ogni ingresso di Venosa, alla luce dell’ordinanza n. 10 del Presidente delle Regione Basilicata, sia presidiato dalle Forze dell’ordine al fine di censire chiunque vi faccia rientro;
Che a dette persone sia ordinata la quarantena fiduciaria, con l’obbligo di restare presso il proprio domicilio per un periodo non inferiore ai 14 giorni.
Speriamo che queste misure saranno di applicazione residuale, perché preferiamo confidare nella collaborazione dei cittadini, il cui buon senso dovrebbe suggerire di restare nelle proprie case e spostarsi solo in casi di cogente necessità.
Lo scopo di tali misure, rigorosamente temporanee e servilmente sottomesse al bene supremo della salute pubblica, è di bloccare il contagio, unica difesa della cui infallibilità siamo sicuri contro l’attacco di questo male di cui conosciamo soltanto il nome.
Cogliamo l’occasione, inoltre, per sollecitare un impiego molto più massiccio dei tamponi, grandi alleati nella lotta all’inibizione della trasmissione del virus, la quale, poichè si perpetua soprattutto attraverso pazienti asintomatici, sarebbe senz’altro interrotta dall’individuazione e dal conseguente isolamento di questi ultimi e di tutti i loro contatti più prossimi.
L’ auspico utopistico che ognuno faccia la sua parte, figlio della democrazia che tanto amiamo e difendiamo, non può sostituire una presa di posizione più ferma delle Autorità.
Così come non bisogna dimenticare che ancora oggi subiamo gli effetti dei comportamenti imprudenti di quelli che fino a due settimane fa consideravano il covid-19 una banale influenza.
Di tali effetti ci viene presentato il conto con 14 giorni circa di jet leg, pertanto la solidarietà esplosa dopo che l’hashtag #iorestoacasa è diventato virale (leggete pure una leggere ironia) non può certamente cancellare le incursioni che il virus nel frattempo aveva già messo a punto.
Non da ultimo, vorremmo ricordare che l’emergenza coronavirus (la cui urgenza fortunatamente non abbiamo ancora sperimentato con la prepotenza con cui si è manifestata in altre regioni italiane) non legittima per nessun motivo chi di competenza a trascurare pazienti già sufficientemente castigati da altre patologie.
Se, infatti, presupposto primo di questa emergenza sanitaria è che il diritto alla vita debba essere salvaguardato, sacrificando se del caso ad esso altri principi, si cadrebbe in contraddizione se si ammettesse che per far fronte alle cure degli ammalati del nuovo coronavirus si dismettessero quelle destinate ad altri infermi.